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Venerdì 12 Marzo 2010 - Libertà

Percorso anti-violenza, arriva il modello-Mangiagalli

In vista del nuovo pronto soccorso. Ne parla Alessandra Kustermann, primario della clinica milanese

La violenza su di "lei" è muta. «Una donna su tre non ne parla con nessuno se l'autore è il partner o l'ex partner, quindi in Italia l'impunità è praticamente garantita dal silenzio delle vittime». A portare questa riflessione è Alessandra Kustermann, primario del Pronto soccorso ostetrico-ginecologico della Clinica Mangiagalli di Milano, da trent'anni in prima linea per tutelare i diritti delle donne.
Kustermann sarà questa sera a Piacenza (alle 21), all'Auditorium della Fondazione di via Sant'Eufemia 12, invitata da "Il pane e le rose", l'associazione che fa parte del Tavolo provinciale contro la violenza alle donne al quale aderiscono i maggiori Comuni, l'Ausl, le Forze dell'Ordine, Telefono Rosa.
La sua venuta è di particolare interesse perché la dottoressa ha creato alla Mangiagalli due servizi all'avanguardia: il Soccorso violenza sessuale e il Soccorso violenza domestica. Ora, Piacenza - che osserva una netta crescita del fenomeno - si appresta ad avviare nel nuovo pronto soccorso già in fase progettuale, un percorso anti-violenza per le donne, con una particolare accoglienza, più protetta, a chi si presenta per ricevere cure e personale formato. L'esperienza milanese, anche per quanto riguarda le figure degli operatori e il loro modo di interagire con le donne, potrebbe essere il modello da importare a casa nostra.
La prima domanda che poniamo a Kustermann riguarda le modalità per far emergere il "sommerso", la non-denuncia: «Il sommerso emergerà quando almeno i medici e gli operatori psico-sociali impareranno a cogliere le richieste di aiuto non esplicite» è la risposta.
E' infatti fondamentale, spiega l'esperta, proprio il ruolo del sistema sanitario per identificare le donne che hanno subito violenze e per indirizzarle. «Occorre garantire un atteggiamento rassicurante, disponibile all'ascolto e mai frettoloso, in un ambiente adatto fatto di quiete e riservatezza, è bene anche limitare il numero degli operatori e delle procedure e degli spostamenti a quelli strettamente necessari».
A Milano i centri antiviolenza della Mangiagalli (aperti dalle 9 alle 17) vedono presente un' infermiera, l'assistente sociale e la psicologa, in quanto alla reperibilità, relativamente a questo servizio, è per le 24 ore di tutti i giorni dell'anno. Kustermann cita anche il coinvolgimento di altre strutture d'appoggio collegate: dai servizi del privato sociale alle mediatrici culturali, alle comunità di accoglienza.
«I nostri centri prevedono, oltre all'intervento sanitario, aiuto psicologico, un progetto con gli assistenti sociali, il collocamento in comunità protette nei casi più gravi, ma anche consulenza legale per la violenza domestica e, per quella sessuale, assistenza legale a spese del nostro servizio, di una onlus e con il contributo del Comune di Milano». Alla Mangiagalli nel 2009 con questi criteri sono state assistite dal Soccorso violenza sessuale 333 donne, 222 dal Soccorso violenza domestica. Ma stasera Kustermann parlerà a più ampio raggio del problema, sottolineando la necessità di attribuire in modo netto le responsabilità in casi di violenza, oggi non avviene.

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