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Sabato 21 Novembre 2009 - Libertà

Sgarbi, tra cinema e letteratura

testimoni del tempo La editor di Bompiani ospite all'auditorium della Fondazione
L'ultima passione sono i film legati al panorama letterario

piacenza - Sarà meno nota del fratello Vittorio, eppure anche Elisabetta Sgarbi sa il fatto suo. Accolta l'altra sera da un pubblico particolarmente partecipe e interessato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, la scrittrice, regista ed editor letteraria è stata intervistata da Eugenio Gazzola. In un primo momento, come spiegato dall'invito, la studiosa sarebbe dovuta intervenire su un discorso a tutto tondo tra arte, industria culturale e libri: una testimonianza del tempo, come recitato dal volantino. Sempre sul volantino che pubblicizzava l'evento, la Sgarbi appariva in una foto colta con uno sguardo non rivolto alla fotocamera ma laterale: ed è stato questo l'approccio che ha mantenuto durante tutto il dibattito, a "tu per tu" con il pubblico piacentino.
Uno sguardo laterale dove niente è definito, ed è invece emerso un universo culturale particolarmente magmatico, in continuo rapporto tra la cinematografia e un nomadismo culturale che vuole far espatriare dal confine esclusivamente milanese la letteratura. E anche la voglia da parte delle case editrici di assecondare il gusto virtuale dei più giovani, realizzando minicomputer capaci di contenere una biblioteca, a disposizione del lettore del futuro. La passione attuale della carismatica autrice emerge con passione: film legati al panorama letterario, costringere un autore a uscire dalla pagina scritta per poter diventare cinema.
Lei, ferrarese e fiera di esserlo, capace di allestire eventi di successo «dove non c'è niente di salottiero o spocchioso come la Milanesiana da 1milione e 200mila euro circa», gestisce anche un forum, dove ha vagliato anche «scelte coraggiose, proponendo giovani autori inediti». «Ma - ha spiegato con amarezza - oggi ti sparano addosso con questa crisi se proponi una scelta ardua: e a chi viene voglia di essere Don Chisciotte? ».
Lei, innamorata della pianura e poco della montagna perché «impedisce allo sguardo di allargare il pensiero», non alimenta quella che qualcuno tra il pubblico ha definito una stucchevole diatriba tra parola e immagine: anzi, la sua ricerca sul cinema potenzia quest'aspetto. Come nella canzone da lei citata E ti vengo a cercare di Franco Battiato tutta la sua azione è impregnata del desiderio di un incontro, con l'arte, con lo sguardo del viandante. Questo è ricercato ad esempio nel suo film di 35 minuti Grunewald, Apparizioni, dove con una torcia illumina quello che avrebbe visto nel buio delle chiese il pellegrino tardo medioevale, provocando un moderno associazionismo in stile Blob: lei non è Enrico Ghezzi ma una persona che non confonde l'editore con la distribuzione, una che pensa che anche Marylin Manson abbia visto certe tele da bestiario medioevale. Passa dal dettaglio di una rosa a una natività, al dolore di un Cristo all'agnello: «Il cinema modernizza l'antico, ma l'arte ha un eterno presente; l'oro del Beato Angelico è una condizione dello spirito. Al tempo stesso, il corpo di Cristo martoriato produce un'esternalizzazione delle sofferenze dei lebbrosi e scende tra gli uomini», ha concluso al termine della proiezione del film la Sgarbi, tra gli applausi dei presenti, salutando la editor di Bompiani.

Elisa Malacalza

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