Lunedì 3 Maggio 2010 - Libertà
In un volume i beni della diocesi
"Le frontiere della catalogazione" presentato in Fondazione
Sono 61.500 le schede dei beni ecclesiastici della diocesi fin qui completate, per un totale di 226 parrocchie. «Contiamo di chiudere l'inventariazione entro dicembre o al massimo nel gennaio del prossimo anno con un totale di 75mila - 80mila schede», ha annunciato don Giuseppe Lusignani, direttore dell'ufficio diocesano beni culturali, intervenuto all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano alla presentazione del volume Le frontiere della catalogazione (Tipleco) che dà conto delle linee guida del progetto avviato nel 1998 e di alcuni risultati fin qui raggiunti nel campo storico-artistico proprio grazie a queste indagini.
All'incontro, organizzato dalla diocesi con l'associazione Amici beni culturali, hanno partecipato anche monsignor Domenico Ponzini (predecessore di don Lusignani), Davide Gasparotto (Soprintendenza per i beni storico-artistici di Parma e Piacenza), Daniela Costa e Susanna Pighi, che si stanno occupando direttamente della catalogazione, svolta in collaborazione con la Soprintendenza e la Cei (Conferenza episcopale italiana), con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della Fondazione Cariparma.
Con monsignor Ponzini, oggi direttore emerito dell'ufficio beni culturali della diocesi, si sono ripercorsi i primi passi di un organismo voluto nel 1985 dall'allora vescovo monsignor Antonio Mazza e dal suo vicario generale, monsignor Carlo Poggi. Solo successivamente, nel 1992, la Cei ha stabilito che ogni diocesi dovesse obbligatoriamente dotarsi di un ufficio beni culturali.
Nel volume, don Lusignani affronta il tema dell'importanza della tutela e della conservazione di manufatti che spesso costituiscono non solo opere di intrinseco valore artistico, ma altrettanto preziose testimonianze della vita di fede di una comunità, della quale aiutano a ricostruire l'evoluzione, i cambiamenti anche a livello di usi liturgici. Le "carte d'identità" fin qui compilate hanno intanto consentito - ha evidenziato don Lusignani - di precisare alcune committenze e attribuzioni. E' il caso per esempio del sontuoso paramento analizzato da Alessandra Civai nel capitolo su questa tipologia di corredi liturgici. In origine quel paramento comprendeva una pianeta, due tunicelle e ventotto piviali, di cui sopravvivono adesso solo una pianeta e sedici piviali (di solito utilizzati per la festa della Madonna del Popolo), da ricondurre al "pianetaro" piacentino Pietro Bolzoni che li realizzò nel 1740, come attestato dalla scritta apposta sul cartone di sostegno inserito all'interno della borsa corporale. L'incarico era arrivato dal canonico Antonio Costa, collezionista di epigrafi e antichità, noto per aver scoperto la Tabula alimentaria di Veleia.
Il volume, dall'apparato fotografico a colori, si sofferma quindi sulla famiglia Del Maino (nel capitolo relativo, Gasparotto ascrive a Giovanni Angelo la statua di Sant'Antonio abate della Collegiata di Castelsangiovanni e la Madonna col Bambino della chiesa di Pievetta), sugli scultori Giovanni Sceti e Jan Geernaert, sui metalli a uso liturgico (con Pighi che conferma all'argentiere pontificio Angelo Spinazzi la paternità di un calice della Cattedrale, decorato con testine di angeli e i simboli della Passione).
Anna Anselmi