Giovedì 26 Novembre 2009 - Libertà
Auditorium S.Vincenzo: miracolo di trasparenza
Sala acustica ipertecnologica immersa negli affreschi a vista
La "nuova" chiesa di San Vincenzo è un miracolo di colore e di trasparenza. Il colpo d'occhio lascia senza fiato: ecco le tre navate dei Teatini, scandite da cupole e cappelle, in un trionfo di affreschi che culminano nel presbiterio. Qui campeggiano le grandi partiture pittoriche sul martirio del santo - la lapidazione, la graticola e lo squartamento, pittura suadente però, senza effetti che turbano - opera chiara e luminosa di Robert De Longe.
E nel bel mezzo di questa esplosione decorativa sei-settecentesca che corre su tremila e cinquecento metri quadrati, è racchiuso il nuovo grembo musicale ipertecnologico, come appoggiato dentro la chiesa. Si tratta di una sala acustica - l'unica fissa in Italia - montata su una pedana lignea digradante, circondata da pannelli totem trasparenti di policarbonato e con soffitti a tenda richiudibili. Può contenere 90 orchestrali. La pedana si allunga sino ad accogliere 164 poltroncine rosse per il pubblico. Non di più, per dare giusto respiro. Anche questa zona è circondata da raffinate tende color castoro, chiudibili - bastano 30 secondi - per raccogliere il suono. Ed è chiara la filosofia che guida la mano dell'allestimento: rendere sempre visibile la chiesa allo spettatore.
A governare tecnologicamente quest'area è una cabina di regia, un computer touch-screen per luci, tende, teleriscaldamento, telecamere. Mentre il dispositivo per vigilare sull'umidità di risalita è elettrocibernetico: un blando campo magnetico disturba le molecole dell'acqua e trascina via i cristalli di sale, quindi niente macchie.
La visita in anteprima al complesso di via Scalabrini, restaurato dentro e fuori, svela la straordinaria qualità del monumento che Piacenza ha riacquistato dopo trent'anni di chiusura, restaurato con cura certosina e gusto del dettaglio. Una decina di anni fa furono sistemati tetto e serramenti, poi il silenzio, interrotto dai lavori avviati dal Comune nel giugno 2007 e conclusi oggi. L'intervento previsto doveva essere più modestamente un consolidamento di affreschi e intonaci (1milione e 200mila euro furono stanziati dallo Stato), invece il Comune ha uno scatto di coraggio, decide di rilanciare e investe ancora 1milione e 300mila euro, approffittando di economie di scala per la presenza di ponteggi già in opera e risparmiando almeno 300mila euro, sottolinea Brambati.
Insomma, con queste due somme si è fatto tutto: i restauri (ci hanno lavorato una trentina di esperti della Barbieri Restauri di Modena e di Coop Restauri di Milano); la facciata di pietra e mattone con un finissimo frontone spezzato; la camera acustica, una gemma costata 100mila euro.
La sorpresa sarà grande il 16 dicembre, giorno dell'inaugurazione, con un concerto del maestro Riccardo Muti. Ma l'auditorium dall'acustica perfetta non sarà solo sala-prove per la Cherubini, entrerà a buon diritto nella dotazione della nascente Fondazione Teatro insieme al Municipale e alla Filo, spazio polivalente e versatile.
C'è orgoglio nell'assessore Ignazio Brambati («Una delle rare opere italiane iniziate e portate a termine») e nei tecnici per il risultato raggiunto. Questa è una rinascita corale, firmata da forze del Comune: Taziano Giannessi, responsabile unico del procedimento e coprogettista con Gino Scagnelli, direttore dei lavori; Stefano Bacchetta, direttore impianti elettrici, videoproiezioni, acustici; Giovanni Zangrandi e Alessandro Chiappa (impianti termo-idraulici).
Patrizia Soffientini
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