Venerdì 8 Gennaio 2010 - Libertà
Il via domenica con la solenne celebrazione in duomo. L'Evangeliario in 50 copie
L'invito del vicario generale alle parrocchie: «Nessun gruppo si isoli, è occasione di unità»
(fri) La missione popolare sia un'occasione e una manifestazione dell'unità della Chiesa piacentina. L'auspicio arriva dal vicario generale, monsignor Lino Ferrari, durante la presentazione di ieri in Vescovado. «Mi fanno paura le parrocchie e i gruppi che si isolano - dice il vicario - perché così, anche se nel breve tempo magari non può sembrare, ci si condanna alla sterilità». Il richiamo del vicario non può non essere letto alla luce di certe diffidenze con cui è stata accolta, anche da parte del clero, la Missione Popolare. Diffidenze che, con il passare del tempo, hanno per lo più lasciato il posto al convincimento comune che fermarsi a riflettere sul Vangelo nella vita di oggi sia fondamentale.
«Sono convinto che la missione sarà fruttuosa - evidenzia il vicario - solo se alla base ci sarà una comunione profonda. Il mio augurio è proprio questo: che sia un momento forte per rafforzare questa comunione e questa unità. Dove c'è la comunione lavora lo Spirito Santo, dove non c'è ci siamo solo noi».
La Missione Popolare inizierà dunque con la solenne celebrazione di domenica pomeriggio alle ore 16 nella cattedrale di Piacenza. Momento clou del rito sarà la consegna dell'Evangeliario. La copia originale con il bassorilievo in bronzo raffigurante la pesca miracolosa e con all'interno le opere di sette artisti che hanno meditato e raffigurato il Vangelo sarà consegnata al vescovo Ambrosio. Le altre cinquanta riproduzioni verranno invece affidate ai rappresentanti delle unità pastorali della diocesi all'interno delle quali si terranno, nel 2010, tre grandi ritiri spirituali popolari. Il volume è stato realizzato su iniziativa dell'Ufficio della Missione in collaborazione con l'Ufficio per i Beni Culturali e la Siriogrup di Bergamo. Le opere sono state donate alla diocesi di Piacenza-Bobbio e la realizzazione del volume è stata curata dalla tipografia Tip. Le. Co, ieri rappresentata da Pietro Bragalini, grazie anche al contributo di Upa e Fondazione di Piacenza e Vigevano.