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Martedì 12 Ottobre 2004 - Libertà

Vittorio Anelli: "E' già in preparazione il commento alle centinaia di lettere"

E' di questi giorni la pubblicazione del carteggio intercorso tra Pietro Giordani e i due fratelli Antonio Canova e Giovanni Battista Sartori. Le 239 lettere (204 quelle del piacentino e 35 quelle dei fratelli, per l'abitudine che Giordani aveva di non conservare le missive ricevute) coprono un arco temporale di oltre un trentennio nella prima metà dell'Ottocento ed escono in volume accompagnate dalle 85 incisioni canoviane che ora sono conservate presso la Galleria Ricci Oddi. La curatela del volume è dovuta ai due filologi Matteo Ceppi e Claudio Giambonini, l'introduzione si deve a Irene Botta e la collocazione editoriale è nell'importante Biblioteca storica piacentina diretta da Vittorio Anelli. Ne parliamo con quest'ultimo, chiedendogli della nascita del progetto. Risponde: "Si incontrano due storie diverse. Da una parte l'interesse di Ottavio Besomi, cattedratico di letteratura italiana al Politecnico di Zurigo, che per due lustri ha promosso uno studio seminariale dell'amplissimo epistolario giordaniano che tutt'ora non gode di una edizione moderna, dall'altra a Piacenza ci sono le molte incisioni di Canova che Giordani possedeva e che Ferdinando Arisi ha riscoperto in occasione del convegno del 1974. In questo senso Piacenza è città sia canoviana che giordaniana, basti ricordare i nomi di chi in passato ha studiato a fondo la figura e l'opera di Giordani: Stefano Fermi, Giovanni Forlini e Ranieri Schippisi. Tutti piacentini. Oggi la Biblioteca storica piacentina continua a dare respiro a questa tradizione". A questo punto è d'obbligo chiedere quali siano i prossimi progetti su questo stesso tema. La risposta è piuttosto concreta: "Il commento al Carteggio è in avanzata fase di preparazione. Perché la scelta di un volume di commento separato da quello che contiene il testo? Avremmo dovuto attendere un altro anno per pubblicare tutto insieme e invece in questo momento di rinnovati interessi neoclassici non si poteva negare agli studiosi uno strumento prezioso come questi testi. Dell'epistolario giordaniano, così esteso, non si può per il momento dare un'edizione completa. Appare preferibile concentrarsi sugli scambi più significativi, quelli con i grandi dell'Ottocento, soprattutto laddove si sia salvata qualche lettera di pugno dei destinatari. Giordani stesso era consapevole del valore delle sue lettere e in un passo dice che un giorno saranno preziose per la loro capacità di tratteggiare minutamente la quotidianità del suo tempo". Ci sentiamo di chiedere un'ultima cosa, di carattere più generale. Quale era il rapporto di Pietro Giordani con Piacenza, la sua città natale? "Tipicamente piacentino: amore e odio allo stesso tempo, e particolarmente sviluppati. La dice luogo d'esilio, ne critica la classe dirigente, ma si adopera per lei: ad esempio promuovendo la Società di lettura o combattendo contro i cattivi maestri perché a scuola insegnino ai ragazzi l'amore per la cultura. Ma i giudizi negativi nascono comunque dall'amore, perché dimostrano la voglia di una città diversa. Non aveva tutti i torti. In definitiva però era del tutto piacentino per la sua idea di battaglia culturale, e per questo merita che si nutra una certa tradizione di studi della sua opera". Concludendo la conversazione Vittorio Anelli aggiunge un dettaglio importante: per la prima volta un volume della Biblioteca storica piacentina riceve fondi non solo italiani (vale a dire quelli della Fondazione di Piacenza e Vigevano) ma anche stranieri: si è infatti attivato il Canton Ticino per favorire questa pubblicazione. La presentazione si terrà venerdì alle 17 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano con gli interventi di Vittorio Anelli, Roberto Tissoni dell'Università di Genova e Stefano Fugazza, direttore della Ricci Oddi. Sempre dell'epistolario e delle incisioni parlerà, domenica alle 10.30 alla Galleria Ricci Oddi, Davide Gasparotto della Soprintendenza al patrimonio storico-artistico di Parma e Piacenza.

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