Lunedì 1 Febbraio 2010 - Libertà
Entusiasma la bacchetta virtuosa di Kuhn
Lirica: soddisfano le performance canore, qualche perplessità riguarda la scenografia: «Sembra un cantiere edile». Il pubblico: «Da tempo non si sentiva a Piacenza un'orchestra così impetuosa».
piacenza - Con l'Elektra in scena al Municipale lo scorso fine settimana, uno dei più alti capolavori del teatro musicale di ogni tempo (capolavoro "doppio", letterario non meno che musicale) ha fatto il suo debutto a Piacenza a "soli" centouno anni dalla prima esecuzione. Questo evento memorabile per la comunità dei melomani piacentini (di cui occorre ringraziare la Fondazione Toscanini) non è stato purtroppo salutato, alla "prima", da un "tutto esaurito": il teatro era affollato, ma non al completo. L'entusiasmo genuino con cui i presenti hanno acclamato quest'opera difficile, però, è stato all'altezza della situazione. Anche perché, come di rado accade, tutti gli interpreti, ma proprio tutti, sono piaciuti. E tanto.
L'unica cosa che, a sipario ancora aperto, ha suscitato qualche ironia da parte degli spettatori sono state le imponenti torri metalliche della scenografia: «Sembra un cantiere edile», ha commentato uno spiritoso. Ma presto anche i più scettici hanno cambiato opinione, avvinti da una messa in scena che riusciva nell'impresa di valorizzare entrambe le anime teatrali di Elektra: da una parte la décadence torbida e sensuale (quell'estetica che ha avuto la sua descrizione più perfetta nel classico La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica di Mario Praz, nel capitolo intitolato Bisanzio), dall'altra la tragedia antica filtrata attraverso una sensibilità già espressionistica. Gli Elektra e Orest che sbucano di sotterra, creando la suggestione di una soffocante atmosfera tragica in cui i morti afferrano i vivi; la spettrale Klytämnestra che vaneggia sull'alta passerella; la breve danza di un figurante seminudo, con il corpo tinto di bianco e le labbra di nero; i costumi dark delle ancelle (costumi che sono di Violeta Nemenova e non - come il sottoscritto ha erroneamente riportato ieri - di Hans-Martin Scholder, che firma solo il "concept" della scenografia): tutte visioni che si imprimeranno a lungo nella mente degli spettatori.
Ma a entusiasmare gli spettatori della "prima" è stata soprattutto l'esecuzione musicale. Tutta la compagnia di canto è stata promossa dal pubblico a pieni voti: in testa alle preferenze, la temperamentosa Klytämnestra della piacentina Anna Maria Chiuri e il giovane soprano russo Elena Popovskaya, la cui performance nella parte di Elektra (uno dei più terrificanti tours de force che mai sadismo di compositore abbia escogitato per una povera cantante) ha trascinato la platea all'entusiasmo («È stata incredibile», sussurrava, nel suo palco, il soprano monticellese Francesca Garbi.
Il boato più forte, però, ha salutato l'uscita alla ribalta del maestro Gustav Kuhn, che alla testa di un'"orchestrona" di centosette elementi ha lavorato di cesello, sbalzando gli innumerevoli particolari che tramano una delle scritture orchestrali più inebrianti di sempre. E più di un appassionato, all'uscita, si è lasciato scappare: «Da molti anni non sentivo un'orchestra suonare così in un'opera al Municipale».
Alfredo Tenni