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Giovedì 7 Ottobre 2004 - Libertà

Il matematico: un mestiere con i piedi per terra

Partiti i "Mercoledì della scienza"

C'è un bell'articolo di Dino Buzzati che racconta di un matematico, nella cui vita un ruolo di primaria importanza l'ebbe la ricerca, incessante ed estenuante, di numeri primi. Il giornalista, nel suo pezzo, la paragonava ad una sfida sportiva dell'uomo, che come uno scalatore si avventurava sulle più impervie vette ardite. "I mercoledì della scienza" (organizzati dal Dipartimento di matematica e fisica del liceo scientifico Respighi e dall'Associazione Amici del liceo scientifico Respighi, inaugurati ieri all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano) nella prima giornata del nuovo ciclo hanno riflettuto proprio su "il mestiere del matematico". Chi è? Che cosa fa? In una sorta di caduta degli dei, l'identikit del matematico del terzo millennio descrive un personaggio alquanto normale. Perché, se l'immagine passata dai media nella migliore delle ipotesi illustra amalgama di genio e sregolatezza, quando non si arriva alla vera e propria pazzia, in realtà la gran parte dei matematici ha i piedi ben piantati per terra. Vive una vita come tutti gli altri e, col suo lavoro, si occupa spesso, "semplicemente", dei problemi del quotidiano. E' questo il mestiere del matematico: risolvere problemi. "Al centro della giornata del matematico sta il modello matematico, che - ha spiegato il relatore Angelo Guerraggio, professore ordinario di matematica generale all'Università Bocconi di Milano e storico della matematica - è innanzitutto un problema". Con una simpatica metafora, Guerraggio ha analizzato i passaggi che portano dal primo incontro col problema (economico, fisico o qualsiasi altro) alla sua risoluzione e successiva verifica. Quello che fa il matematico è venire in aiuto di chi ha già masticato la questione, ma non riesce ad averne ragione. Si tratta di tradurre il dilemma in un linguaggio formalizzato che è il "matematichese", cogliendone secondo la propria soggettività gli aspetti fondamentali e raccogliendoli in una figura idealizzata. Solo dopo tale processo - costruito su intuizione ed inventiva - si può passare ai calcoli duri e puri, magari elaborando una teoria matematica ad hoc. Arrivati alla soluzione, il lavoro non è finito. Siccome il matematico si occupa della vita reale, bisogna sperimentare empiricamente il risultato affinché sia significativo. La litania di calcoli è quindi solo un aspetto di un mondo ricco di fantasia, genio, ma anche normalità. Di un mestiere che non è solo insegnare. Riflessione doverosa per un pensiero matematico alla ricerca di un'unità forte. Magari anche lontano dai passati romanticismi, fiero un'identità da mostrare tutti i giorni.

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