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Domenica 20 Dicembre 2009 - Libertà

Trapianto staminali, 10 anni di eccellenza

sala colonne Nel convegno che celebra il decennale descritti i nuovi orizzonti applicativi delle cellule progenitrici
L'ematologo Vallisa: oltre 200 interventi compiuti, elevate le aspettative di vita

Non è detto che per fare ricerca innovativa - ottenendo risultati straordinari - si debba essere nei grandi centri ospedalieri delle metropoli. La dimostrazione lampante è l'ospedale di Piacenza. Dieci anni di trapianti di cellule staminali; dieci anni per diventare, in Emilia Romagna, uno dei pilastri fondanti di questa pratica clinica. Con un futuro di possibilità terapeutiche ancora da scoprire.
Ieri, nella Sala delle colonne del nucleo antico del nosocomio cittadino, si è stilato il punto della situazione su quanto è stato fatto, finora, nello studio e nell'applicazione nei trapianti di queste unità biologiche primitive non specializzate, dotate della singolare capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo. «Siamo partiti nel 1999 - fa notare Daniele Vallisa, responsabile dell'Unità operativa semplice di Ematologia e Trapianto di cellule staminali, intervenuto insieme a Luigi Cavanna, primario della divisione di Oncologia - nell'oncoematologia, con i trapianti per malattie come i linfomi, i mielomi e le leucemie. Le cellule staminali hanno dimostrato di poter curare bene i pazienti, allargando le possibilità d'utilizzo nei campi delle terapie rigenerative».
Alla fine degli anni Novanta si cominciò, infatti, con le staminali autologhe - ossia prelevate dallo stesso paziente - e nel 2002 l'attività clinica venne estesa alle staminali allogeniche, ovvero da donatore a ricevente consanguineo. Nel decennio, a Piacenza, sono stati eseguiti più di duecento trapianti sia autologhi che allogenici (ventotto questi ultimi). «Si tratta ancora di operazioni molto complesse - prosegue Vallisa -, difficili, che hanno anche un costo economico non indifferente: si parla di centinaia di migliaia di euro. Ma i risultati raggiunti, e la risposta dei pazienti, sono confortanti: molte persone che prima erano destinate a morire ora guariscono».
Anche per quanto riguarda l'ambito rigenerativo gli orizzonti sono estesi: si parla di applicazioni in ortopedia, odontoiatria, chirurgia vascolare, cardiologia, neurologia, gastroenterologia. «Nel futuro la sfida sarà quella di migliorare le tecniche - continua il dottor Vallisa - e diventare sempre più abili. Non si sa dove si potrà arrivare: sono campi ancora inesplorati». Ma l'esplorazione, fino a questo punto, ha permesso a Piacenza di diventare un centro d'eccellenza non solo in Regione, ma anche a livello nazionale. «E per questo tengo a ringraziare tutto il nostro staff medico-infermieristico, oltre all'Apl (Associazione piacentina contro la leucemia, ndc) e la Fondazione di Piacenza e Vigevano per il continuo sostegno».
Alla mattinata di lavori, ieri, aperta a medici e infermieri, hanno partecipato, tra gli altri, l'assessore comunale alla Cultura Paolo Dosi, il prefetto Luigi Viana, il questore Michele Rosato e l'assessore provinciale al Welfare Pier Paolo Gallini, che ha ricordato come «a Piacenza ci siano tutti i presupposti per un approfondimento scientifico di grandissimo livello, creando anche una rete di collaborazione con le università vicine».

Alessandro Rovellini

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