Domenica 13 Dicembre 2009 - Libertà
Admo: giovani, c'è bisogno di voi
volontariato A Piacenza esistono 4.750 persone disponibili a donare per salvare una vita
L'associazione donatori midollo osseo: urge ringiovanire gli elenchi
Dopo il boom degli anni Novanta l'età dei donatori di midollo è sempre più alta e, di pari passo, diminuiscono le possibilità che i trapianti vadano a buon fine. C'è bisogno di rimpolpare le file, dunque, a Piacenza come in tutta Italia. «Oggi, nella nostra provincia, il donatore medio ha più di 45 anni - ha ricordato Angela Rossi, biologa del Centro Trasfusionale di Piacenza -. Ma, il midollo osseo più è giovane e meglio rigenera». Tanto che a 55 anni si viene automaticamente cancellati dal Registro dei donatori. Il problema della scarsità di donatori (Piacenza, comunque, vanta 4.750 donatori attivi, in particolare donne) rende difficile la reperibilità di cellule staminali ematopoietiche, difficilmente compatibili, tra consanguinei e non. «Ogni 100mila individui esiste una sola persona geneticamente compatibile - ha spiegato Rossi -. Ognuno di noi possiede dei geni che ci rendono unici e che fanno in modo che il nostro organismo reagisca contro elementi esterni o anche contro cellule proprie se modificate, come nel caso del tumore». Per verificare la compatibilità viene effettuata una "tipizzazione Hla" attraverso una semplice analisi del sangue. «Si usa in caso di trapianto per stabilire la compatibilità tra il donatore e il ricevente - ha continuato la biologa -. Tra i fratelli la probabilità di compatibilità è del 25%, mentre sale al 50% con i genitori. Ma oggi le famiglie numerose scarseggiano, e questo complica le cose. È per questa ragione che sono nati i registri internazionali dei donatori».
«Più ampio è il bacino dei donatori e più aumentano le possibilità di trovare quei linfociti in grado di curare le malattie», ha sottolineato Daniele Vallisa, direttore dell'Ematologia di Piacenza, dopo aver ricordato alcuni dei miglioramenti ottenuti negli ultimi anni grazie all'utilizzo dei nuovi farmaci biologici, che in molti casi evitano anche il trapianto. «In passato di leucemia acuta mieloide si moriva, oggi invece si muore molto meno e la sopravvivenza è di ottimo livello - ha poi fatto notare -. A Piacenza su 7 trapiantati, 7 hanno avuto esito favorevole. Si sono ottenuti ottimi risultati anche nella cura della leucemia acuta linfoblastica (a Piacenza 1-2 casi annui) che grazie ai farmaci è risolvibile al 90% con un trapianto».
A Piacenza il Registro è stato istituito nel 1991 dal dottor Agostino Rossi. All'inizio le prime donazioni effettive venivano effettuate a Parma, poi anche nella nostra città è stato creato il reparto di Ematologia, il Centro trapianti e il Laboratorio di immunogenetica. «Oggi Piacenza è un centro trasfusionale d'eccellenza - ha ricordato Angela Letizia Cappello, responsabile Admo -. Un problema è la riqualificazione del Registro: oggi il donatore deve essere trovato in fretta e spesso vengono scelti quelli stranieri, i tedeschi in particolare, in quanto meglio tipizzati». Di qui, l'obiettivo del 2010 del centro trasfusionale piacentino: arrivare a tipizzare anche i donatori di seconda classe, per rendere più appetibili le donazioni.
Ilaria Molinari