Lunedì 3 Maggio 2010 - Libertà
La scrittura epigrafica: esempi nel Piacentino
Nelle iscrizioni funerarie il patrimonio più ricco
piacenza - L'archeologa dei musei civici di palazzo Farnese Annamaria Carini le ha chiamate "parole per sempre". Una definizione decisamente azzeccata per identificare quel numeroso apparato di messaggi epigrafici giunti fino a noi e presenti anche nel Piacentino, in città nella zona fuori le mura e in provincia a Travo e soprattutto a Veleia: «Sono circa trecentomila le epigrafi latine giunte fino a noi e rappresentano solo un 2 o 3 per cento del materiale scrittorio presente nel mondo romano», ha esordito Carini durante l'incontro svoltosi al liceo "Gioia" nell'ambito delle manifestazioni per il 150° anniversario della fondazione della scuola.
La conferenza, che si inserisce nel calendario di appuntamenti dedicati alla nascita e alla storia dell'arte della scrittura, si è intitolata "Parole per sempre. Esempi di scrittura epigrafica latina da Piacenza e Veleia": e proprio a queste "parole per sempre" l'archeologa piacentina, insieme alle sue collaboratrici Ilaria Maestri e Mariarosa Lommi, ha guardato per illustrare un mondo, quello classico, che spesso è stato definito "mondo dell'epigrafia".
«Nella società romana l'alfabetizzazione era una caratteristica delle elite - ha evidenziato Carini - e riguardava il 15-20 per cento degli uomini e meno del 10 per cento delle donne. Esistevano però forme di semialfabettizzazione: parte della popolazione riconosceva le lettere maiuscole, ossia le capitali che si trovavano sulle iscrizioni». Ecco allora spiegata, almeno in parte, la diffusione di un'abitudine, quella delle epigrafi, che presenta alcuni caratteri distintivi: «Pensiamo alla concisione delle iscrizioni, che risultano inscindibili rispetto al supporto - ha spiegato Carini -, ma anche alle formule e alle abbreviazioni che si possono rintracciare: troviamo lettere montanti, nane o speciali come la "C" rovesciata che indicava la "mulier", la donna. Sono presenti anche nessi fra lettere, segni di interpunzione di valore esornativo, sopralineature e barre a metà lettera, oltre a numerali. Lo studio della scrittura inoltre è uno dei criteri esterni di datazione delle epigrafi, insieme all'archeologia».
Spazio poi alle tipologie di epigrafi: «Quelle funerarie rappresentano senza dubbio il patrimonio più ricco», ha spiegato l'archeologa Maestri. «Anche a Piacenza sono state rinvenute alcune iscrizioni in via Taverna, via Alberoni, via Roma e piazza Sant'Antonino». Anche i luoghi di ritrovamento hanno del resto una loro importanza: nella società romana i morti venivano infatti seppelliti al di fuori delle mura cittadine, ma su strade ad alta percorrenza per sottrarne il ricordo, e anche le stesse tombe, alla "damnatio memoriae".
Provengono invece dal comune di Travo le iscrizioni dedicate a Minerva Medica che rappresentano un chiaro esempio delle epigrafi sacre, «che potevano essere realizzate prima o dopo aver ricevuto la grazia», ha spiegato l'archeologa Lommi, la quale ha anche evidenziato la presenza di epigrafi onorarie, giuridiche, dedicate alle opere pubbliche o presenti su lanterne e anfore.
Betty Paraboschi