Martedì 20 Ottobre 2009 - Libertà
All'"Officina" della compagnia piacentina fervono le prove per la coproduzione col Teatro Comunale di Modena diretta da Fabrizio Montecchi
E' entrato nel vivo a Piacenza, nell'atelier Officina delle Ombre di Teatro Gioco Vita, il progetto finalizzato alla messa in scena dello spettacolo-studio De L'Ombre Eterne, rappresentazione per voci, corpi e ombre da L'Orfeo di Claudio Monteverdi. Il debutto sarà il 13 dicembre a Modena, al Teatro Comunale Pavarotti.
Una prima fase laboratoriale si era tenuta nel mese di settembre, in questi giorni sono iniziate le prove per l'allestimento. Si tratta di una coproduzione Teatro Gioco Vita, Fondazione Teatro Comunale di Modena nell'ambito del Progetto Operafutura della Regione. Regia e scena sono di Fabrizio Montecchi, adattamento e riscrittura musicale di Bruno Moretti (da L'Orfeo di Monteverdi), disegni e sagome di Nicoletta Garioni, movimenti coreografici di Walter Matteini e costumi di Corinne Lejeune. In scena Silvia Beltrami, la piacentina Giuseppina Bridelli, Paolo Cauteruccio, William Corrò, Anna Maria Sarra, Andrea Zaupa.
«Il canto come ombra sonora. L'ombra come canto visivo - si legge nelle note di Fabrizio Montecchi sul progetto - Perché il canto e l'ombra sono generate dal corpo ma nello stesso tempo lo trascendono andando ad abitare un altro mondo, molto diverso dal corpo che lo ha prodotto. Soprattutto il canto lirico ha qualcosa di disumano, di oltre l'umano. E quei corpi, che di questo canto si fanno portatori, sembrano piccoli nella loro semplice umanità. Come l'ombra, che deforma i lineamenti del nostro corpo e ne altera le dimensioni, anche il canto espande i confini del corporeo verso l'incorporeo. Il canto lirico è anche parola, come l'ombra è anche figura. Assumono forme per veicolare significati. Ma entrambi trascendono i significati di cui si fanno tramite e ci comunicano sempre anche altro. E per questo, il più delle volte, ci conducono oltre il dicibile, nei territori dell'indicibile. E il corpo? Affiancare all'altrove poeticamente irraggiungibile del canto e dell'ombra la testimonianza presente del corpo. Perché è dal corpo che tutto prende vita. Il corpo è il "qui e ora" irrinunciabile del teatro».
Corpo, canto e ombra. A partire da questo, L'Orfeo di Claudio Monteverdi diventa il cuore del progetto di Teatro Gioco Vita e terreno di esercitazione laboratoriale. Su questo testo sarà realizzata un'operazione drammaturgica e musicale di smontaggio e rimontaggio, di sottrazione e depurazione, che permetterà di indagare relazioni "possibili" tra corpo, canto e ombra. Relazioni che permetteranno, a loro volta, di ricercare una qualità scenica, non propria del teatro d'opera, incentrata sul concetto di coralità e di non personificazione interprete-personaggio, voce-personaggio. Il teatro d'ombre sarà il linguaggio "in più", attraverso il quale si daranno corpo a queste diverse soluzioni di messa in scena. Inoltre, l'esplorazione di queste relazioni vorrebbe evidenziare aspetti di contemporaneità dell'idea, musicale, vocale e scenica del teatro di Monteverdi.
Il Progetto Operafutura - Laboratori per un nuovo teatro musicale della Regione Emilia-Romagna si propone di mettere in scena progetti drammaturgici concernenti l'opera lirica, pensati e proposti da compagnie teatrali di ricerca, ma prodotti e realizzati da teatri d'opera che mettono a disposizione le loro strutture e maestranze. Il progetto nasce dall'intento comune di quattro teatri d'opera (Bologna, Ferrara, Modena, Reggio) ed è pensato per i giovani: giovani artisti e pubblico giovane, inclusi studenti di scuole e università.
La ricerca di Gioco Vita nel campo musicale (confronto tra ombre e musica) ben si adatta. Le diverse esperienze che la compagnia ha condotto nel tempo legate al repertorio musicale classico sono nate principalmente dal bisogno di dare risposte estetiche e drammaturgiche alle nuove possibilità del teatro d'ombre contemporaneo. La rivoluzione tecnica, che ha trasformato questo linguaggio negli ultimi 20 anni, ha dato origine ad un mondo d'ombre completamente nuovo ed estremamente ricco di possibilità espressive. Questo ha posto il problema di ricercare drammaturgie non convenzionali, in grado di valorizzare la forza immaginifica e spettacolare di queste nuove ombre.
«Verificando nel tempo la grande facilità che ombra e musica hanno di esaltarsi reciprocamente - spiega il regista Montecchi - la domanda alla quale si è cercato di dare una risposta è stata: possono questi due linguaggi proporsi autonomamente sulla scena? E soprattutto: in quali modi? Da queste riflessioni sono nati una serie di spettacoli su musiche di Monteverdi, Gluck, Haydn, Debussy, Poulenc, De Falla, Stravinskij. Anche in questo caso, seppur attenti a farci interpreti delle intenzioni programmatiche del progetto Operafutura, il nostro profondo interesse rimane lo stesso: approfondire le infinite possibilità di interazione tra musica (e in questo caso anche, e soprattutto, il canto) e teatro d'ombre. Per questo, in questa nostra proposta, abbiamo voluto operare una scelta di campo chiara e scevra da ambiguità: "filtrare" testi operistici attraverso un linguaggio del teatro d'ombre contemporaneo, nella convinzione che, anche se lo spettacolo lirico nel complesso può sembrare anacronistico, gli elementi che lo compongono possiedono ancora notevoli capacità comunicative. L'obiettivo è quello di sperimentare nuove forme di messa in scena. Forme che trovino nel trinomio corpo, ombra, canto il loro centro».
De L'Ombre Eterne, dopo il debutto al Comunale di Modena il 13 dicembre, sarà in scena il 14 gennaio a Reggio Emilia, il 20 a Ferrara e il 2 febbraio a Bologna.
ETTORE BRENTA