Martedì 22 Dicembre 2009 - Libertà
Dio e natura protagonisti delle poesie di don Zuffada
Il libro "Canti delle mie valli del Nure, del Trebbia e del Tidone" presentato in Fondazione
Una poesia quotidiana, semplice, ma profondamente sincera. Dio e natura sono i binari su cui viaggia la poesia di don Virgilio Zuffada, autore del libro Canti delle mie valli del Nure, del Trebbia e del Tidone presentato dal presidente del centro studi "Igino Giordani" di Piacenza Renato Romersi nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano durante l'incontro "Insieme verso il Natale. Serata di auguri e amicizia animata dall'arte": è un uomo innamorato di Dio quello che l'altra sera ha dato voce ad una poesia concepita come un'autentica ricerca di senso, un sacerdote per il quale «le vere e più grandi poesie sono i Salmi» e «l'Apocalisse è il libro della nostra vita, di ciascuno di noi». Ed allora ecco che i suoi componimenti riprendono la musicale semplicità dei Salmi e il fiorire di immagini dell'ultimo libro della Bibbia: le valli piacentine, descritte amorosamente attraverso immagini miniaturizzate di armoniosa bellezza, si fanno rappresentanti di una natura che accresce l'uomo. Nella scansione lieve e sempre uguale dei ritmi dei giorni e delle stagioni, l'uomo si ritrova protagonista: nella visione della natura, del cosmo e della vita che procede incessante, il pensiero umano è chiamato a riflettere sul senso di sé e su quello di Dio. Ecco allora il motivo per cui è la natura ad offrire l'occasione per un approfondimento della vocazione: che sia quella religiosa o laica, non importa. La poesia si fa intermediaria: ai due estremi ci sono l'uomo e Dio, entità che nella semplicità del verso, nella musicalità della parola si comprendono, trovano una strada comune. Lo stesso ruolo è riservato all'arte; e non è un caso che il volumetto di don Virgilio Zuffada sia illustrato da una serie di immagini del pittore piacentino Bruno Grassi. «Mi sono attenuto molto alle descrizioni fornite nei singoli componimenti» ha spiegato il pittore durante l'incontro, a cui hanno partecipato anche Dina Bergamini, insignita lo scorso anno del riconoscimento dell'Antonino d'Oro, ed il vicario del vescovo monsignor Lino Ferrari, «e là dove si parlava di una strada, ho disegnato una strada; dove c'era una valle, ecco la valle. L'immagine del resto non deve essere sottoposta ad un discorso intellettualistico, ma deve essere una mediazione franca della parola, una finestra per la preghiera».
L'obiettivo è quello di un sentire comune, di una unione sotto il segno della poesia: «Il mio desiderio è che la poesia diventi comune poiché toglie la mancanza di speranza dal cuore» si augura don Zuffada. E la comunione si realizza anche attraverso l'incontro, nella relazione, «in quella stessa volontà di non chiudersi, ma di cogliere la tensione della vita che da sempre ha animato don Virgilio» aggiunge monsignor Ferrari: le poesie del sacerdote, lette con emozione da Bergamini, testimoniano la partecipazione dell'uomo all'umanità e al suo dolore, illuminato dalla fede di Dio.
di BETTY PARABOSCHI