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Sabato 12 Dicembre 2009 - Libertà

Un tesoro di oggetti preziosi

Compilate 57mila schede relative a 307 parrocchie

piacenza - Avanza la catalogazione dei beni ecclesiastici della diocesi che, avviata nel 1998 per iniziativa congiunta della Cei e del ministero per i beni culturali, dovrebbe concludersi nel dicembre 2010. La situazione aggiornata è stata illustrata l'altro ieri nella Sala delle colonne del Palazzo Vescovile da don Giuseppe Lusignani, responsabile dell'ufficio beni culturali, in un appuntamento, "Le frontiere della catalogazione", che ha in particolare focalizzato l'attenzione sui manufatti in metallo prezioso a uso liturgico: calici, ostensori, busti reliquari, stauroteche, crocifissi, dei quali hanno parlato Susanna Pighi, del settore catalogazione dell'ufficio beni culturali diocesano, e Alessandra Civai, responsabile di "Arte in luce" di Bergamo.
Le schede compilate assommano complessivamente a 57mila, relative a 307 parrocchie delle 424 che formano il territorio amministrato dal vescovo di Piacenza-Bobbio. I pezzi con parti in argento, datati entro la fine dell'Ottocento, sono un migliaio. Con Pighi si è compiuto un excursus cronologico tra gli esemplari più significativi, dalla fine del Trecento a tutto il Settecento, nel quale si affermarono importanti botteghe di argentieri, legate alle figure di Giovanni Savini, Giuseppe Doria e i Filiberti, il padre Giuseppe e il figlio Angelo, di origine bresciana.
Gli arredi liturgici più antichi sono reliquari, nella tipologia architettonica. Civai si è soffermata sulla dotazione della Cattedrale, dalla fine del Cinquecento a oggi, mettendo in rilievo soprattutto l'operato del piacentino Angelo Spinazzi, orafo papale, di cui resta un ostensorio-reliquiario dorato di pregio, da confrontare con l'analogo pezzo del Collegio Alberoni. In Duomo rimangono testimonianze anche dell'attività degli argentieri Gaetano Magrini e Giuseppe Floriani. Oggetti che rimandano a protagonisti della vita della diocesi (come il reliquario settecentesco probabilmente realizzato in occasione della beatificazione del cardinal Burali o il calice appartenuto a monsignor Scalabrini) e all'evoluzione del gusto (il pastorale neogotico in metallo fuso dorato, della seconda metà dell'Ottocento). La catalogazione - ha precisato Civai - ha contribuito a chiarire il campo delle attribuzioni, ampliando il catalogo delle opere riferibili allo Spinazzi (un calice inedito) e al Doria (due reliquiari).
Don Lusignani ha ricordato come il progetto abbia ricevuto finanziamenti dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano (350mila euro) e dalla Fondazione Cariparma (140mila euro), oltre a una quota derivante dall'8 per mille. La base di partenza sono state le schede già elaborate dalla Soprintendenza per i beni storico-artistici di Parma e Piacenza, la cui soprintendente, Lucia Fornari Schianchi, ha ribadito l'importanza dei censimenti ai fini della tutela e della conservazione di un patrimonio spesso molto fragile, se trascurato. Le schede della Soprintendenza, fondata nel 1909, sono state nel frattempo digitalizzate: «Va però risolto il problema del controllo di queste informazioni, per poterle condividere online in piena sicurezza». L'iniziativa è stata organizzata dall'associazione Amici beni culturali Piacenza, di cui continua la campagna di tesseramento.

Anna Anselmi

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