Venerdì 2 Ottobre 2009 - Libertà
«Educare alla musica per educare alla vita»
Parla il venezuelano Izcaray, domenica sul podio per la Concertistica al Municipale
piacenza - Il sole di primo autunno continua a riscaldare gli animi ed è già tempo di Stagione concertistica, che domenica al Teatro Municipale sarà inaugurata alle 20.30 sulle note di Haydn, Ravel e del giovane compositore umbro Riccardo Panfili. Se il concerto, curato come il resto del cartellone 2009/2010 dalla Fondazione Toscanini, si avvarrà anche della presenza del mezzosoprano Elena Belfiore nelle tre liriche di Shéhérazade, sul podio a dirigere l'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, che suonerà anche la Sinfonia n. 90 di Haydn, ci sarà Carlos Izcaray.
La giovane bacchetta venezuelana, vincitore di numerosi premi tra cui il premio speciale della Filarmonica Arturo Toscanini all'8° Concorso internazionale di direzione d'orchestra Toscanini/Sinopoli, oltre a vantare una ricca attività concertistica, con una vastissima gamma di repertorio, è anche pedagogo nel celebre sistema delle orchestre giovanili del Venezuela creato da José Abreu. Lo stesso che ha portato nel mondo un'altra celebre bacchetta, quella di Gustavo Dudamel.
E da questo sistema, che non è solo di carattere musicale ma culturale, sociale ed educativo nel senso "umano" più completo, parte la nostra conversazione con il brillante maestro, entusiasta di trovarsi qui in Italia e, un po' come Dudamel, forte di un atteggiamento simpatico e sorridente (il che, in ambito classico-accademico, non guasta affatto..).
Maestro, il Venezuela è oggi un Paese verso cui volgere lo sguardo, in campo educativo e musicale... Può parlarci, in sintesi, del cosiddetto sistema?
«Il sistema è un esperimento molto importante che coinvolge i bambini, anche quelli "di strada", e provvede a dare loro un'educazione, musicale e non solo. Usiamo infatti la musica, fin dall'infanzia e proseguendo lungo tutto l'arco della crescita, come strumento di educazione alla vita, attraverso il quale si impara a suonare ma anche a lavorare insieme, socializzare, lavorare seguendo una disciplina. Questo è, in sintesi, l'obiettivo primario del sistema».
Dall'Italia, dove la musica ha sempre meno spazio e sostegno nelle scuole e nei teatri, vi invidiamo..
« (Risata, ndr). Siamo molto fieri. In effetti, sebbene l'Italia abbia una tradizione musicale di grande importanza in tutto il mondo, il mio obiettivo, quando giro il mondo e dirigo, come nel caso del concerto al Municipale, è anche e soprattutto quello di diffondere questo messaggio: il futuro del mondo è legato all'educazione dei bambini e questa deve passare attraverso la musica. La musica, più di altre discipline, educa alla vita. La mia è una vera e propria sfida, forse una missione».
Suppongo che anche dirigere una composizione nuova, come quella di Panfili, rappresenti una sfida. Con Haydn, in fondo, si va sempre sul sicuro.
«Uno degli aspetti che preferisco dell'essere direttore d'orchestra è lavorare con nuovi compositori contemporanei. Perché un nuovo capolavoro può trovarsi dietro l'angolo. Ed è una grande sfida scovarlo e proporlo, come dice lei».
Lei ha vinto il premio intitolato a Toscanini, che immagino conoscesse bene. Cosa ha provato, nel riceverlo?
«E' stato un grande onore ricevere questo premio. Anche mio padre era direttore d'orchestra, quindi, deve sapere, io sono cresciuto circondato dalla discografia di Arturo Toscanini. L'ho conosciuto e ammirato sin dall'inizio. Credo si possa facilmente immaginare, dunque, l'emozione che provo nell'essere qui a dirigere l'orchestra che porta il suo nome, nella sua terra d'origine».
Dopo il concerto al Municipale, dove porterà la sua "missione"?
« (Risata, ndr). Intanto, essendo l'Italia un Paese straordinario, dedicherò qualche giorno a visitare le vostre città più belle. Poi tornerò in Venezuela e, successivamente, dirigerò concerti in Colombia e in Argentina, dove lavoro spesso. Ma anche in Svizzera, con l'Orchestra di Losanna. E poi spero proprio di tornare in Italia».
La conversazione con Izcaray si conclude con un piccolo rammarico, quando gli spiego che domenica dirigerà in una città dove il Conservatorio di musica sta soffrendo, non solo, in generale, per i tagli del governo ma anche per le infiltrazioni d'acqua. Sarebbe bello ospitare più spesso i portavoce del sistema venezuelano. E, magari, unirsi a loro nell'arduo - ma doveroso - intento di parlare a chi deve sostenere la musica e l'educazione. «Bisogna insistere - osserva Izcaray - affinché i politici comprendano».
Eleonora Bagarotti