Martedì 11 Maggio 2010 - Libertà
Dal "Nicolini" al Ciampi e alla Facoltà di Agraria
Ai giudizi che ho espresso nel mio articolo pubblicato su Libertà del 4 marzo in merito a determinate affermazioni contenute in quello del prof. Aldo Lanati apparso sullo stesso quotidiano del 1° marzo circa gli interventi effettuati per la crescita del livello culturale della comunità piacentina dalle Amministrazioni Trabacchi e Pareti non mi ha fatto velo nel modo più assoluto la mia appartenenza ad un determinato partito politico. Appartenenza che secondo Lanati mi avrebbe spinto a minimizzare il valore delle iniziative e delle opere coraggiose e lungimiranti delle predette amministrazioni comunali. E ciò non è vero perché nella mia attività di recupero e di valorizzazione dei beni culturali piacentini ho sempre avuto eccellenti rapporti con tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute nel governo di Piacenza: con quelle di centrosinistra, di sinistra e di centrodestra. E nelle mie considerazioni non ho mancato di riconoscere e apprezzare i risultati alcuni dei quali veramente importanti conseguiti dalle ricordate amministrazioni in questo campo. Non solo ma tutte le volte che mi è capitato di tracciare la storia del restauro di Palazzo Farnese non ho mai mancato di ricordare le benemerenze del sindaco Pareti che dopo una visita (nel 1982), sollecitata dall'Ente Farnese, ai lavori che si stavano svolgendo nella Mole farnesiana ha fatto approvare dal consiglio comunale l'assegnazione all'Ente stesso della somma annua di 50 milioni di lire (v. pag. del libro Il museo ritrovato). È stata una decisione molto importante questa, non tanto per la consistenza della somma, ma perche segnò, un più accentuato coinvolgimento del Comune di Piacenza nell'impegno del riscatto del Palazzo farnesiano. Ed è strano che nei suoi articoli Lanati non ne faccia alcun cenno.
Detto questo ritengo opportuno ripetere che le mie prese di posizione negative o solo parzialmente positive sono state ispirate unicamente dall'esigenza di salvaguardare la verità dei fatti.
Non era possibile non reagire di fronte ad affermazioni con cui si voleva far credere che le scelte culturali fatte prima dell'avvento delle Amministrazioni Trabacchi e Pareti sono state "insipienti" o peggio ancora che sotto il profilo culturale c'erano stati un deserto, una "tabula rasa". E pertanto l'opera di tali mministrazioni in fatto di cultura è stata rivoluzionaria. Poiché anche nel secondo articolo si ripete di nuovo il ritornello del deserto e della "tabula rasa" ritengo opportuno ricordare alcuni tra i più importanti eventi che smentiscono il del tutto infondato giudizio di Lanati.
A questo proposito è opportuno richiamare l'attenzione in primo luogo sul tenace impegno delle amministrazioni locali piacentine e della Camera di Commercio (alle quali successivamente si è unita la Fondazione Piacenza-Vigevano) che hanno operato attraverso l'Episa, l'Ente con cui si è potuto ottenere, da parte dell'Università Cattolica, l'istituzione nella nostra città della Facoltà di Agraria (una delle migliori d'Italia). A questo proposito è opportuno ricordare l'efficace opera svolta dal sen. Alfredo Conti affinché per questa facoltà padre Gemelli scegliesse Piacenza e non Cremona. E così è stato avviato il cammino per realizzare con l'andar del tempo il tanto apprezzato polo universitario piacentino con le quattro facoltà della Cattolica alle quali più recentemente si sono aggiunte le due facoltà del Politecnico di Milano.
Sempre nel periodo della "tabula rasa" (o del deserto) c'è stato un rinnovamento amplissimo degli edifici scolastici della città e della provincia con i finanziamenti delle amministrazioni locali e quelli (la maggior parte) ottenuti dallo Stato (circa 2 miliardi nel ‘68). Piacenza ha potuto avere nuove scuole elementari e medie e i nuovi edifici per l'Istituto tecnico per geometri e, per l'Istituto tecnico per periti agrari, situati nel Campus della Besurica, per l'Istituto magistrale e per gli istituti professionali. Tutte realizzazioni che sicuramente hanno contribuito al miglioramento di quella insostituibile opera di istruzione e formazione culturale e professionale che svolgono le istituzioni scolastiche. La costruzione della nuova sede dell'Istituto magistrale ha reso disponibile per la biblioteca Passerini-Landi lo spazio da esso occupato nel Palazzo S. Pietro.
