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Sabato 2 Ottobre 2004 - Libertà

Dara: "Quella furtiva lacrima del '68, ricordo incancellabile"

Parlano i premiati

Il grande basso buffo Enzo Dara ha appena finito di deliziare da par suo il pubblico del Municipale con Ombretta sdegnosa del Missipipì. Gli applausi si sprecano, ma si fanno ancora più forti quando Dara fa segno di voler parlare e dice soltanto: "Il 7 gennaio 1968, in questo teatro, ho cantato un Elisir d'amore con Gianni Poggi". E se ne va, con l'aria reverente di chi, dicendo "Gianni Poggi", ha detto tutto. La commossa ovazione che scoppia in quel momento fa capire quanto Piacenza si porti ancora nel cuore quell'artista dalla voce carica di ogni dono di natura e dall'animo allegramente "popolare", che fu partner della Callas e stella della Scala e del Metropolitan. E fa capire perché, nella nostra città, il Premio Poggi non possa mai essere una serata di routine. Dara, in camerino, parla dei suoi progetti futuri come il "Laboratorio Dara" con cui insegnerà a giovani cantanti, nella sua Mantova, tutti i trucchi del mestiere sull'opera buffa del Settecento ("Quest'anno metteremo in scena Prima la musica e poi le parole di Antonio Salieri", anticipa) e ricorda con emozione vera quell'Elisir di 38 anni fa: "Poggi era già nella fase tarda della sua carriera, ma fece meravigliosamente Una furtiva lacrima". Anche Vincenzo La Scola, premiato per il suo magnifico Riccardo al Ballo di PiacenzaExpo, a dispetto della propria giovane età ha di Poggi un ricordo di prima mano. "Nell'85, quattro anni prima della sua morte, lo conobbi a un concorso al quale partecipavo: ricordo ancora l'emozione enorme che si impadronì di me ", dice La Scola, che ha appena debuttato trionfalmente nella parte di Don José in una Carmen diretta a Tokyo da Wung Chung e che a febbraio debutterà nel Trovatore a Busseto proprio mentre sarà impegnato con la Fondazione Toscanini, nella cittadina parmense, in un progetto in cui sarà "docente di canto all'Accademia Verdiana, preparando un cast di giovani per un allestimento della Traviata. Ho rinunciato a diverse offerte internazionali perché i miei impegni artistici non disturbassero la mia attività didattica. Come Carlo Bergonzi, ritengo che per insegnare non dobbiamo aspettare di esserci ritirati dalle scene: abbiamo il dovere di trasmettere ai più giovani ciò che abbiamo imparato". Isabelle Kabatu si dice "fiera di aver vinto un trofeo dedicato a un artista che ha scritto una pagina importante nella storia della lirica". E la piacentina Anna Maria Chiuri, orgogliosa per aver vinto un premio intitolato a tanto collega (e concittadino), commenta, assai a proposito: "A volte capita di essere profeti in patria".

(al. te.)

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