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Domenica 4 Aprile 2010 - Libertà

Lo storico dell'arte Ledda: «Sardegna, terra di passaggio dove il Romanico si sviluppò»

Nell'interessante conferenza in Fondazione

piacenza - Insuperata espressione artistica ed architettonica nell'Europa dell'XI-XII secolo, il Romanico in Italia è legato soprattutto alla Lombardia, tutt'al più al nord Italia. Ma non dimentichiamo che molte altre regioni italiane recepirono quell'aspro spirito come accadde in Sardegna dove il Romanico caratterizzò un'epoca. E Francesco Ledda, storico dell'arte, nella conferenza "Il Romanico in Sardegna" - all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, patrocinata da Comune e Provincia di Piacenza, dalla stessa Fondazione, dall'associazione "Gremio sardo Efisio Tola" e dalla Regione autonoma Sardegna - ha ricostruito quella gloriosa epopea di temerari costruttori che mediarono sensibilità continentale e peculiarità locali. Anzi, in quell'assolata terra di passaggio, il possente Romanico per la prima volta nella plurisecolare storia isolana divenne linguaggio unitario sia tipologico che religioso. In Sardegna «dopo la lunga notte bizantina per la lontananza dalla capitale (Bisanzio), si formarono 4 regni autonomi, i Giudicati» mentre «Roma già nel 1064 invitava i Giudici Santi a cambiare verso il cristianesimo e nel 1065 vi si insediarono i monaci di Montecassino».
Nella prima parte lo studioso ha illustrato importanti chiese romaniche fra cui Sant'Elia di Montesanto, Santa Maria di Bubalis, San Saturnino di Cagliari, San Giovanni in Simis, Santa Maria del Regno in Logudoro e «la prima realtà monumentale, San Gavino di Porto Torres, una delle tre chiese più vaste in Italia con absidi contrapposte e schema ottoniano».
Queste chiese vennero in gran parte edificate con pietre «poiché la Sardegna detiene la più vasta varietà geolitologica italiana per la presenza di basalto, trachite scura, granito…». Ma l'aspetto più suggestivo «è cogliere queste chiese nel loro contesto originario» ed ecco che, nella seconda parte, Ledda ha analizzato altri illustri monumenti che «testimoniano un passaggio verso costruzioni più articolate, grandi contenitori con imponente apparato iconografico». Tra questi ricordiamo la Basilica di Saccargia, San Pancrazio di Nursi sulle vie di pellegrinaggio e forse legato ai Templari, San Platonio di Villaspeciosa, San Nicola di Ottone dalle sontuose decorazioni in ceramica in cui ritroviamo criteri costruttivi cistercensi ed ancora Santa Maria di Paulis o la francescana Santa Maria di Betlem.
Con Ledda riscoperta dunque di un patrimonio poco conosciuto ma non minore anzi in grado di ribadire vitalità e forza del romanico anche in Sardegna, spesso in contatto con esperti "mastros pisani" o toscani.

fa. bia.

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