Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Mercoledì 21 Ottobre 2009 - Libertà

Verdi, quanto stress con papà Carlo

Il musicologo Landini: «Ma Barezzi fu un padre putativo decisivo»

piacenza - C'è qualcosa che accomuna Giuseppe Verdi ed Italo Calvino. Cosa c'entra il cigno di Busseto con l'autore di Marcovaldo e Se una notte d'inverno un viaggiatore? Basta chiederlo agli Amici della Lirica: come ogni anno il sodalizio guidato da Sergio Buonocore allestisce una serie di conferenze-concerto con cui aprire la stagione musicale. Si intitola Il castello dei destini incrociati l'edizione di quest'anno dedicata alla trattazione dello scontro generazionale nel melodramma verdiano: tre incontri, sotto l'insegna dell'opera calviniana, per analizzare a fondo il rapporto tra genitori e figli nella produzione di Verdi.
La prima conferenza-concerto si è svolta l'altra sera nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano: Padre mi strazi l'anima, questo il titolo dell'incontro, condotto dal critico e musicologo Giancarlo Landini con la partecipazione del baritono Roberto Servile e del soprano Manami Hama, accompagnati al pianoforte da Gianfranco Iuzzolino.
Parlare della produzione verdiana significa inevitabilmente soffermarsi sulla biografia di Verdi, «a cominciare dall'amato e discusso padre Carlo per proseguire con i vari padri putativi: è in questa categoria che io inserisco il più noto, Antonio Barezzi» spiega Landini. Dai padri reali a quelli sulla scena: lo studioso conduce gli spettatori tra i segreti delle opere più o meno note di Verdi, concentrandosi sul conflitto generazionale che le domina. «Il principio fondamentale che regola i personaggi verdiani e le vicende ritratte è l'onore» va avanti Landini, «l'offesa dell'onore costituisce la causa scatenante del conflitto fra genitori e figli: basti pensare alla vicenda narrata in Oberto conte di San Bonifacio, al dramma della figlia Leonora, sedotta ed abbandonata».
Anche Abigaille non sfugge al confronto generazionale: «E' la figlia illegittima, che si intrufola sottilmente nella vita di Nabucco» spiega Landini, «quando Abigaille muore, il padre non ha un fremito di compassione per lei: l'onore deve prevalere. Nel mondo verdiano regna il principio dell'inesorabilità».
L'analisi delle opere si unisce al belcanto: Hama esegue alla perfezione la cavatina e la cabaletta di Abigaille dal II atto del Nabucco, gli applausi scattano potenti nel successivo duetto con Servile tratto dal III atto. Il baritono è l'acclamato protagonista della serata: dà voce accorata al «dramma della paternità crocifissa» de I due Foscari, commuove nel «canto alato in pianissimo» dal Simon Boccanegra in cui il Doge riabbraccia la figlia Amelia Grimaldi, devasta nel disperato ed irato ruggito di Rigoletto contro i «cortigiani, vil razza dannata». Ottima la performance della Hama, sia in duetto che da sola nell'impeccabile esecuzione dell'aria Tu punisci o mio Signore da Luisa Miller. Il tutto con il puntuale accompagnamento di Elio Scaravella.

Betty Paraboschi

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio