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Sabato 27 Febbraio 2010 - Libertà

La Diocesi dal ‘500 al ‘700, un interessante excursus

Vismara e Tallon hanno presentato il terzo volume della storia piacentina coordinata da Anelli

PIACENZA - Il Cinquecento fu segnato, a Piacenza come altrove, dalle innovazioni introdotte dal Concilio di Trento, con l'insediarsi di nuovi ordini religiosi, l'imporsi di forme musicali diverse da quelle precedenti, lo svilupparsi di tipologie alternative per gli edifici ecclesiastici. Questo e i due secoli successivi, che vedranno anche la nascita, nel Settecento, di un'istituzione peculiare per la formazione del clero come il Collegio Alberoni, sono alcuni dei temi affrontati nel terzo libro della Storia della diocesi, edita da Morcelliana e la cui pubblicazione è stata resa possibile dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Il quarto e ultimo volume è atteso in tempi brevi, come annunciato dal coordinatore dell'opera, Vittorio Anelli, alla presentazione del penultimo "capitolo" di un racconto quasi bimillenario che, per quanto riguarda il periodo dal Cinquecento al Settecento, ha visto il contributo di 13 studiosi. A illustrare contenuti e linee di ricerca del volume sull'età moderna, Il rinnovamento cattolico (1508-1783) sono intervenuti, in Fondazione, anche la curatrice Paola Vismara (università di Milano) e Alain Tallon, docente di storia moderna alla Sorbona di Parigi. Vismara ha ringraziato in particolare «il presidente della Fondazione, Giacomo Marazzi, che ha voluto portare a termine l'opera avviata dal suo predecessore; il personale della Fondazione, sempre efficiente, e Vittorio Anelli, che si è dimostrato capace timoniere». Il libro si compone di tre saggi generali, affidati a Luigi Mezzadri (il Cinquecento), Danilo Zardin (il Seicento) e Annibale Zambarbieri (il Settecento), da cui trarre le coordinate d'insieme, più una serie di percorsi più specifici. Vismara ha evidenziato l'importanza di cogliere comunque l'intreccio profondo tra storia religiosa e società nel suo articolarsi, aspetto che l'organizzazione del volume tende appunto a non trascurare. Tallon ha accennato ad analoghe iniziative editoriali, a volte rivelatesi deludenti rispetto ai primitivi entusiasmi. Per esempio in Francia, dopo il Concilio Vaticano II, «c'era la speranza, un po' ingenua, di fare, attraverso la storia delle diocesi, la storia del "popolo di Dio", al di là della storia ecclesiastica». Tallon ha spiegato come l'operazione si sia interrotta negli anni Ottanta, «per la ripetitività riscontrata da un luogo all'altro; la mancanza di fonti sul "popolo di Dio" e, forse, la pratica storiografica un po' sbagliata di privilegiare tra le fonti le visite pastorali». Lo storico francese è rimasto piacevolmente sorpreso perché il libro piacentino ha invece «un approccio più globale, che consente di verificare in ambito locale i cambiamenti religiosi avvenuti nell'età moderna». Dalla lettura, emergono «evidenti elementi di continuità tra il Cristianesimo medievale e il Cinquecento, durante il quale si verificò un'evoluzione del Cattolicesimo tutt'altro che lineare». Ecco quindi il permanere di culti di santi, come quello di San Rocco, di devozioni mariane e dell'impegno sociale dei cristiani, manifestato nei monti di pietà. Piacenza mantenne tuttavia «un'identità particolare molto forte, che si tradusse nella liturgia, nonostante il processo di normalizzazione progressiva in corso».

Anna Anselmi

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