Mercoledì 13 Ottobre 2004 - Libertà
L'incapacità di aprirsi e rinnovarsi
Il caso
Nonostante tutto amo molto la mia città. Dico nonostante perché in questo primo scorcio d'autunno, o coda d'estate, mi sembra stia riemergendo un'antica, incomprensibile vocazione autolesionista a vivere costantemente al di sotto delle proprie possibilità. Alcuni esempi, pur di natura e carattere diversi, mi sembrano emblematici. Il cavilloso clamore attorno a numero legale e surroga dei consiglieri comunali che sta mettendo in imbarazzo gli stessi che l'hanno alimentato, tanto appare distante dai reali interessi della città. La poco signorile resa dei conti con il candidato Presidente della Provincia, prima scelto a furor di popolo e poi abiurato dopo la sconfitta. L'iniziale chiusura rispetto al "mercato del Forte" che richiama il clima dell'immaginario assedio evocato da Buzzati nel suo deserto dei tartari.
Le resistenze alla creazione di un parco appenninico nel nostro territorio che fa il paio, scendendo in città, con le timidezze rispetto alle misure di limitazione del traffico (cosa aspettiamo ad esempio a ridare la dignità di Piazza allo svincolo automobilistico di S. Antonino?). Segnali di corto respiro, di incapacità di aprirsi, promuoversi e rinnovarsi che non ho ritrovato in altri luoghi in cui sono spesso per ragioni professionali. Ferrara capace di grande richiamo come città della bicicletta, custode attenta del proprio delicato equilibrio di borgo medievale e rinascimentale. Mantova che ha ambientato nella cornice delle sue fantastiche Piazze un evento di richiamo internazionale come il festival della letteratura. Cremona sempre in vetta alle classifiche sulla qualità della vita. Treviso che si segnala quasi ogni anno per mostre di pittura di valore europeo.
E' solo il famoso adagio dell'erba del vicino sempre più verde? Non voglio apparire troppo cupo o ingeneroso; non mancano infatti tentativi importanti di attivazione di risorse, ingegni, iniziative, che hanno nell'Università, nel mondo ecclesiale, culturale, del volontariato, dell'associazionismo positivi interpreti, ma nel complesso continuo a pensare che ci manchi qualcosa per uscire da una sostanziale condizione di marginalità e stagnazione, dove i propositi di marketing territoriale rischiano di limitarsi a velleitari slogan privi di sostanza. Il rinnovo dello Statuto e delle cariche della Fondazione di Piacenza e Vigevano potrebbero rappresentare un'occasione importante: perché infatti non pensare di destinare una parte delle risorse dell'Ente di via S. Eufemia, oltre che alle funzioni tradizionali, alla promozione di un evento annuale di forte impatto (in ambito culturale, ecologico, eno-gastronomico, scientifico…) ovvero di un progetto-simbolo di particolare carattere innovativo, capaci entrambi di imporre Piacenza all'attenzione nazionale? Penso insomma che cimentarsi con qualcosa di stra-ordinario non potrebbe farci che bene e costituire un volano per uno sviluppo originale, capace naturalmente di consolidare e valorizzare i punti di forza esistenti.
Giuseppe Magistrali