Martedì 1 Dicembre 2009 - Libertà
L'attualità di San Colombano
Il medioevalista Franco Cardini ha ripercorso la storia del monaco
e ha parlato del rapporto tra l'Europa di oggi e quella del VI secolo d.C.
piacenza - Il viaggio per immagini sulle orme di San Colombano, che si può compiere fino al 4 dicembre negli spazi della Fondazione di Piacenza e Vigevano, è stato approfondito ieri all'auditorium di via Sant'Eufemia attraverso le relazioni di Franco Cardini, docente di storia medievale all'università di Firenze, e dei curatori della mostra, Paolo Gulisano e Mauro Steffenini, sugli aspetti di attualità della figura di San Colombano e sul rapporto tra l'Europa di oggi e quella del VI secolo d. C.
A introdurre l'incontro Daniela Braceschi, responsabile di Identità Europea Area Emilia, l'associazione che ha organizzato l'iniziativa, articolata anche in un progetto per le scuole superiori riconosciuto dal settore formazione del Comune di Piacenza. Il tema di carattere generale evidenziato da Cardini riguarda l'importanza di una ricostruzione storica che non tema di confrontarsi con i lati oscuri e contraddittori del nostro passato. Un esempio può essere proprio offerto dall'evangelizzazione dell'Irlanda, avvenuta nel V secolo per opera di San Patrizio, un nobile britanno, dunque affine alla cultura celtica dell'Isola di smeraldo. «Quella irlandese è una felice eccezione, in quanto di solito a livello fenomenologico - spiega Cardini - il cristianesimo si impose o attraverso la scelta del capo di un popolo, di una nazione che decideva anche per i suoi sudditi, oppure con la violenza». Quest'ultima fu la strada adottata nell'impero romano: «Alla fine del IV secolo l'imperatore Teodosio obbligò a diventare cristiani, scatenando una vera e propria persecuzione nei confronti del paganesimo, tanto da uccidere la bibliotecaria di Alessandria, Ipazia, e da chiudere la Scuola di Atene. In meno di un secolo il paganesimo fu spazzato via con la forza».
Nell'Europa settentrionale e nord-orientale Cardini ha citato il caso della Polonia, in cui fu il re a optare per il cristianesimo, mentre in terre limitrofe, tra il XII e il XIII secolo, provvidero le spade dei cavalieri teutonici a far aderire in massa alla nuova religione. In Irlanda invece Patrizio, entrato in conflitto con la classe dei druidi, riuscì a convincere la popolazione della bontà del cristianesimo, che si affermò «secondo modalità originali, con una sua liturgia e una peculiare organizzazione monastico-diocesana. L'arrivo degli inglesi costringerà però gli irlandesi ad aderire nel XII secolo al cattolicesimo romano e nel XVI secolo al protestantesimo. L'annoso odio tra inglesi e irlandesi, i quali volevano semplicemente rimanere se stessi, nasce da qui».
Alla diffusione del monachesimo irlandese, di cui Colombano fu uno degli esponenti maggiori, contribuì il desiderio di papa Gregorio Magno di rafforzare in occidente la struttura gerarchica della Chiesa, dando a Roma una funzione di controllo disciplinare e teologico, e di estirpare le eresie. I monaci irlandesi avevano il vantaggio - precisa Cardini - di muoversi rapidamente, organizzati in nuclei eremitici e più "leggeri" rispetto alle abbazie benedettine.
Della celere e incruenta, quasi miracolosa, conversione degli irlandesi ha parlato anche Gulisano, mentre Steffenini, presidente dell'Associazione Amici di San Colombano al Lambro per l'Europa, ha ribadito il legame tra San Colombano e il territorio piacentino- lombardo, nelle località che la stessa mostra invita a raggiungere: Bobbio, che accoglie la tomba del monaco irlandese, la Val Curiasca, ma anche i vari paesi che racchiudono il nome del santo nel toponimo.
Anna Anselmi