Sabato 22 Maggio 2010 - Libertà
La Resistenza: racconto per immagini
Il racconto per immagini di Piacenza durante la seconda guerra mondiale, che nel 2006 aveva visto l'uscita del primo volume, L'obiettivo del regime, a cura di Fabrizio Achilli, è arrivato adesso alla pubblicazione del secondo titolo, Gli occhi della libertà, dedicato alle fotografie sulla Resistenza, negli anni dunque tra il 1943 e il 1945. Il libro, edito dalla Tipolito Farnese nella collana "Piacenza. Le immagini della storia", verrà presentato martedì 25 maggio alle 17.30 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia 12.
L'idea di rendere disponibile al pubblico un patrimonio fotografico così interessante si deve a Maurizio Cavalloni, promotore del Museo per la fotografia e la comunicazione visiva di Piacenza, nel quale sono confluiti gli archivi di Gianni Croce, dei fratelli Manzotti e di altri fotografi professionisti e non, autentica miniera per la documentazione di tanti aspetti di un secolo di storia. All'autore del libro, Fabrizio Achilli, presidente dell'Istituto storico della Resistenza (Isrec), si deve l'impostazione per temi che consente di ripercorrere, sul filo delle immagini, gli ultimi due anni di guerra, osservati attraverso "gli occhi della libertà", concentrando dunque l'attenzione sulle formazioni partigiane.
«Questo volume non si propone di ricostruire la storia della Resistenza in senso completo, ma di mostrare come i partigiani rappresentavano se stessi e come venivano rappresentati dalle forze opposte, Rsi ed esercito tedesco», precisa Achilli. Il capitolo introduttivo e quello conclusivo seguono un criterio cronologico, per chiarire le coordinate temporali degli eventi cui si fa riferimento; le restanti pagine sono organizzate sulla scorta di argomenti chiave, tra cui l'identità partigiana, caratterizzata - evidenzia Achilli - da aspetti come la giovinezza, le armi in pugno per indicare il fatto di essere combattenti, il senso di appartenenza al gruppo. Viene poi messo in luce il ruolo delle donne, dei medici e dei preti, a favore dei ribelli. Grande importanza assumono inoltre i luoghi: «Spesso si tratta della montagna. In generale il legame con il territorio era comunque fondamentale». Elementi che si trovano concentrati in quella che Achilli definisce «l'icona della Resistenza piacentina», la fotografia del comandante Emilio Canzi: «Si può notare la figura statuaria, la presenza dell'arma, la divisa non divisa di un esercito che pure nella rappresentazione di sé dimostra l'aspirazione alla libertà. Il paesaggio montuoso ci riporta alla chiesetta di Peli, uno dei luoghi simbolo della Resistenza piacentina». Non a caso questa fotografia ha ispirato il monumento al comandante Canzi che sorge nei pressi della canonica di don Giovanni Bruschi, dove si ritrovavano i primi nuclei di antifascisti rifugiatisi sull'Appennino. L'indagine compiuta da Achilli prosegue analizzando i riti e le rappresentazioni della morte, le resistenze invisibili (nella vita quotidiana della popolazione sotto i bombardamenti e l'occupazione tedesca; nella scelta dei renitenti alla leva; nel dramma degli internati militari e dei deportati per motivi razziali o politici); la prospettiva con cui il fascismo raffigurava la Resistenza e infine la Liberazione, con le scene di tripudio e di festa.
Anna Anselmi