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Domenica 24 Gennaio 2010 - Libertà

Il futuro dell'arte pubblica

Del tema si è parlato al convegno su Vittore Callegari

piacenza - Passato, presente e futuro dell'arte pubblica a Piacenza e non solo. Il convegno "Vittore Callegari (1909 - 1977). Le virtù dell'arte", ospitato ieri all'auditorium della Fondazione in via S. Eufemia, ha offerto l'occasione per ricordare le opere dello scultore piacentino, presenti in luoghi pubblici di città e provincia (come il monumento ai caduti nella piazza di Pontenure), e discutere delle attuali prospettive dell'arte destinata a essere fruita in spazi accessibili a tutti.
Una condizione favorita dalla cosiddetta legge del 2%, che imponeva ai Comuni di impiegare quella percentuale per la realizzazione di opere d'arte negli interventi edilizi promossi dagli enti pubblici; legge ancora applicata all'epoca di Callegari, ma ora - come emerso anche nel convegno - largamente disattesa. Molteplici invece le testimonianze dell'attività dello scultore piacentino, che fu «un artista - ha evidenziato il coordinatore dell'iniziativa, Eugenio Gazzola - di grande consapevolezza politica, prima ancora che sociale, e forse l'ultimo rappresentante di una tradizione di artista "pubblico" dotato di forte senso etico, frenato negli slanci sperimentali ma non estraneo al proprio tempo».
L'artista Maurizio Calza ha condiviso alcune sue memorie legate a Callegari, che era stato suo insegnante di scultura all'istituto "Gazzola" e che, una volta diplomatosi al liceo artistico di Milano, aveva ritrovato come guida generosa e disinteressata quando era tornato a Piacenza per muovere i primi passi nel mondo dell'arte: «Ho frequentato lo studio di Callegari, allora in via XX Settembre, per scambiare le mie opinioni con lui. Mi ero anche messo a guardare con attenzione i suoi lavori, sui quali certi colleghi esprimevano valutazioni estremamente critiche, ma a me invece interessavano. Vedevo affinità con Sironi, nonostante tra i due le posizioni ideologiche fossero antitetiche. Segno dell'autenticità del linguaggio, perché il vero artista non è mai didascalico rispetto all'ideologia». Riguardo all'oggi Calza ha sottolineato quanto sia diventato arduo confrontarsi con una committenza pubblica.
Ma quali principi seguire per attuare un rapporto proficuo tra progettisti e artisti? Massimo Ferrari, architetto, ha illustrato il suo pensiero attraverso una serie di esempi: quelli in cui le opere d'arte vengono collocate nelle piazze a prescindere da un'analisi dei luoghi (e ha citato il caso di Claes Oldenburg, negli Stati Uniti come a piazzale Cadorna a Milano) e quelli in cui si cerca di tenere in considerazione anche il contesto, come nella collaborazione instauratasi a Reggio Emilia con Sol LeWitt, Luciano Fabro, Robert Morris, Richard Serra ed Eliseo Mattiacci. A Piacenza Ferrari ha interpellato da subito tre artisti - Giorgio Milani, Giuseppe Tirelli e William Xerra - per la riqualificazione di tre piazzette del centro storico, «affidando a ciascuno un tema suggerito dal luogo». Una filosofia simile verrà applicata in via Negri per la ridefinizione dello spazio tra gli istituti scolastici.
A Fiorenzuola, invece, esperienza di cui ha parlato il sindaco Giovanni Compiani, si è optato per una via ancora diversa, insediando un comitato formato da Ferrari, Stefano Fugazza e William Xerra, che hanno preso in considerazione le sollecitazioni arrivate dai cittadini, tramite incontri pubblici con i cittadini e l'assessore Carla Danani. Il concetto chiave, che orienterà l'intervento, sarà dunque la dialettica tra identità locale e collettività, in uno spazio emblematico, la zona della stazione, che ha in sé l'idea della porta, dello scambio con l'altro. «L'artista che verrà designato - ha concluso Ferrari - sarà così al servizio della comunità che ha espresso essa stessa il tema che le sta più a cuore».

Anna Anselmi

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