Altro evento di grande importanza è stato la statizzazione del Conservatorio musicale Nicolini che consentì a questa insigne fonte di cultura musicale di avere una sede, un'attrezzatura ed una dotazione di strumenti di elevata qualità, soprattutto per la generosità e la straordinaria competenza, del suo direttore, m° Giuseppe Zanaboni. Nella sua magnifica sala per i concerti hanno potuto svolgersi tante apprezzate manifestazioni musicali aperte anche alla cittadinanza.
Il buon livello del funzionamento del Conservatorio, sotto il profilo didattico, guidato dal m° Zanaboni ha determinato rapidamente il raddoppio della sua popolazione scolastica. Dai 300 allievi di quando il Conservatorio era comunale si è passati ai 600 allievi dopo la sua statizzazione, provenienti anche da province vicine. Ma Zanaboni non si è limitato ad essere un ottimo direttore del Conservatorio. Ha operato in modo egregio anche al suo esterno con una iniziativa di grande valore culturale. E precisamente con la fondazione nel ‘54 del Ciampi (Centro di incremento attività musicali piacentine), organizzando con un gruppo di musicisti di stimata professionalità ben 700 concerti; concorrendo in tal modo più di ogni altro organismo ad elevare la cultura musicale dei piacentini.
Un'altra istituzione che finalmente ha potuto funzionare è stato l'Archivio di Stato quando venne trasferito nel ‘75 dalla sede del tutto inadeguata di via Croce, in cui era pressoché impossibile consultare i documenti, al secondo piano di Palazzo Farnese ormai restaurato. In questa sede per i molto più ampi spazi disponibili, per la loro idoneità sotto il profilo funzionale e per la dotazione delle più aggiornate attrezzature di cui ha potuto disporre ottenute dal suo direttore, dottor Piero Castignoli, molto stimato per la sua elevata professionalità e per le sue doti di studioso era diventato uno dei migliori d'Italia. Si era veramente aperto alla cittadinanza ed in particolare agli studiosi lo scrigno delle memorie storiche della nostra città, e resa possibile la hizione di un ambiente adatto ed accogliente per la consultazione dei documenti.
Ho accennato ad alcuni eventi tra i più importanti che hanno contribuito a determinare la crescita culturale della comunità piacentina prima del periodo delle Amministrazioni di sinistra. Non ho parlato del riscatto di Palazzo Farnese perché lo farò molto brevemente più avanti. Dalla panoramica di questi interventi si può desumere facilmente che questo periodo non si può assolutamente definire un deserto, una "tabula rasa" sotto il profilo culturale. Si può riconoscere che le Amministrazioni Trabacchi e Pareti hanno avuto una maggiore attenzione programmatica per quanto concerne il recupero e la valorizzazione di determinati settori di beni culturali, dovuta anche alla necessità di far fionte a condizioni di grande pericoloso degrado di monumenti (i cavalli del Mochi) e a quella della sede dichiarata di precaria stabilità di un'importante istituzione culturale (la biblioteca Passerini-Landi). Oppure, perché in quel momento (e non prima) si sono verificate le condizioni per avere una sede di altre importanti istituzioni (i musei civici a Palazzo Farnese). Ed infine anche perché, come ha onestamente riconosciuto il sindaco Pareti, aumentarono le risorse finanziarie del Comune in virtù di nuove leggi sulla finanza locale.
Bisogna inoltre ricordare che per la crescita della cultura di una città non si deve solo considerare quanto viene fatto dalle amministrazioni comunali, ma anche da quanto viene attuato dall'azione svolta a tale scopo da Enti che autonomamente operano in questo settore.
Del resto i sindaci Trabacchi e Pareti nelle loro testimonianze raccolte nel già citato libro Il museo ritrovato correttamente non parlano mai di inversioni di tendenza, di deserti, di tabule rase e tanto meno di rivoluzione. Parlano di priorità programmatiche, di generosi sforzi di lungimirante impegno, di particolare attenzione per la salvaguardia e la valorizzazione del nostro patrimonio storico, artistico e monumentale, e per queste affermazioni non c'è nulla da obiettare.
