Mercoledì 12 Maggio 2010 - Libertà
I fratelli Bixio e il risorgimento
Massimo Nava ha presentato il libro "La gloria è il sole dei morti"
piacenza - Il risorgimento visto attraverso la vita di tre fratelli, in modi diversi coinvolti negli eventi del loro tempo. E' la lettura proposta dal giornalista Massimo Nava, editorialista e corrispondente da Parigi del Corriere della Sera, che nelle pagine de La gloria è il sole dei morti (Ponte alle Grazie editore) ripercorre le gesta di Nino, Alexandre e Joseph Bixio.
Un libro basato su documenti e fatti storici, pur concedendosi alcune licenze: «Credo che il romanzo - ha spiegato Nava all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, intervenuto all'incontro "Piacenza nel risorgimento. Da Nino Bixio ai Mille" - sia l'unica vera chiave oggi per riuscire ad accostare i giovani e il grande pubblico al risorgimento. Nelle vicende intrecciate dei tre fratelli Bixio emerge il problema modernissimo cui si trova di fronte ogni singolo individuo: sfidare il destino, sia che lo si faccia per un ideale, per conquistare un mare o per compiere una scoperta scientifica».
Il titolo del romanzo, citando Balzac, allude al fatto di mettersi in gioco nella speranza, o nell'illusione, di non essere dimenticati dopo la morte. «Quella di Alexandre è anche una storia di emigrazione». Giunto quindicenne Oltralpe, l'adolescente si dedica con profitto allo studio, laureandosi in medicina, ma appassionandosi quindi alla botanica, all'agricoltura, al giornalismo e alla politica. Deputato all'Assemblea nazionale, venne mandato come incaricato d'affari a Torino, capitale del Regno di Sardegna. Qui conobbe Cavour: «Alexandre si rivelerà un anello importante per il risorgimento. Nella sua casa parigina di rue Jacob si tennero incontri determinanti per la costruzione della trama diplomatica e finanziaria, indispensabile per negoziare i prestiti necessari al Piemonte per sostenere la guerra». Amico dello scrittore Alexandre Dumas, Alexandre Bixio ebbe anche un ruolo non trascurabile - ha evidenziato Nava - nel mobilitare l'opinione pubblica francese a favore della causa nazionale italiana.
Di Nino, marinaio e combattente nell'impresa dei Mille e nelle guerre d'indipendenza (con una parentesi politica, eletto nel 1865 deputato nel collegio di Castelsangiovanni e successivamente senatore), il romanzo cerca di offrire il ritratto a tutto tondo di un uomo sensibile al richiamo delle distese sterminate degli oceani, amante dell'avventura e non privo di contraddizioni. Finirà i suoi giorni nel 1873 ad Aceh, nell'Indonesia coloniale di cui tredici anni prima lo scrittore olandese Multatuli (dal latino "molto ho sopportato", eloquente pseudonimo scelto da Eduard Douwes Dekker, ex funzionario della provincia giavanese del Lebak) aveva denunciato la dura oppressione degli indigeni nel romanzo Max Havelaar (ora tradotto in italiano da Iperborea), dove tra le figure positive cui guardare veniva ricordato il patriota italiano Silvio Pellico. Bixio, che era stato un combattente per la libertà, si mise al servizio degli occupanti olandesi, come mercenario nella guerra contro il sultanato islamico di Aceh.
Il terzo fratello, Joseph, nonostante i sentimenti anticlericali dei familiari, vestì l'abito dei gesuiti, missionario presso gli indiani d'America e i cercatori d'oro della California, dove contribuì a fondare l'università cattolica di San Francisco.
All'iniziativa in Fondazione, coordinata dal giornalista Ippolito Negri, hanno partecipato il giornalista Sandro Pasquali, che sostituendo Cesare Zilocchi ha accennato ai garibaldini piacentini e a Nino Bixio, cui dal 1882 è intitolata la società canottieri, e l'insegnante Attilio Finetti, che ha parlato di come nei testi scolastici sia stato trattato il risorgimento dagli anni '50 del '900 ad adesso, passando dall'agiografia retorica alla smitizzazione, fino alle recenti posizioni pluraliste, «che però rischiano di cadere nello schematismo e di non approfondire le questioni fondamentali».
Anna Anselmi