Mercoledì 20 Gennaio 2010 - Libertà
Quell'amico salvato durante una missione in Africa
Successo in Fondazione per la Filodrammatica Carella con la novità "Tutt merit d'un amis" di Cola
piacenza - La Filodrammatica "Carella", fondata da Sandro Sartori, da anni è guidata dall'infaticabile Delio Marenghi, attore e regista. Nata all'ombra del campanile della parrocchia della SS. Trinità, la "Carella" si muove nel solco della tradizione piacentina, fedele a Egidio Carella, ma anche esplorando testi di altri dialetti.
E' il caso di Tutt merit d'un amis di Ermanno Cola, mantovano, adattato dallo stesso Marenghi nel nostro dialetto e messo in scena in uno spazio insolito. La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha offerto infatti l'Auditorium per allestirvi la scena, un interno di famiglia, e così portare al pubblico, oltre a conferenze e concerti, anche la commedia in piacentino. Il pubblico non ha mancato l'occasione con una risposta calorosissima, un "tutto esaurito" prevedibile. Delio Marenghi, esperto del genere, ha puntato su un testo di sicuro effetto comico. Si è detto più volte che è consolidata l'aspettativa di sicuro divertimento con la commedia dialettale e il regista Marenghi ha calcato la mano sull'acceleratore con questa Tutt merit d'un amis. Che poi l'amico, si viene a sapere, è un superiore del protagonista Antonio (lo stesso Marenghi attore per l'occasione), salvato durante una missione in Africa. All'Antonio, detto Tognu, è rimasta una scheggia ficcata vicina al cuore, non rimovibile se non con grave rischio, motivo di prepensionamento, a seguito dell'attentato. Grato l'amico ingegnere, ha fatto dono all'autista Antonio di un appezzamento di terreno in Toscana. E' questo il capitale nelle mire della cognata Argia, ma più credibile Arpia, tiranna del fratello, che non esita a imbrogliare le carte per far suo l'immobile.
Il testo di Ermanno Cola è un pretesto di situazioni paradossali, però comiche, che il pubblico complice accoglie con divertimento. Poco importa della veridicità delle situazioni, di una morte apparente, di un notaio (Umberto Arruffati) chiamato a formalizzare il testamento dell'apparente defunto Antonio, più propenso a far la corte alla signora Argia che a verificare la validità dei termini e la volontà del testatore. Il tutto si regge sul contrasto evidenziato tra il protagonista Antonio, detto Pilastro a la cognata Argia, che Marisa Tappani tratteggia con impeto, facendone una donna senza scrupoli, pur di realizzare il suo progetto. Fan da contorno il Pierino di Gugliemo Baldrighi, costretto nella parte del marito vittima della moglie, i due giovani innamorati Lina e Sandrino di Ramona Zanotti e Pietro Cassinelli, Giovanna (Sandra Zermani) vicina di casa, ma anche sospirata compagna di vita dell'Antonio e il dottore (Pierluigi Camoni) e Ivana Monti che è Margherita sorella di Antonio. I tre atti scorrono via, pur con qualche calo di ritmo, con molte risate e molti applausi alla fine.
Gian Carlo Andreoli