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Venerdì 12 Marzo 2010 - Libertà

Il fondo di solidarietà contro la crisi

dalla prima pagina

Senza nessun distinguo rispetto alla capacità innovativa o alla qualità della produzione. E' unico anche l'impatto sulla tenuta delle famiglie, che improvvisamente perdono lavoro e fonti di reddito, costringendole a limitare i consumi, a contenere le spese inutili, a rivedere i propri programmi. E il momento più difficile è adesso, quando tutti gli strumenti di tutela del reddito (cassa integrazione) stanno per terminare. Ma fortunatamente è stata straordinaria anche la risposta dei piacentini. Oltre agli interventi pubblici, da metà dell'anno scorso sono stati raccolti dalla Diocesi di Piacenza quasi 400 mila euro. Tutti si sono attivati: le parrocchie, le imprese, i sindacati, persone singole, associazioni, amministratori pubblici, alcune banche locali, la Fondazione di Piacenza. Da luglio 2009 i fondi raccolti hanno erogato oltre 560 mila euro in forma di microprestiti a 220 famiglie. Una scelta innovativa, per essere solidali ma nello stesso tempo non aumentare la dipendenza, per responsabilizzare anche il beneficiario dell'aiuto. Una scelta che ha permesso di "moltiplicare" le somme a disposizione, grazie ai meccanismi del credito bancario. E questo meccanismo ci ricorda un po' la moltiplicazione dei pani e dei pesci del Vangelo o la moltiplicazione biblica della focaccia che Elia chiese alla vedova della città di Sarepta. Quando la vedova rispose ad Elia: "Ho solo un pugno di farina nella giara e un po' di olio nell`orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo", il profeta Elia le disse di non temere perché "la farina della giara non si esaurirà e l`orcio dell`olio non si svuoterà ". E così fu. "Mangiarono Elia, la vedova e il figlio di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l`orcio dell`olio non diminuì" (capitolo 17, 1° Libro dei Re).
Ebbene vorremmo che anche per il Fondo di solidarietà avvenga questo strano fenomeno. Che si moltiplichi, che riesca a soddisfare le richieste che purtroppo crescono di giorno in giorno. Una possibilità concreta. Tra i lavoratori che hanno dato il loro contributo non ci sono ancora i dipendenti pubblici, che sono tra i più protetti in questo momento di crisi. Perché non prevedere allora una raccolta tra queste categorie? Almeno tra i dipendenti degli enti locali, visto che per gli statali la colletta sembra inattuabile? Ma in generale quello che ci può forse servire è l'atteggiamento di fiducia e di speranza che la vedova di Sarepta ha avuto, pur non disponendo quasi di nulla da mangiare per sé ed il proprio figlio. Sì, lo so, è un pensiero velleitario. Facile da scrivere o da pensare, ma difficile da realizzare.

Paolo Rizzi

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