Domenica 7 Marzo 2010 - Libertà
Bella Piacenza in bianco e nero
Il filmato del Cineclub a cavallo di 40 anni emoziona la folta platea
Ti ricordi Piacenza? Era una città in bianco e nero, che oggi pare lontanissima. Le suore coi cappelloni bianchi a vela, il Barino in Largo Battisti, un organetto che passa suonando per le vie del centro, i vecchi autobus verdolini e perfino per un attimo, di sfuggita, un vecchio tram. Sembra un miraggio.
E' un racconto per immagini - protagonista la Piacenza dell'altro ieri - quella realizzata e presentata in Fondazione davanti ad un pubblico foltissimo da Giuseppe Curallo, presidente del Cineclub. "Piacenza - frammenti del passato", è un collage di vecchie pellicole tratte dalla "videoteca Piacenza Ieri", realizzate da alcuni cineamatori (Giuseppe Baucia, Bruno Rossi, Luciano Narducci e da numerosi altri) a partire dagli anni ‘44 fino agli anni 80.
«Ho fatto il sarto - dice Curallo - Mi sono messo lì a cucire un frammento all'altro». Il video attacca sotto l'insegna del Lions Club Piacenza Host organizzatore della serata, le immagini iniziali fanno la sintesi della Piacenza di oggi, ma dal presente si passa subito al passato: abiti, tempi e passatempi più dimessi, la balera, i vecchi giochi popolari, la cuccagna, le corse nei sacchi, la rottura delle pentole.
Sono schegge di un passato che non è ancora remoto, ma non è neanche più prossimo. Quelle bambine e quei bambini della cresima o della prima comunione al Corpus Domini oggi sono nonne e nonni. E l'emozione è ancora più evidente negli occhi di chi si riconosce in quelle immagini d'altri tempi ed ora è seduto in platea.
E' una specie di film muto, senza commento. O meglio, il commento lo fanno le canzoni d'epoca che l'accompagnano, Sapore di sale, Abbronzatissima… Ce n'è per tutti i gusti e tutte le stagioni. Ora le immagini indulgono su manifesti, striscioni e comizi delle elezioni del ‘63 (si riconoscono Spigaroli, Cerri, Zaccagnini). Ora su manifestazioni sindacali, ora su cantastorie, ora su tuffi e nuotate alla Nino Bixio (con costumi da bagno femminili più castigati di quelli d'oggi) ed anche su bagni, bagnanti e barcaioli in Po.
Ma il Po dei barcaioli e dei pescatori che gettano le reti e riempiono la barca di pesci guizzanti è pronto a diventare il Po delle piene, con l'alluvione del ‘51, e allora si vedono operai intenti a rafforzare le sponde con sacchi di sabbia, e soldati che sui barconi portano in salvo bestie e cristiani. Sono cartoline d'epoca, a volte curiose (i vigili urbani col casco coloniale dritti in mezzo agli incroci, sul piedistallo, a fare da semaforo); a volte penose (il Palazzo Farnese prima dei restauri). Ma sono anche cronache di quegli anni: l'abbattimento delle vecchie case di Villa Grilli; il vecchio campo sportivo e quello nuovo inaugurato nel ‘68 con la banda musicale, il sindaco Montani, il vescovo Malchiodi e il parroco Antonio Tagliaferri; e l'Angilòn dal Dom fatto volare giù dal suo paradiso per una cura di bellezza (qui di vede il vescovo Ghizzoni).
Fa venire un groppo alla gola vedere la fila che sale sulla montagna di neve verso il Pizzo Palù, zaini in spalla, passo lento e cadenzato. Sono immagini riprese poco prima della sciagura: su quel bianco sta già per calare l'ombra nera del destino.
I ricordi sono come le ciliegie, uno tira l'altro. E' divertente assistere alla scalata all'albero della cuccagna, soprattutto quando c'è chi arriva in cima a far manbassa dei trofei. Fa tenerezza sentire una ragazza di nome Marilena Massarini lanciare al vento da una barca sul Po la sua canzone. E' malinconico vedere quelli che tirano carretti, dormono fra stracci e cartoni, conducono una vita randagia e grama, si scaldano ad un fuoco lungo le strade, girano le vie parlando da soli. E' triste risentire la voce di Giulio Cattivelli e di Umberto Lamberti.
Prima le sirene dell'allarme, poi le bombe, e la commozione diventa paura con la Piacenza martoriata dai bombardamenti e i ponti distrutti. Non è più cronaca. E' storia, la costruzione del ponte di barche, poi l'arrivo degli americani liberatori, poi l'ingresso in città dei partigiani, poi il nuovo ponte sul Po, e ad inaugurarlo arriva il presidente Einaudi, e la Settimana Incom dedica all'avvenimento un servizio.
E' un ritornare alla mente di fatti, volti, voci, sorrisi, suoni, ricordi… Riecco la Piacenza della nostra infanzia o della nostra gioventù. Mentre sullo schermo scorrono le immagini, si va alla ricerca di facce note, di persone conosciute. Ce n'è una galleria. E' il viale delle nostalgie. Cecco Boni e Mauro Biolchi che cantano, don Bearesi che recita una sua poesia in dialetto succhiando una caramella, Emilietto Rossi che balla con Gianna Casella mentre Fausto Frontini suona al pianoforte, Gladys Zangrandi e Mauro Pollina scorrono a quattro mani sulla tastiera del piano, Gianni Levoni racconta alla Massarini come sono nate in Francia, durante la guerra, col cuore punto dalla nostalgia, le note di Tal dig in piasintein.
Un giovane e sorridente Corrado Sforza Fogliani, un giovanissimo Beppe Peveri raggiante ad uno dei primi corsi mascherati del risuscitato Carnevale piacentino. E poi ecco Giulio Lommi con la sua inseparabile sigaretta, e Sandro Sartori, Wilma Solenghi. E poi il Tinu e Mamma Rosa, tutti e due che vedono e sentono quello che a tutti gli altri non è dato di sentire né di vedere. E poi ancora Guido Ratti che coi suoi baffetti aguzzi racconta barzellette; ed Egidio Carella, già serio, assorto e solenne come nel monumento che gli ergeranno ai Giardini Margherita dopo la sua morte.
E' l'antologia dei personaggi che conclude il filmato. Il quale è costruito su materiali preziosi ma occasionali, provenienti da varie fonti. Toccano il cuore i rari istanti in cui echeggia la voce di Labò che, accompagnata al piano da Glauco Cataldo, canta - dal Werther di Massenet - "Non mi ridestar o soffio dell'april"; e udiamo Poggi lanciato in un frammento della Tosca di Puccini. Poche note e folgoranti voci, sufficienti a fare capire che il mondo non finisce alla sponda del Po.
All'inizio hanno fatto le dovute presentazioni il presidente del Lions Club Fabrizio Tei e il cerimoniere Aldo Verrone, che è pure attore e regista ed anche la bella voce di documentari del Cineclub Piacenza.
UMBERTO FAVA