Ed ora ritengo opportuno soffermarmi brevemente sull'attribuzione dei meriti per la realizzazione di determinati interventi. Uno dei risultati più importanti attribuiti da Lanati alla amministrazione Pareti è quello del sostanziale molto apprezzato miglioramento della sede della biblioteca sotto il profilo architettonico e funzionale. In realtà detta amministrazione sollecitata anche dalla preoccupazione per la precaria stabilità dei locali si è limitata a svolgere gli studi con un'apposita commissione per predisporre il progetto dei lavori da eseguire; progetto affidato al prof. Arrigo Rudi. Però all'elaborazione del progetto esecutivo ed all'esecuzione della prima parte dei lavori iniziati nel 1989, ha provveduto l'Amministrazione Tansini. Successivamente l'Amministrazione Vaciago-Anelli nel ‘98 li ha ripresi dopo un notevole periodo di sospensione, ed ha eseguito un importante lotto di lavori senza poterli concludere. I lavori ancora da eseguire sono stati riprogettati e continuati dalle Amministrazioni Guidotti e Reggi.
Quando si parla a proposito di questa insigne opera di ristrutturazione e di valorizzazione sotto il profilo architettonico e di sostanziali miglioramenti funzionali non si deve dimenticare l'importante contributo dato dal direttore della biblioteca dott. Carlo Emanuele Manfredi che con i suoi pochi collaboratori con la perizia e la pnidenza dovute ha effettuato la non facile operazione di trasferimento mediante bauli sigillati dei libri nelle sedi provvisorie in cui dovevano essere collocati per poter eseguire i lavori.
Il direttore, inoltre, nella sede in cui è stato trasferito il fondo dei libri moderni, in via della Neve, ha saputo realizzare rapidamente le condizioni che hanno consentito di aprirla al pubblico con una disponibiliti di 60 posti.
Per quanto riguarda i musei civici (o farnesiani) si è potuto avviare il loro allestimento (non recupero) quando l'Ente Farnese è riuscito a concludere il suo impegno per il riscatto del Palazzo vignolesco, recuperando un edificio monumentale da tutti giudicato di straordinaria importanza sia per il suo valore architettonico, sia come contenitore delle più importanti raccolte del nostro patrimonio storico ed artistico, sia come sede privilegiata di apprezzate manifestazioni e attività culturali (concerti, convegni, ecc.) e di mostre temporanee.
A quel momento e non prima si è potuto pensare all'allestimento dei musei. E questa utilizzazione del Palazzo fin dall'inizio è stata considerata dall'Ente Farnese uno degli scopi principali del suo restauro. E' stata questa visione strategica e molto coraggiosa degli interventi, effettuati, considerando il desolante punto di partenza; lo dimostra anche il fatto che molto prima del progetto di sistemazione dei musei redatto dalla Commissione Emiliani-Rudi è stato elaborato per conto dell'Ente quello dei professori Ferdinando Arisi e Armando Siboni, approvato dalla Soprintendenza competente e dal Consiglio superiore delle antichità e belle arti. Tra i due progetti non ci sono sostanziali differenze. L'unica differenza consiste nel costo: infatti quello dell'Ente Farnese non è costato nulla.
Per quanto riguarda la realizzazione dei musei famesiani (si tratta di cinque musei e non di un solo museo) come ho già ricordato nel mio precedente articolo, soltanto due sono stati allestiti con i fondi delle Amministrazioni Pareti e Tansini: quello dei Fasti famesiani e di alcune altre raccolte situato nel piano rialzato di cui sono stati rifatti gli intonaci delle sale non stuccate; e quello delle carrozze.
Degli altri tre, due sono stati allestiti con i fondi ottenuti dallo Stato dall'Ente Farnese (la Pinacoteca del ed il museo archeologico) mentre il museo del Risorgimento è stato organizzato dall'omonimo istituto di storia risorgimentale.
Infine a proposito delle otto mostre promosse dalla giunta Trabacchi e Pareti, tutte benemerite sarebbe interessante conoscerne il risultato. Sono però sicuro che nessuna di esse ha suscitato il grande interesse (40mila visitatori in un mese) ed ha avuto la vasta, molto positiva risonanza sulla stampa nazionale (quotidiana e periodica) come quella del Brescianino organizzata nel 1974 dall'Ente Farnese nel piano rialzato del Palazzo.
Ci sarebbero da precisare e ricordare alte cose in merito alle affermazioni di Lanati, ma mi sembra di aver potuto chiarire in modo sufficientemente esaustivo che la sua presentazione degli eventi relativi alla crescita della cultura dei piacentini per diversi aspetti non è obiettiva. E ciò avviene quando sull'impegno storiografico prevale quello agiografico, naturalmente a carattere laico.
ALBERTO SPIGAROLI