Mercoledì 6 Gennaio 2010 - Libertà
«Amo gli uomini senza speranza di Cechov»
Parla Garella, regista del "Platonov", domani e venerdì al Municipale per la Prosa
Il 2010 si apre con un atteso appuntamento di prosa al Teatro Municipale: domani e venerdì alle ore 21 per Tre per Te, il cartellone proposto dal Teatro Gioco Vita con la direzione artistica di Diego Maj, va in scena Platonov di Anton Cechov.
Lo spettacolo, coproduzione Nuova Scena - Arena del Sole ed Emilia Romagna Teatro Fondazione, rinnova il sodalizio tra il regista Nanni Garella e Alessandro Haber, già interprete del cechoviano Zio Vanja diretto da Garella, applaudito dal pubblico piacentino nel 2006.
In scena, oltre ad Haber e Garella, due attori di solidissima esperienza: Susanna Marcomeni e Franco Sangermano. Le scene sono di Antonio Fiorentino, le luci di Gigi Saccomandi, i costumi di Claudia Pernigotti. Alessandro Haber e Nanni Garella, tra l'altro, incontreranno il pubblico venerdì alle ore 18 nel Ridotto del Municipale (e non al Teatro dei Filodrammatici come previsto), nell'ambito del ciclo di incontri Ditelo all'attore, curato dal critico Enrico Marcotti.
Nanni Garella, uno dei registi più innovativi attualmente in circolazione, racconta il "suo" Platonov, testo insolito e incompiuto del grande drammaturgo russo.
Da anni lei conduce un interessante percorso nella drammaturgia cechoviana: da dove origina il suo interesse per questo autore?
«Cechov è autore di una immensità pari solo a Shakespeare nella drammaturgia di tutti i tempi. Il suo modo di descrivere i rapporti umani è molto contemporaneo, e ciò è vero soprattutto per Platonov, un'opera giovanile agita da personaggi privi di speranza, persone che vivono un'assenza di futuro che molto ha a che fare con la nostra condizione attuale. Da ciò origina il mio interesse per Platonov».
Per sottolineare l'attualità della vicenda ha deciso di ambientare l'opera nel Novecento, anziché nell'Ottocento?
«Il mio intento è stato quello di avvicinare i personaggi cechoviani a noi. La valutazione della somiglianza che c'è tra il crollo del regime zarista e il crollo dell'Unione Sovietica alla fine degli anni Novanta mi ha fatto compiere questo balzo in avanti, e mi ha consentito anche di avvicinare il linguaggio alla contemporaneità».
Nel suo percorso cechoviano, lei è accompagnato da un interprete come Haber.
«La scelta di Platonov deve molto alla presenza di Haber. Ho scelto questo testo perché si adatta perfettamente alle misure di Haber: Platonov è un dongiovanni, uno dei pochi personaggi tratti da Cechov dalla letteratura precedente. Nell'interpretazione di Haber abbiamo valorizzato in modo nuovo l'aspetto più sanguigno e terreno del personaggio».
Dal 1999 lei è animatore a Bologna di un progetto di collaborazione tra Nuova Scena e l'associazione Arte e Salute, con la messa in scena di spettacoli che vedono l'inserimento di pazienti psichiatrici accanto agli attori professionisti, una realtà cui anche il nostro Teatro Gioco Vita è da anni sensibile.
«E' un progetto cui tengo moltissimo e che mi dà molte soddisfazioni. Abbiamo una compagnia di attori-non attori scritturati dal teatro come veri professionisti. Il teatro ha aiutato queste persone a uscire dal proprio guscio, a sperimentare nuove modalità di relazione e soprattutto a scoprire il proprio senso di responsabilità. Il nostro progetto nasce dalla volontà di far uscire queste persone dall'impossibilità di lavorare per portarli ad acquisire la consapevolezza del proprio ruolo sociale».
Quali sono i suoi progetti futuri?
«Proprio con Arte e Salute ad aprile metteremo in scena all'Arena del Sole tre atti unici, dal forte significato politico, di Pinter, un autore con cui i nostri attori si sono già cimentati. Attraverso lo sguardo ingenuo e semplice dei nostri attori, i personaggi pinteriani acquistano nuova luce e nuovo fascino».
di CHIARA MERLI