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Domenica 14 Marzo 2010 - Libertà

«L'uomo violento molto spesso può essere uno qualunque»

"Telefono rosa" protagonista al Soroptimist

E' faticoso persino ascoltare le storie e i numeri della violenza sulle donne, storie sommerse che tuttavia, dopo tante incertezze, vergogne e paure, emergono anche nella nostra provincia (400 telefonate all'anno a Telefono rosa e altrettante richieste di aiuto ai servizi di polizia e ai servizi sanitari offrono una stima approssimativa del fenomeno) e, pronte all'ascolto e all'aiuto, ci sono in prima fila l'avvocato Donatella Scardi e le volontarie di Telefono rosa (tutte bravissime, preparate, pronte a misurarsi con un volontariato spessissimo impegnativo, sempre coinvolgente, ma che restano anonime, anche se vorremmo dare un nome a tutte: una delle condizioni del loro operare e' restare nell'ombra e mai tradire un segreto, muoversi con circospezione, perche' la donna che chiede aiuto e che VUOLE sempre parlare con un'altra donna, e' timorosa, restia).
L'incontro, voluto e organizzato dal Soroptimist International di Piacenza, e' stato introdotto dalla sua Presidente, Dott. Carla Recher, che ha richiamato il fil rouge delle inziative del Club a sostegno delle donne, specialmente quelle discriminate, ed ha richiamato come nella pur civilissima ed erudita Grecia Antica, alle donne fosse negato il "logos" cioè la possibilità di avere la parola e di esprimersi. Dopo più di duemila anni, se la donna oggi ha raggiunto la possibilità di avere il logos, pur tuttavia, se ci guardiamo attorno, ci troviamo troppo spesso di fronte ad altre forme di violenza talune brutali, devastanti, quasi primordiali e altre più subdole, sottili ed esasperanti che sono in grado di annientare la personalità della donna costringendola ancora una volta ad abbassare il capo ed a subire.
La Presidente di Telefono Rosa Piacenza, Avv. Donatella Scardi, non parla volentieri di se' e concentra in poche parole il suo lungo, straordinario cammino di donna per le donne: dal 1993 e' avvocato civilista e si occupa, ormai esclusivamente, di diritto di famiglia.
E' tra le socie fondatrici dell'associazione "La Città delle donne - Telefono Rosa Piacenza", costituita nel febbraio 1994 e, dal 2000, e' la presidente dell' associazione all'interno della quale e' responsabile del settore legale che conta sulla disponibilità di cinque studi legali suddivisi per materia (civile, penale, diritto del lavoro). La mente corre al 1992, ad un momento difficile anche per lei, all'interesse per questo tipo di volontariato: una telefonata a Bologna dove esisteva in nuce una piccola associazione a difesa delle donne vittime di violenza.. La risposta, arrivata in breve tempo, ha segnato per lei un percorso impegnativo e costellato di successi, in sequenza: di li' a poco si costitui' anche a Piacenza il primo nucleo di volontarie, che, dopo l'opportuna formazione, divenne associazione nel 1994.
Solo per un momento il viso aperto e mobilissimo tradisce una vena di orgoglio: dal 2008 Telefono rosa di Piacenza e' uno dei 49 centri fondatori, in tutta Italia, del DIRE (Donne in rete contro la violenza). e proprio questo riconoscimento attesta la bonta' e la vastita' dell'impegno profuso in un settore di cui conosciamo purtroppo ancora poco: fra tutte le donne che, fra i 16 e i 70 anni, sono oggetto di violenza l' emersione riguarda una percentuale modestissima, il 7% (segno che il 93% rimane celato, sfuggente, non stimabile, se non in casi conclamati). Ma e' sufficiente sapere che, per violenza, muore una donna ogni 96 ore. Sulle prospettive di remissione dell'uomo violento, che abbia superato una certa eta', non esistono troppe luci: l'uomo violento e' sempre stato uguale e, una volta approdato a certe forme di pressione, non emenda facilmente i suoi comportamenti. E non si parla solo di percosse, ma di altre espressioni di devianza che vanno dall'assoggettamento della donna da un punto di vista economico (negarle persino il necessario per piccole spese) alla distruzione dei ricordi anche tangibili della sua infanzia e delle cose care, al confronto sistematico con una rivale e tante altre. Di qui l'importanza della prevenzione sui giovani, svolta sempre dall'associazione, nelle scuole, che tende a far emergere i pregiudizi degli adolescenti verso l'altro sesso spesso alimentati da modelli culturali devastanti. I giovani devono essere aiutati a riconoscere comportamenti prevaricanti e violenti e a dominare la propria forza fisica.
I giovani che sono stati testimoni di comportamenti violenti e' molto probabile che sviluppino la violenza nei loro comportamenti adulti.
Dice Mirella, una volontaria duramente impegnata in prima fila: "Allontaniamo lo stereotipo fondato su un pregiudizio e coltivato da un certo tipo i comunicazione: l'uomo violento molto spesso non e' straniero, mal vestito, povero, puo' essere uno qualunque". Di qui la necessita', una volta individuate situazioni di estremo pericolo per le donne, di allontanarle dal luogo dove e' commessa la violenza (anche in questo caso la contraddittorieta' di allontanare non chi commette la violenza, ma chi la subisce, sradicando la persona anche dalle proprie abitudini, dal proprio contesto, talora dagli affetti) per trasferirla in strutture protette il cui recapito, per regolamento tassativo, deve rimanere ignoto.
E la fase di accoglienza e' complessa perche' fa emergere bisogni psicologici come la ricerca di un confronto e di confidenza con le volontarie in un cammino di recupero spesso accidentato e complesso che unisce comprensione e rigore ("siamo confidenti delle nostre ospiti, ma non dobbiamo carcare di essere viste da loro come amiche") e bisogni materiali come la riconquista di un lavoro, di indipendenza economica, di una identita'.
Dopo molti quesiti ed interventi, e' stata sottolineata una convergenza di intenti fra l'associazione Telefono rosa e il Soroptimist, quest'ultimo un po' protagonista della storia del ‘900 e della storia della donna nel ‘900: un secolo di grandi donne, in una storia fatta ancora in buona parte dagli uomini: eppure, dal 1921 - anno di fondazione del Soroptimist - molto e' cambiato e sta cambiando grazie anche al contributo di associazioni che perseguono l'avanzamento della condizione femminile.

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