Domenica 15 Novembre 2009 - Libertà
Berlino oggi, luci ed ombre
L'altra sera in Fondazione incontro sulla Germania unificata con l'editorialista del Corriere della Sera
A vent'anni dalla caduta del muro le riflessioni di Nava e Antonini
piacenza - Riflessioni in chiaroscuro nell'auditorium della Fondazione: vent'anni dopo la caduta del muro di Berlino restano i calcinacci del muro, consacrato a luogo simbolo, restano gli 80 metri vicini a Potsdamer Platz visitati da una calca di turisti, resta la voglia di affermare «Ich bin ein Berliner», «Io sono di Berlino».
L'intuizione che un "cumulo" di calcinacci e di storia abbia in sé la carica aggregante necessaria per diventare "altro" da quello che esprime a vista, è evidente nella risonanza di un mondo che, a distanza di vent'anni, si interroga su un episodio che non riunì solo la Germania. Lo testimonia la risonanza celebrativa e mediatica che l'evento ha avuto un termini di ricorrenze, memorie, festeggiamenti, riflessioni. Anche Piacenza ha contribuito a ricordare un "pezzo di muro". E, con Piacenza, la Fondazione di Piacenza e Vigevano: a questo proposito, nell'auditorium in via Sant'Eufemia, l'altra sera, la direttrice dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea, Carla Antonini, ha presentato una riflessione su "1989-2009".
Vent'anni dopo e nodi ancora da sciogliere: a parlarne, anzi, a salire in cattedra considerata la formazione di un pubblico composto in prevalenza da studenti e docenti delle scuole superiori, Massimo Nava, editorialista del Corriere della sera e corrispondente da Parigi. Un'ora di dialogo e dibattito, dopo la panoramica storica della Antonini: una storia che ancora non ha chiarito alcuni nodi storici fondanti il muro e il suo crollo, secondo Nava, ha portato l'editorialista ad affermare che «il muro di fatto è caduto per caso, nonostante i numerosi processi di avvicinamento».
La casualità della storia e l'idea "precaduta" che il muro non avrebbe potuto esserci per sempre sono due dei cardini argomentativi portati come suggestione dal giornalista che ha sottolineato inoltre «il paradosso di una Germania che aveva paura della riunificazione e dei fantasmi del passato. Poi la caduta: i muri quando cadono sembrano popoli che si abbracciano, contrariamente a quanto accade con la caduta dei ponti che alzano "barriere" tra le sponde».
Nava ha evidenziato in ogni fattore della caduta l'altra faccia della medaglia: da un lato, il principio di autodeterminazione dei popoli, dall'altro una "colpa" della Germania unificata che fu «la prima a riconoscere l'indipendenza della Croazia contribuendo ai successivi dieci anni di guerra».
Infine l'editorialista ha ampliato la sua riflessione all'Europa, definita amaramente come «senza identità politica definita, senza politica estera, poco in grado di giocare le sue carte sulla scena internazionale: in fondo marcia solo se Berlino e Parigi vogliono farla marciare, tra lo scetticismo britannico, la scarsa capacità italiana di avere peso decisionale. Ad aggravare la situazione è subentrata la crisi economica, dalla quale ogni Paese sta uscendo in modo diverso. Al di là delle proiezioni future, è giusto celebrare, esaltare e ricordare la caduta del muro, una rivoluzione pacifica, una magica notte».
Elisa Malacalza