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Martedì 9 Febbraio 2010 - Libertà

Falsi e falsari, la storia nel libro di Barbieri

Domani in Fondazione con Anelli e Riva: un percorso dai Merovingi all'Ottocento

piacenza - Il caso più famoso venne smascherato addirittura nel 1440 dal celebre umanista di famiglia piacentina Lorenzo Valla, ma di documenti fabbricati ad arte - come appunto era avvenuto con la pretesa donazione di Costantino, con la quale si sosteneva che l'imperatore avesse elargito i territori di Roma e del Lazio a papa Silvestro, primo nucleo del potere temporale della Chiesa - se ne è continuato a confezionare nei secoli, per i motivi più svariati. Di questo tema complesso e affascinante domani alle ore 17 e 30 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano parleranno Vittorio Anelli, direttore del Bollettino storico piacentino, e l'archivista Anna Riva, in occasione della presentazione del libro Falsi e falsari. Dai Merovingi all'Ottocento di Arthur Giry, a cura di Ezio Barbieri (Bonanno editore). Interverrà anche Barbieri, pavese, docente di paleografia e diplomatica alle università di Palermo, Verona e, dal 1997, di Pavia, profondo conoscitore degli archivi medievali piacentini, già professore di diplomatica alla Scuola di archivistica dell'Archivio di Stato di Parma, nonché curatore di edizioni critiche di documenti lombardi e piemontesi, studioso delle carte notarili lombarde ed emiliane in età comunale, dell'archivio antico dei monasteri di San Pietro in Cielo d'Oro a Pavia (dall'VIII al XII secolo) e di Santa Giulia a Brescia.
Il volume pubblicato da Bonanno, che affronta la materia in modo avvincente e accessibile pure per i non specialisti, comprende nella prima parte la traduzione (con integrazioni) del classico Manuale di diplomatica di Giry, uscito a Parigi nel 1894. Un testo che, nel ricostruire la storia della disciplina, affronta i più eclatanti falsi scoperti nel tempo. Barbieri è autore del corposo commento nelle note a piè di pagina, di due ampi saggi e dell'indispensabile corredo degli indici. «In questo libro - osserva il docente - viene posta in risalto una storia più che millenaria di come i falsari abbiano dato vita a invenzioni, a volte geniali, diventate intoccabili monumenti storici e di come progressivamente questi stessi monumenti storici ritenuti fondamentali franino, sottoposti all'analisi condotta con strumenti culturali e raffinati, in particolare quelli forniti dalla Diplomatica». Tra gli esempi che si incontrano nel volume, il falso di Sant'Evasio, «che tocca varie epoche e svariate competenze», ma si incappa anche nell'operato di un falsario piacentino dell'Ottocento, impegnato a far risalire fino ai romani le origini di un nobile casato. Barbieri accenna inoltre a una pergamena del 1094 riguardante i Santi San Gervasio e Protasio di Montebello in diocesi di Piacenza, ora conservata al Mauriziano di Torino: «Resta dubbia ed è stata volutamente annullata, tagliando la parte inferiore. Le rasure che appaiono sulla pergamena e il formulario incerto fanno comunque pensar male. A Piacenza non ho finora riscontrato falsi veri e propri. Non ce n'era probabilmente bisogno, per l'abbondanza di documentazione prima prodotta e poi gelosamente conservata».

Anna Anselmi

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