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Sabato 27 Novembre 2004 - Libertà

Vedova Allegra, gioiello di teatralità

Municipale - Successo per l'operetta di Léhar nella stagione del Bicentenario curata dalla Toscanini. Bella prova per la Sanguinetti e la Compagnia di Abbati

La "vedovanza", quando è musicata da Léhar, è una condizione che mette allegria. Se poi si tratta di un'operetta che ha compiuto cent'anni ma risuona sempre di neonata freschezza, grazie alla messa in scena di Corrado Abbati e della sua compagnia, ai coloratissimi costumi di Artemio Cabassi e alle accattivanti coreografie di Stefania Brianzi, allora gli applausi e le ovazioni, con più richieste di bis a scena aperta, grondano generose. E' successo l'altra sera in un esaurito Teatro Municipale, per La vedova allegra (fuori abbonamento nella stagione 2004-2005, curata dalla Fondazione Arturo Toscanini) interpretata per l'appunto dalla compagnia di Abbati, curatore della regia e attore (nel ruolo di Njegus), applauditissimo insieme a Fabrizio Macciantelli (il barone Mirko Zeta, ambasciatore del Pontevedro), Antonella Degasperi (Valencienne, sua moglie), Domingo Stasi (il conte Danilo Danilowitch, segretario d'ambasciata), Paola Sanguinetti (Anna Glavari), Giovanni Cucuccio (Camillo De Rossillon), Giada Bardelli (signora Bogdabowitch), Gabriele Bonsignori (Kromow, consigliere d'ambasciata), Francesca Dulio (Olga, sua moglie), Matteo Mazzoli (il visconte Cascada), Gianluca Spatti (Raoul di Saint Briosche). E poi grisettes, parigini, suonatori, pontevedrini: Francesca Araldi, Lucrezia Bencivenga, Stefania Brianzi, Silvia Del Zotto, Emanuele Giannasca, Bernard Shehu e Gianluca Spatti, acrobatici con duttilità col sottofondo delle scene di Alfredo Troisi. Applauditissimo anche il direttore d'orchestra Marco Fiorini, apparso in scena sul finale insieme agli interpreti e al costumista Artemio Cabassi, nonché alla bravissima coreografa Brianzi, che ha ricordato al pubblico la sua formazione artistica sotto la prestigiosa guida di Giuseppina Campolonghi. Un successo scontato, si potrebbe dire, poiché l'operetta di Victor Léon e Léo Stein, su musica di Franz Lehár, è da sempre l'emblema che meglio rappresenta il successo del genere. Per questo adattamento, Abbati è rimasto fedele alle sue intenzioni di riportare in scena "quella serenità a cui Lehár pensava cento anni fa", rispettando un capolavoro assoluto e al tempo stesso divertendo. Missione compiuta a Piacenza, l'altra sera, non solo per la bravura degli interpreti, tutti perfettamente in parte, gli splendidi vocalizzi e i movimentati balletti (dal Valzer al Can Can), ma anche alla comicità, incredibile e improvvisata di Abbati. Esemplare il momento in cui, durante un cambio di scena, improvvisa con Macciantelli alcune battute sulla festa che si sta preparando a Parigi: "E chi la paga, tu?", dice il barone al fido Njegus. "No, ho un'idea migliore: mettiamola sul conto di Reggi". "Megli di no, quello ha già tanti problemi!". E il pubblico scoppia in una sonora risata. Da sottolineare la leggiadra interpretazione del soprano Paola Sanguinetti, sostituta di Olga Adamovich nel ruolo della vedova Anna Glavari, che alla fine corona un matrimonio d'amore con il conte Danilo, unione che a felice anche l'ambasciatore di Pontevedro, preoccupato che l'eredità della vedova non esca dai confini. Insomma, una storia d'altri tempi e a lieto fine, nonostante gli innumerevoli tradimenti compiuti dalle mogli e gli "accordi di Stato" presi sottovoce, con la scusa di partecipare all'una e all'altra festa. Da questo punto di vista, a pensarci bene, il copione è attualissimo. Lo hanno capito gli interpreti della compagnia di Abbatti e lo ha capito il pubblico, che ha goduto di molti bis ed è tornato a casa non solo soddisfatto ma anche canterino.

Eleonora Bagarotti

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