Mercoledì 18 Novembre 2009 - Libertà
Tampa, c'era una volta il melodramma in Italia
In Fondazione il direttore del Nicolini Dorsi ha aperto il ciclo di incontri della Tampa
Da 26 settembre di quel lontano 1835 fino ad oggi, «rapisce in estasi». È la Lucia di Lammermoor, opera di Donizetti con cui si è aperta la nona edizione del ciclo di incontri Il melodramma dell'Ottocento e la letteratura europea organizzati dalla Tampa Lirica in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, il Comune di Piacenza, il Conservatorio Nicolini e la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Analizzare l'opera lirica attraverso l'ascolto dei brani musicali più o meno celebri e la scoperta dei suoi precedenti letterari: ecco l'obiettivo degli incontri, che si svolgono tutti all'Auditorium della Fondazione di via Sant'Eufemia. L'altra sera è toccato al melodramma di Donizetti inaugurare la rassegna, presentata dalla presidente della Tampa Lirica Carla Fontanelli: l'opera, il cui libretto deriva dall'omonimo romanzo di Walter Scott, fissa gli archetipi dell'opera romantica italiana e delle sue caratteristiche vocali.
A presentarle l'attuale direttore del "Nicolini" Fabrizio Dorsi, che all'inizio della serata ha voluto ricordare il maestro Glauco Cataldo, scomparso pochi mesi fa; l'incontro ha visto anche la partecipazione del soprano Francesca Lanza, del tenore Luigi Albani e del baritono Valentino Salvini, accompagnati al pianoforte da Donatella Tacchinardi.
Dopo l'omaggio a Cataldo, Dorsi ha tracciato rapidamente una storia del melodramma in Italia: a cominciare dalla sua apparizione con Monteverdi nel Seicento come fenomeno di corte fino alla nascita dell'opera impresariale, l'opera lirica ha rappresentato un vero e proprio «fenomeno sociologico che garantisce l'intrattenimento e nel contempo va a sostituire l'antica piazza greca, l'agorà, come luogo di incontro».
«Non sono d'accordo con il premio Nobel Dario Fo quando sostiene che l'arte sia sovversiva rispetto al potere dominante» ha aggiunto il direttore del Conservatorio, «l'opera in musica è uno spettacolo che ben si coniuga alle finalità encomiastiche ed è funzionale al potere dominante».
È nel Novecento che il melodramma entra in crisi con il venire meno del linguaggio armonico tonale: iniziano allora ad essere rivalutate le produzioni operistiche di Monteverdi, Haendel e Vivaldi, le operette e persino i musical. «Diversamente dalla seconda metà dell'Ottocento, di Donizetti non si rappresentano più soltanto Lucia di Lammermoor, L'Elisir d'amore e Don Pasquale, ma anche le altre» spiega Dorsi, «benché le sue opere, insieme a quelle di Bellini, siano poco frequentate dai grandi direttori d'orchestra a causa di una scrittura musicale più funzionale alle voci».
Un'occasione unica dunque, quella offerta dall'incontro che ha permesso di riascoltare le arie indimenticabili di Lucia come la cavatina Cruda funesta smania con Salvini, le cabalette Quando rapito in estasi con Lanza e Verranno a te sull'aere con il soprano e Albani, il duetto fra Lucia e Enrico con Lanza e Salvini e il finale con la morte di Edgardo con il tenore.
BETTY PARABOSCHI