Martedì 18 Maggio 2010 - Libertà
Domani in Fondazione un gruppo di studiosi, direttori e conservatori di museo da tutta Italia rifletterà in sua memoria sul futuro della Ricci Oddi
Domani sarà passato esattamente un anno da quando Stefano ci ha lasciati. Chi lo ha conosciuto e chi, come me, ha avuto il privilegio di poter lavorare con lui, sente oggi ancor più acutamente la sua mancanza nella vita culturale della città. Ci mancano la sua vivacità intellettuale, le sue molteplici curiosità, la mitezza e l'affabile tratto umano che lo caratterizzava, la capacità di dialogare, di coinvolgere e di porsi sempre in ascolto attento del proprio interlocutore. Naturalmente, è impossibile circoscrivere in un unico ricordo una personalità umana ed intellettuale come la sua: perciò domani ciascuno di noi ricorderà Stefano nel proprio intimo come vorrà.
Il Consiglio di amministrazione e il Presidente della Ricci Oddi, Vittorio Anelli, insieme alla Soprintendenza che io rappresento in città, con il convinto sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, hanno però pensato che era doveroso ricordare pubblicamente Fugazza e in particolare il suo rapporto con la Galleria che ha tanto amato e cui ha restituito nuova vita negli anni della sua direzione. Abbiamo pensato di farlo non in maniera retorica e celebrativa ma, come sarebbe piaciuto a lui, attraverso un dialogo a più voci per discutere sulle migliori strategie di gestione e cura delle collezioni museali, in particolare quelle d'arte moderna. Oggi si parla molto, specialmente a livello politico, sia nazionale sia locale, di "valorizzazione" del patrimonio artistico attraverso la comunicazione, le mostre, gli eventi... tutti aspetti certamente della massima importanza, perché è soltanto attraverso la presa di coscienza da parte della collettività del significato dei "beni culturali" che sarà possibile trasmetterli integri alle generazioni future. Ma forse oggi si insiste troppo poco che è soprattutto attraverso la "conoscenza" di quei beni che si è in grado di "valorizzarli" pienamente: tutte le attività "nascoste" che si svolgono dentro il museo, al di là dei clamori mediatici, come la ricerca, la catalogazione, il restauro, la didattica, la presentazione e l'allestimento stesso delle opere, oggi sempre più messe a rischio dal vistoso calo dei finanziamenti nel settore pubblico, sono in realtà l'indispensabile premessa per una corretta politica di "valorizzazione" di quei beni. Sono invece tutti temi intorno ai quali il grande pubblico, abbagliato da una comunicazione che punta ormai quasi esclusivamente sugli eventi effimeri, è oggi assai poco sensibilizzato.
Perciò domani, a parire dalle 9.30, nell'auditorium della Fondazione di via Sant'Eufemia, un gruppo scelto di studiosi, direttori e conservatori di museo, provenienti da tutta Italia, alcuni dei quali legati da stretti rapporti professionali (e anche di amicizia) con Fugazza, rifletterà su un tema che è stato al centro dei suoi interessi e della sua attività come direttore della Galleria Ricci Oddi: il complesso riallestimento della collezione in seguito ai lavori di restauro dello splendido edificio di Giulio Ulisse Arata, intrapresi tra la fine degli anni novanta e il 2001. Il tema del riordinamento delle collezioni non è, come potrebbe a prima vista apparire, un puro fatto meccanico (appendere i quadri alle pareti), ma comporta un'approfondita riflessione su quel complesso fenomeno che è la costituzione e la crescita di una raccolta d'arte, nel caso specifico quella legata alla figura di un mecenate e donatore d'eccezione quale fu Giuseppe Ricci Oddi. Nei diversi interventi si cercherà perciò di evidenziare, nell'ambito di un serrato confronto con esperienze analoghe condotte in importanti collezioni pubbliche d'arte moderna in Italia in tempi recenti (Trieste, Genova, Roma e Palermo), quale è stato il contributo di Stefano alla rilettura della figura di Ricci Oddi attraverso il riordinamento della sua raccolta. A Piacenza, infatti, io credo, il dibattito e le critiche a Fugazza dopo la presentazione del nuovo allestimento nel 2001 si sono concentrati in maniera troppo esclusiva sulla notevole rarefazione delle opere esposte in Galleria da lui operata rispetto ai precedenti allestimenti, senza cercare di comprendere a fondo qual era la logica culturale e museografica sottesa alle scelte del direttore nella presentazione della raccolta.
Dopo la mattinata dedicata agli allestimenti, nel pomeriggio si affronteranno una serie di problemi legati alla conservazione, alla catalogazione e alla ricerca nel museo, attraverso il racconto di significative esperienze condotte a Roma, Torino, Milano e Piacenza su diverse tipologie di materiali (dipinti, opere su carta, documenti d'archivio). Sarà così l'occasione per conoscere da vicino l'importante lavoro di riordino e "rilettura" dell'importantissimo archivio di Ricci Oddi che Stefano aveva affidato al giovane scrittore e critico piacentino Gabriele Dadati, che ci auguriamo conosca presto un esito a stampa. Ci sarà infine anche il tempo per un approfondimento sul tema della conservazione della pittura moderna. Essa, come non molti sanno, presenta infatti problematiche di tipo conservativo del tutto diverse rispetto a quelle dell'arte "antica", soprattutto a causa dei nuovi materiali impiegati a partire dall'Ottocento (tele industriali, colori in tubetto, colori acrilici...): su questo terreno la ricerca è stata intensa in questi anni, specialmente oltralpe, ed è naturalmente un aspetto che i conservatori di museo debbono valutare in maniera attenta quando si propongono di far intervenire un restauratore su un qualsiasi dipinto di quest'epoca.
Davide Gasparotto