Giovedì 20 Maggio 2010 - Libertà
«Dal rapporto con gli artisti all'allestimento»
Dadati ha illustrato il contenuto del riordino delle carte di Giuseppe Ricci Oddi
piacenza - Tra le iniziative promosse da Stefano Fugazza c'è stato anche il riordino delle carte di Giuseppe Ricci Oddi, cui si deve nel 1931 la fondazione del museo di via San Siro. L'incarico di catalogare il materiale (oltre 300 pezzi, tra lettere, telegrammi, bollettini di consegna, fotografie) era stato affidato a Gabriele Dadati, che ieri al convegno ha dato conto del lavoro svolto, del quale da più parti è stata auspicata la pubblicazione, a stampa oppure online, per divulgare i risultati conseguiti. «In questa documentazione - spiega Dadati - ritroviamo testimonianze sul rapporto tra Ricci Oddi e gli artisti, sull'ingresso delle opere nella collezione e sui criteri di allestimento del museo». Lo stesso architetto Giulio Ulisse Arata si confrontava spesso con il collezionista: «Ricci Oddi diede indicazioni precise su come voleva che fosse realizzato il suo museo. Arata recepì queste intenzioni».
Certi acquisti vennero portati a termine grazie alla determinazione del collezionista. Dadati cita l'esempio di Giovanni Fattori. «Alla fine Ricci Oddi riuscì a ottenere che anche il grande artista toscano fosse rappresentato nella sua raccolta, ma per coronare questo sogno dovette attendere a lungo. Ricci Oddi comunque non comprava mai a qualsiasi costo, ma cercava una coerenza tra l'opera e la sua sostenibilità economica». Il fondo analizzato da Dadati conferma la predilezione del collezionista per Antonio Fontanesi: «Il mittente più ricorrente nelle corrispondenza è Marco Calderini, allievo di Fontanesi e autore della prima biografia del pittore. Calderini forniva consigli a Ricci Oddi, davanti a una produzione già cospicua di falsi».
Nel corso della giornata di studi è stato evidenziato come la Ricci Oddi sia proprio il frutto del gusto e delle scelte del suo creatore, contrariamente ad altre realtà, come il museo Revoltella di Trieste, di cui ha parlato la direttrice Maria Masau Dan. L'imprenditore di origine veneziana Pasquale Revoltella, che considerava l'arte un mezzo di promozione sociale, provvide infatti a lasciare all'istituzione soprattutto una bella casa e una congrua quantità di denaro: ai triestini il compito di progettare il museo che volevano. Virginia Bertone ha illustrato come si è arrivati alla catalogazione del patrimonio grafico della galleria d'arte moderna (Gam) di Torino: un fondo enorme di 39mila pezzi, che comprende disegni di Antonio Fontanesi, l'artista tanto caro a Ricci Oddi. Maria Fratelli ha posto all'attenzione quanto portato avanti dalla Gam di Milano per la valorizzazione dei depositi, mentre il restauratore Matteo Rossi Doria ha indicato le problematiche di conservazione dell'arte moderna.
an. ans.