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Domenica 6 Settembre 2009 - Libertà

Il Tar non si è ancora pronunciato sulla depubblicizzazione dell'ente

La Fondazione Pinazzi Caracciolo

Con l'istituzione dell'Asp (Azienda servizi alla persona) "Città di Piacenza", l'Amministrazione comunale ha raggiunto un risultato molto importante. La sinergia di più realtà storicamente significative, come la casa di riposo "Vittorio Emanuele" e gli Ospizi Civili, infatti porterà sicuramente vantaggi alla città, perché fornirà più risposte mirate e coordinate per far fronte al bisogno che coinvolge la popolazione, dai bambini alle donne in difficoltà, agli anziani…
Purtroppo, però, su "Libertà" sono apparse notizie errate, in un primo tempo riferendo dell'avvenuta inclusione della Fondazione Pinazzi Caracciolo nell'Asp, che non risponde al vero, e in un secondo tempo, in sede di rettifica, affermando che sull'adesione "pende un ricorso legale": il che sembra quasi un'opposizione alla fusione, un cavillo per far perdere tempo e ritardare la costituzione dell'Asp.
Mi sembra pertanto d'obbligo rendere noto, a onor di chiarezza, che la sentenza del Consiglio di Stato ha sospeso il provvedimento della Regione, che aveva esautorato il Consiglio d'Amministrazione della Fondazione da me presieduta, nominando un commissario ad acta per deliberare l'adesione all'Asp. La sospensione del provvedimento regionale è stata deliberata in attesa di esaminare nel merito la questione ed eventualmente disporre per la definitiva privatizzazione della Pinazzi Caracciolo, rendendo giustizia alla situazione reale.
Questo significa non solo che il TAR non si è ancora pronunciato nel merito della questione della depubblicizzazione dell'ente in oggetto, ma anche che le ragioni sostenute dalla Fondazione Pinazzi Caracciolo non sono poi così infondate.
Rimarcando che l'ente è, ad oggi, completamente autonomo, è opportuno ricordare che la Pinazzi Caracciolo nacque per iniziativa di un privato, monsignor Giuseppe Pinazzi, con denaro offerto da privati, senza mai avere alcun aiuto dall'ente pubblico, rimanendo funzionalmente legata al mondo cattolico. La comunità ecclesiale piacentina ha voluto e sempre sostenuto l'ente. Nel marzo scorso, un gruppo di sacerdoti piacentini ha promosso una petizione indirizzata al vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Gianni Ambrosio, perché intervenisse per impedire la pubblicizzazione dell'ente, perché la sua identità religiosa venisse salvaguardata.
La Fondazione Pinazzi-Caracciolo, che ha svolto attività di carità sul territorio in ambito cattolico (anche con la costituzione di una congregazione di suore infermiere), è nata quale istituto per poveri scrofolosi, ed ha operato fino al 1930 come istituzione privata. Nel 1932 fu steso un nuovo statuto e l'ente assunse il nome di Istituto climobalneare, pur mantenendo il carattere fortemente religioso con la costante presenza di un cappellano, e con un cda composto da 5 membri: il fondatore (alla cui morte il Vescovo avrebbe nominato il sostituto), 2 componenti nominati dal Prefetto e 2 dal Podestà.
La depubblicizzazione non era, e non è, una privatizzazione fine a se stessa, bensì rientra in un progetto di fusione di altrettante realtà, come quelle dell'Asp "Città di Piacenza", sempre con un'impronta mirata al sociale, ma giuridicamente autonoma e con capofila l'istituto Madonna della Bomba-Scalabrini, e quindi legata al mondo cattolico, non in contrapposizione all'ente pubblico né in concorrenza, ma semplicemente a servizio della comunità.
Lo scopo del nuovo ente (somma degli scopi degli enti che ne faranno parte), sarà quello di fornire servizi di accoglienza, cura, assistenza ed accompagnamento a persone, minori, adulti ed anziani, in stato di disagio fisico e psichico, anche correlato a dipendenze o abuso di sostanze psicotrope, che necessitano di interventi terapeutici, ambulatoriali, semiresidenziali e residenziali, finalizzati per quanto possibile al loro reinserimento sociale.
Meraviglia che negli ambienti politici locali si siano attribuiti alla resistenza della Pinazzi-Caracciolo i continui ritardi nella costituzione dell'Asp. Cosa smentita dai fatti, dato che, alla fine, tale Azienda si è costituita anche senza la nostra Fondazione. Evidentemente i ritardi erano dovuti ad altri motivi, forse alla mancanza di accordo sulle modalità di costituzione o sull'assegnazione delle cariche.

di UMBERTO CHIAPPINI, Presidente Fondazione Pinazzi Caracciolo

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