Sabato 14 Novembre 2009 - Libertà
Quei frammenti d'avanguardia
Alla serata sono intervenuti Fabio Milana, Angela Marinetti e gli artisti Xerra, Locatelli e Vegezzi
Nel libro "Nervosismi" di Gazzola presentato in Fondazione
piacenza - In Fondazione, l'altra sera Eugenio Gazzola con Fabio Milana e Angela Marinetti. E poi gli amici artisti e un libro, che poi è il libro di una vita del critico piacentino, s'intitola Nervosismi (Berti) e raccoglie la storia dell'Avanguardia piacentina in un percorso che ha inizio negli anni Sessanta e prosegue ancora oggi. Angela Marinetti ha condotto il dibattito, ha chiesto, ha posto domande. E allora ecco spiegato il perché di Nervosismi: «Lavorare con l'avanguardia - ha spiegato Gazzola - significa mantenere alto il livello di attenzione e di tensione. L'arte di cui ho parlato in questi anni è tesa al confronto con il proprio tempo. Il nervosismo è la condizione di chi sta all'erta, di chi non è mai pacificato nella ricerca artistica. Senza contare poi che un certo nervosismo è una condizione naturale per chi si occupa di espressioni artistiche che raramente ottengono il consenso dei media e delle istituzioni, questo titolo calza anche su di me».
Con l'ambizione di dare, attraverso l'avanguardia piacentina, un ritratto dell'avanguardia italiana al di fuori dei circuiti principali, è emerso durante la presentazione che a Piacenza l'avanguardia è stata una presenza significativa: «Se facciamo un confronto tra la produzione piacentina e quella di altre realtà emiliane vediamo la nostra in grande evidenza. La vicinanza a Milano ha reso questi artisti elastici e ricettivi. Il termine di paragone per loro non è la tradizione locale ma piuttosto il panorama nazionale. E abbiamo artisti che fanno parte dei circuiti internazionali». E allora i nomi sono tanti e molti artisti sono in sala: William Xerra, Maurizio Calza, Ugo Locatelli, Romano Bertuzzi che viene da un lavoro per niente figurativo, un autore che dialoga soprattutto con l'ambiente. Angela Marinetti ha aggiunto altri artisti che hanno rappresentato e tutt'oggi sono un punto di riferimento: Filippo Falaguasta, Giuseppe Ferri, Michele Lombardelli, Mauro Pecorini, Romano Tagliaferri, Giorgio Milani, Milena Prandi e tanti altri, per arrivare ai più giovani Chiara Camoni, Paolo Poggioli. «Ci sono poi alcune figure di collegamento fra tradizione e innovazione, come Ludovico Mosconi e Paolo Novara, Mosconi è stato un grande, uno dei più rappresentativi - ha commentato Gazzola - un amico, un uomo che ha trovato i percorsi più appropriati».
Fabio Milana ha posto argomentazioni di rilievo, accennando a un sistema e a un sottosistema di collegamenti dell'arte, che non ha riscontri in altri ambiti della cultura locale, evidenziando i tratti militanti della critica di Gazzola, una vocazione artistica maturata al di fuori di ogni percorso accademico, che contiene qualcosa di rigorosamente indigeno e di esotico, «in una mappatura di luoghi e di eventi, delle generazioni e delle personalità, che negli scritti di Gazzola si dispiega tra cronaca e storia e che risultano essere di grande pertinenza e interesse». Milana ha sollevato anche la questione dei luoghi in cui produrre arte, cui è stato risposto dall'autore, che è sintomatico come a dare spazio all'avanguardia siano persone che a loro volta avevano praticato nuovi linguaggi. «A Piacenza questi spazi non sono molti - ha detto Gazzola - anzi sono essenzialmente due: il Laboratorio delle Arti e Placentia Arte. Poi c'è un piacentino, Paolo Zoni, che ha aperto una galleria a Milano. Per il resto, il fascino dell'arte contemporanea sta nell'individuarla laddove viene prodotta». E il dibattito è proseguito con gli interventi di William Xerra e Ugo Locatelli, coi loro frammenti di storia dell'avanguardia, narrati con passione e con calore. Augusto Gughi Vegezzi ha sostenuto quanto la città di Piacenza sia stata ostica alle avanguardie. Quasi a voler chiudere un cerchio che non si chiude, perché il percorso artistico è in movimento perenne ed Eugenio Gazzola in questi anni è testimone e al tempo stesso "nervoso" protagonista.
Mauro Molinaroli