Sabato 19 Settembre 2009 - Libertà
Piacenza: la relazione, la cura e i diritti del malato
dalla prima pagina
Certo sono passati oltre trent'anni dalla provocazione lanciata da Ivan Illich nel suo libro "Nemesi medica" (dove si sosteneva che la sanità ammala) e sono sicuramente cambiate molte cose, tuttavia l'idea della centralità della persona nel processo di cura è tutt'altro che garantita sotto tutte le latitudini del nostro sistema sanitario.
La comunicazione può curare ma in alcuni casi anche deprimere, umiliare le persone che si sentono trattate come oggetti senza diritto di parola.
La preoccupazione di competenza specialistica e di strumentazione tecnica d'avanguardia, sicuramente fondamentale, non può porre in secondo piano il valore fondamentale della relazione, dove medici e personale sanitario non sono affatto sminuiti ma semmai valorizzati dal coinvolgimento attivo di chi si affida a loro.
E non è solo questione di informare, tutelare la privacy, garantirsi l'aderenza terapeutica e la collaborazione del paziente, si tratta di andare oltre e riconoscere la possibilità di una coralità in quella cha Manghi, rifacendosi a Bateson, chiama la relazione triadica tra il personale sanitario, il paziente, la sua rete.
Nei paesi scandinavi in psichiatria prima di decidere il progetto terapeutico viene convocato un incontro collegiale tra i curanti, la persona, i componenti della sua cerchia familiare e amicale.
E' la prospettiva affascinante del coro che cura dove ognuno mantiene ben saldo il proprio ruolo ma insieme si costruiscono opportunità di salute e di ben-essere.
Il Convegno di oggi è l'incoraggiante atto finale di un progetto di ricerca biennale che ha visto Svep, Azienda sanitaria locale, Ordine dei medici, Collegio degli infermieri, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Tribunale per i diritti del malato, Associazione amici dell'hospice, Associazione autonoma diabetici piacentini, fianco a fianco con l'obiettivo di radicare questa nuova cultura basata sulla reciprocità, la qualità della comunicazione, il protagonismo di operatori e pazienti.
Giuseppe Magistrali