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Lunedì 28 Settembre 2009 - Libertà

Conoscenza, chiave magica per aprire al bene comune

Giorgio Resta alla Fondazione di Piacenza e Vigevano

La globalizzazione ha rimesso in discussione le certezze acquisite dalla società di massa e ha obbligato a riscriverne principi etici e morali. Come nell'insieme dei valori caratterizzanti la conoscenza, «parola chiave» di informazione e media ma ancor più di scienza e tecnica. Il "Festival del diritto" non poteva prescinderne e Giorgio Resta, all'auditorium della Fondazione, ha delineato l'attuale situazione. Introdotto da Stefano Rodotà, Resta - docente di Diritto comparato all'Università di Bari - ha sottolineato come «il giurista si confronta da sempre con la conoscenza, snodo cruciale oggi per la cittadinanza». Emblematico "In the family", film americano dove alla protagonista vengono diagnosticate - in percentuali relative - gravi malattie curabili solo da certe multinazionali per presunte esclusive. «Solo le invenzioni sono brevettabili, queste ditte violano la Costituzione, c'è monopolizzazione privata della conoscenza» accentuata da un mercato che limita la libera ricerca. «Emergono due diverse accezioni di conoscenza: sottile, relativa al capitale umano che determina una crescita economica; forte, pre-condizione per esercitare diritti fondamentali». Ma la conoscenza deve rimanere «bene che può essere consumato da più soggetti del network con effetti cumulativi. I privati non hanno incentivi sufficienti per stimolare informazioni socialmente utili come già scrisse il presidente Jefferson». La Corte suprema Usa ammette brevetti possibili in laboratorio, dal 1980 concede alle Università di brevettare risultati finanziati dal Governo. Nel 1998 gli Usa. promulgarono una legge per adattare i diritti d'autore alle reti telematiche. Se da un lato c'è una trasformazione della tecnologia per proteggere i risultati, dall'altro non è detto che la maggior chiusura garantisca la massimalizzazione dei profitti. Come uscirne? Bisogna recuperare il pubblico non come proprietà dello Stato o brevettazione di una Università ma valorizzazione della conoscenza elevata a bene comune, funzionale all'esercizio dei diritti elementari. Inevitabili allora tre conseguenze: «formazione di movimenti di opinione; diritti fondamentali tutelati dalle Corti di giustizia; supporto alle pratiche sociali che configurano la conoscenza come bene pubblico accessibile a tutti».

Fabio Bianchi

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