Domenica 9 Maggio 2010 - Libertà
Salmann: noi nel campo da gioco della vita
In San Sisto ieri la conferenza del grande teologo per il prologo di "Piacenza Teologia"
«Tu hai fondato la terra (salmo 102). Parole sulla creazione». Recita così il titolo della nuova edizione di Piacenza Teologia, organizzato dall'associazione "Piacenza Teologia La terza navigazione" in collaborazione con Comune, Provincia, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Centro Padane, Diocesi di Piacenza-Bobbio e altri sponsor e in programma dal 14 al 16 maggio in città.
E non è dunque un caso che il prologo alla manifestazione si sia aperto con un intervento intitolato La creazione come metafora aperta: guardare il mondo come simbolo ferito. Protagonista dell'incontro, svoltosi nella chiesa di San Sisto ieri pomeriggio, il teologo Elmar Salmann, volto noto ai piacentini per aver partecipato alle edizioni scorse della manifestazione dedicata alla teologia.
Salmann è partito dalla concezione stessa di creazione per delineare al folto pubblico l'idea di un mondo come metafora: e sono tante quelle con cui l'universo è stato connotato, dal mondo come testo fino ad arrivare al mondo come campo da gioco.
«Già la parola "creazione" è un'invenzione creativa» ha esordito il teologo, dopo la presentazione di don Luigi Bavagnoli, presidente dell'associazione "Piacenza Teologia La terza navigazione", «come è stato possibile che il mondo abbia guardato se stesso come "creazione"? Parlare di mondo come "creazione" significa che esso va interpretato: c'è qualcosa di enigmatico in ciò che esiste, qualcosa di friabile come lo sono tutte le cose che esistono nel mondo, l'amore, l'arte, la vita stessa. Usare la parola "creazione" vuole dire dunque che il mondo non si chiude da sé, c'è un risucchio verso l'abisso, è una cosa incontenibile». Da qui ecco l'espressione che ha dato il titolo alla serata, «il mondo come metafora» e, in quanto tale, «ancora tutto da scoprire» spiega il teologo, «dobbiamo inventare tante metafore per cogliere il mondo in quanto tale. Ma questo significa anche che esso è stigmatizzato da una profonda ferita e precarietà».
Sono tante le metafore che hanno segnato il mondo come creazione: Salmann ne analizza alcune. Innanzitutto il mondo «come testo che va decifrato»: «Potremmo dire che in questa metafora Dio appare come autore o garante del testo, dell'interdipendenza feconda fra di noi, del funzionamento della vita» spiega il teologo, «il mondo è una struttura attendibile che ci sorregge, c'è un ordine sullo sfondo di un caos».
«Si parla del mondo come allocuzione» continua Salmann, «la creazione si deve ad una voce, ad un messaggio, ad una allocuzione attraente. Noi siamo la parola divina rivoltaci, tutta la nostra vita è una domanda rivoltaci e noi dobbiamo imparare a chi rispondere. Dio è un poeta che pone domande a me e agli altri». Ed ecco ancora il mondo come teatro, in cui «Dio è autore di una partitura, ma siamo noi gli attori, gli spettatori, protagonisti ma anche vittime dello spettacolo», o come campo di gioco perché «in mezzo alla serietà e al caos della vita, noi ci ritagliamo piccoli campi di gioco. La metafora di vedere così la vita è stata ripresa da parecchi pensatori e dal Cristianesimo perché Dio stesso scende in campo. Il gioco di Dio è ricreare l'uomo, rispettare la sua libertà, metterlo di nuovo in gioco. Per questo ha inventato una regola secondo cui anche chi perde può vincere». Ed infine non manca la creazione come nascita «perché ognuno di noi è originale» o come giardino «che è connubio fra cielo e terra» o quale «riflettersi come un simbolo e metafora di Dio».
BETTY PARABOSCHI