Venerdì 21 Maggio 2010 - Libertà
Palazzo Farnese non ancora "nostro"
Beni culturali esclusi dalla fase uno
Per il Comune affitto da 75mila euro, l'Ente farnesiano ne versa 20mila per il solo cortile
«Ben vengano palazzo Farnese e Bastione Borghetto». Alberto Spigaroli, presidente dell'Ente per il restauro di palazzo Farnese e delle Mura Farnesiane, ha una reazione istintiva improntata alla positività di fronte ai possibili (futuri) effetti di un passaggio pieno del nostro "gioiello" artistico ed architettonico nelle disponibilità del Comune di Piacenza. Oggi è bene demaniale.
Certo, a quanto si sa, i beni culturali avranno una corsia tutta loro, non sono vendibili o alienabili in alcun modo, ci mancherebbe. E di fatti è previsto uno specifico accordo di valorizzazione con il ministero competente.
Ma è lecito supporre che se la titolarità sarà posta in capo - prima o poi - all'ente pubblico non occorrerà più pagare affitti al demanio. Magari ci saranno altre spese dirette da affrontare.
Oggi la situazione è perlomeno bizzarra. Il Comune ha un diritto di occupazione diretta del palazzo, la grande mole vignolesca dove sono custodite le raccolte d'arte (diritto scaduto però nell'aprile dello scorso anno). E paga 75mila euro all'anno salvo conguaglio e impegni legati alla manutenzione. Tutto il corpo della cittadella viscontea e l'area a sinistra dell'ingresso principale di fatto è occupata senza specifici accordi, c'è solo un via-libera da parte della soprintendenza che forse ne ha riferito al demanio. E ciò vale per i locali dove si trovano le raccolte archeologiche, per lo spazio mostre e persino per gli uffici dell'assessore alla cultura che sono qui senza una precisa cornice contrattuale di concessione d'uso.
Persino il cortile farnesiano è soggetto ad affitto - osserva il senatore Spigaroli - ed è proprio l'ente farnesiano a corrisponderlo: 20mila euro all'anno per un uso che non va oltre l'estate, con i suoi avvenimenti spettacolar-culturali.
Ma in prospettiva non si rischia di aver meno fondi per tenere al meglio il palazzo? Spigaroli è però abbastanza ottimista sul punto, ricorda che anche per le chiese, che non sono beni di proprietà statale, esiste una linea apposita di fondi. E poi oggi il Farnese è ben manutenuto, servono solo lavori al tetto che verranno sostenuti con capitolo di spesa di 140 mila euro, mentre per la manutenzione delle mura è attiva la stessa Fondazione che sostiene con risorse significative.
L'assessore Paolo Dosi (Cultura) è cauto nel commento. «Teoricamente sarebbe positivo un passaggio futuro, ma cerchiamo di saperne di più, non mi pare così automatico». Nel caso, il governo potrebbe da subito decidere di ridurre trasferimenti per spese di gestione di questi edifici in concessione. Insomma, si tratta di verificare quali saranno i passaggi burocratici.
«Per ora posso solo dire che sarebbe positivo avere meno vincoli sul palazzo, ma sapendo cosa comporta per il Comune».
Un particolare importante per comporre il mosaico arriva da Antonella Gigli, direttrice dei musei farnesiani, che da tempo ha predisposto una proposta di concessione unitaria per tutto il complesso: oltre al palazzo anche l'area viscontea, il cortile, l'ala dove ci sono gli uffici museali e dell'assessorato. Non ha senso un eccessivo e anti-economico frazionamento, ma questo tema a quanto pare è ancora oggetto di discussione in sede demaniale.
In quanto alla cura del bene, oggi il Comune provvede già alla manutenzione ordinaria, mentre quella straordinaria è foraggiata con interventi statali. Gigli fa notare che sono davvero necessari i lavori al tetto, già parzialmente finanziati con l'intervento che partirà a giugno. In effetti il tetto va sistemato per l'80 per cento, osserva la direttrice. In passato si è scelta la linea di intervenire sulle facciate, oggi si deve agire su elementi fondamentali per la struttura di un palazzo che ha bisogno di continue attenzioni.
p. s.