Sabato 26 Settembre 2009 - Libertà
Matrimonio nuova frontiera per i diritti negati ai gay
I provvedimenti di diniego delle nozze sono stati depositati alla Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sull'illegittimità
Oscar Wilde, genio della letteratura mondiale, fu condannato ai lavori forzati per la sua omosessualità, ma questo è stato nell'800. Nell'Italia del 2009 i picchiatori di omosessuali se la cavano con la condizionale, il che significa neppure un giorno di carcere.
Un quadro dei diritti « a dir poco precario - ha dichiarato l'avvocato Francesco Bilotta - a parte il Decreto legge 216 del 2003, di condanna della discriminazione sul lavoro, non esiste altra norma a tutela dell'orientamento sessuale».
Il tema è stato al centro del confronto ieri pomeriggio, all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, fra Maria Giovanna Cammi, psicologa, Laura Calafà, docente di diritto del lavoro all'università di Verona, Domenico Alfarone dell'Associazione Tematiche Omosessuali di Piacenza e Valeriano Scassa, presidente Arci Gay Piacenza.
Ha sgombrato il campo dai pruriti, che colgono il pubblico quando si parla di tale argomento, la psicologa Cammi ricordando che, dal 1973 l'orientamento sessuale è stato depennato dall'elenco delle patologie mentali «e nel 1993 anche l'Oms si pronunciò in tal senso, perché la diversità fa parte della norma, va semplicemente accettata». «Nella vita quotidiana - ha spiegato la Cammi - gli omosessuali, che soffrono di ansie e depressione, sono vittime di mobbing sul lavoro, in famiglia e nella società». La vera discriminazione nei confronti di questa fascia della popolazione è il silenzio, tant'è che «il diritto e l'omosessualità - ha spiegato la docente Calafà - si sono intrecciati pochissimo nel nostro Paese, come manifesta la scarsità di cause nei tribunali, mentre la Corte europea ha fatto passi da gigante in Italia il problema dell'orientamento di genere è lontano dai diritti civili e dal welfare».
La genesi di tanto silenzio è stata motivata da Francesco Bilotta, docente di Diritto privato all'università di Udine e cofondatore della rete Lenford per i diritti degli omosessuali. «Nel nostro Paese il reato di omosessualità è stato cancellato dal codice Rocco perché "in Italia non ce ne sono", era cioè la negazione più totale salvo poi a mandarli al confino durante il fascismo, un silenzio assordante». L'assenza di cause davanti ai giudici denota la carenza di una strategia pubblica per affrontare il tema della discriminazione: «Le sentenze - ha dichiarato Bilotta - sono come mattoni, ci sono 20 cause contro il diniego di pubblicazioni matrimoniali avanzate da coppie dello stesso sesso, due di questi procedimenti sono rimessi alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sulla legittimità, o meno». Ma se il diritto si occupa solo di discriminazione non si arriva al nocciolo della questione, che ha carattere culturale: «Bisogna prevenire - ha concluso il relatore - e lo si può fare istituendo un'autority contro le discriminazioni perché, come recita la sentenza della corte degli Usa, quando nel 2003 mise fine alle leggi che punivano la sodomia, "il cuore della libertà è il diritto di scegliere il senso della propria vita».
Maria Vittoria Gazzola
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