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Venerdì 12 Marzo 2010 - Libertà

«Riqualificazioni per dare fiato all'edilizia in crisi»

Commissione, condivisa dai costruttori la volontà di limitare il cemento. Social housing tra luci e ombre

Da un boom euforico a una crisi gravissima. E' una mazzata quella che la negativa congiuntura economica internazionale ha assestato al mercato dell'edilizia, in Italia come nel resto del mondo. E così a Piacenza, come attestato i dati - calo del 10% dal 2008 al 2009, -15% nelle assunzioni, contrazione del 7,5% sui salari, appalti pubblici scesi del 25% a livello provinciale e del 20% comunale, crescita zero delle imprese (per la prima volta), volume di lavoro stimato in riduzione del 25% nel 2010 - che ieri in commissione consiliare 4 hanno riportato Fabrizio Floriani, presidente provinciale Flai (Federazione degli agenti immobiliari), e Paolo Garetti presidente provinciale Ance (i costruttori associati a Confindustria). Un'audizione per riflettere su un settore su cui tradizionalmente poggia un bel pezzo dell'economia del territorio, soprattutto ragionando sulle prospettive.
Riconosciuto unanimemente al Comune l'impegno a mantenere il più possibile alta l'asticella degli appalti pubblici («Sotto questo aspetto siamo quelli messi meglio in Regione», riconoscono i costruttori), è stato Gianni D'Amo (Piacenzacomune) a volgere lo sguardo sul futuro considerando come più che di nuove edificazioni «occorre mettere in conto un'azione di pulizia di cose che non vanno». Dal momento che la richiesta di nuove abitazioni resta tiepida senza essere in grado di ridare slancio al mercato (sull'eccesso di offerta ha puntato il dito Sandro Ballerini, del Pdl), «forse bisognerebbe orientarsi su grandi lavori a beneficio della collettività», ha osservato D'Amo trovando sponde in Garetti che soprattutto ha indicato nelle riqualificazioni di immobili esistenti la strada da battere: «Un'idea che sposo in pieno, lo ha detto di recente anche il presidente della Fondazione Giacomo Marazzi che Piacenza ha quartieri davvero brutti (non li nomino, ma li conosciamo bene), le riqualificazioni possono perciò dare fiato al settore».
Una leva da azionare, ha messo sul tappeto Daniel Negri (Pd), è quella del social housing, ossia di quell'edilizia sociale pensata per intercettare quella fascia di popolazione che per livelli di reddito sta sopra l'utenza delle case popolari, ma che non arriva a potersi permettere i prezzi correnti del mercato immobiliare. Per consentire agli operatori di costruire a prezzi calmierati, ma comunque remunerativi occorre che le aree siano a costo zero, ha però fatto notare Garetti. Significa che sono i Comuni a doversene fare carico, magari con l'appoggio di enti quali le fondazioni ex bancarie come è avvenuto in altre province.
Sul punto ha tenuto a soffermarsi Francesco Cacciatore, assessore all'urbanistica, avvertendo che le aree possibili «o sono quelle frutto di cessione dei piani di lottizzazione» oppure sono altre di proprietà comunale che però «impattano sul principio di non consumo del territorio». «Io penso che il Comune possa ragionare di mettere in gioco parte delle aree di cessione, purché si sia tutti consapevoli che significa rinunciare a una quota di verde».

gu. ro.

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