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Martedì 25 Agosto 2009 - Libertà

Vigo, il dolce sapore del passato Lassù nella valle alpina

"A ventiquattro anni si comincia ad avere il senso del tempo. Le esperienze vissute si distinguono bene l'una dall'altra e si intravvede il segno che lasciano per confermarlo o abbandonarlo lungo gli anni.
Sarei retorico se ora esaltassi Vigo e dicessi che tutto è stato perfetto. "Vigo" è come un amico: si è amici anche perché si riconoscono con benevolenza i reciproci limiti. Sono però contento: "Vigo" non mi mette nelle condizioni di chi, uscito dalla giovinezza, rifiuta cose, persone e luoghi incontrati. Piuttosto, non mi fa più dimenticare che la serenità e la gioia vengono dallo spendersi per qualcosa che sai importante per te e per gli altri; e l'essenziale per la vita di un uomo è sapere il senso di quello che vive, accogliere i veri valori, conoscere il Vangelo e poi avere tempo per crescere, dialogare, faticare, giocare, meravigliarsi, pensare e pregare in libertà.
Ma questo lo capisco meglio adesso, perché allora era soprattutto la generosità a guidare, e "Vigo" era sì servire i ragazzi in quei valori, ma significava anche amicizia, avventura, essere protagonisti, spensieratezza. E intanto si maturava, alle prese con le prime responsabilità.
Non è poco, oggi, poter vivere un'adolescenza serena: Vigo ha contribuito a permettermelo e gliene sono molto riconoscente". (Chicco Corti -1980)
"L'invito di cari amici, mi ha fatto decidere a partecipare, per la prima volta, alla settimana a Vigo per famiglie. Queste le speranze alla partenza: riposo, aria pura, bei paesaggi, qualche nuova amicizia.
Al ritorno, ecco il bilancio: una fra le esperienze più belle, piene e significative della mia vita, un'esperienza che, specialmente ora, a casa, mi pare unica e irripetibile.
Mi hanno colpito il senso di familiarità, di amicizia, di aiuto reciproco, le premure rivolte ai "nuovi", le attenzioni per i non parrocchiani, i non piacentini, i non italiani, il rispetto e l'amore per i più piccoli, lo sforzo di ognuno perché ogni altro si sentisse oggetto di riguardi particolari e contemporaneamente si sentisse libero.
Mi hanno lasciata muta la preparazione spirituale di tanti, lo spirito d'iniziativa di altri, l'umiltà e la silenziosa disponibilità di altri ancora o, addirittura, la poliedricità di alcuni che, da attenti ascoltatori e interpreti della Parola, sapevano trasformarsi con facilità in instancabili portatori di scorte alimentari, cantastorie per i bimbi; esilaranti animatori dei giochi serali.
E' stata sì una breve parentesi che però pareva si dovesse chiudere con gli ultimi saluti e la tristezza della partenza e che invece io, come tutti credo, ci ritroveremo ancora per tanto tempo aperta.
Le riflessioni dell'ultimo giorno si imperniavano sul seguente tema: "Hai ricevuto un seme, piccolo se vuoi. Fallo crescere". Allora dico: grazie Vigo, per questo seme prezioso, grazie agli amici che hanno vissuto con me questi giorni, grazie a don Giancarlo la cui presenza era viva fra noi, grazie Gesù, perché eri là ad aspettarci. " (anonima)
"Carissimo Don Giancarlo, mi permetta di rivolgermi a Lei con affetto perché grande è la riconoscenza per quanto sta facendo per i nostri ragazzi. Sono Ornella, la mamma di Giuseppe e, accogliendo il suo invito - ovvio ma così lontano per la nostra cecità di cuore - a scrivere ai nostri figli, sento di voler scrivere prima a Lei che con tanto cuore ha voluto ringraziare le famiglie che Le hanno affidato i ragazzi. Grazie, dal profondo, per queste opere coraggiose attraverso cui - strumento di Dio - fa dono dei suoi talenti.
Ho saputo che lunedì mattina Lei era già a Pieve dai suoi bambini, nonostante la giornata di domenica (gita genitori n. d. r.) senz'altro faticosa e il viaggio di notte; i pensieri senz'altro vertiginosi per organizzare meglio il suo tempo e rendere la sua presenza il più efficace possibile: vero manager di quella grande multinazionale che è il Regno di Dio.
Ai bambini - ricordava Lei nell'omelia - dobbiamo tangibilmente far sentire che li amiamo: con questi pochi miei pensieri vorrei sentisse che anche a Lei vogliamo bene, con l'augurio che l'entusiasmo e la forza delle sue opere ci coinvolgano sempre di più e ci aiutino a mantenere l'impegno di far germogliare i semi che con tanto sacrificio Lei pone nei cuori dei nostri ragazzi. " (Ornella)
La testimonianza di una famiglia milanese
Non è solo il ricordo e la bellezza dell'ambiente dolomitico a farmi sentire la nostalgia, la cosa più bella che io e mia moglie abbiamo trovato sono stati gli amici.
Trovarsi tra cristiani, vivere intensamente la nostra fede, in giorni difficili come i nostri, non solo è bello ma ricarica le pile della grazia.
Io, poi, ho ritrovato quell'ambiente un po' pazzo e di sani divertimenti che avevo conosciuto nell'Azione Cattolica, ormai più di quindici anni fa.
Non so se potremo di nuovo incontrarci, noi lo speriamo, ma intanto ringraziamo Dio, don Giancarlo e tutti gli amici per quello che abbiamo ricevuto. (Enrico ed Ester Bava)
A Vigo si prega
Il termine "campeggio" può far pensare ad una vita dura, ad un ritorno alle origini. In effetti, anche se restano alcune difficoltà, grazie ad una moderna organizzazione abbiamo potuto valorizzare meglio il tempo dedicato a ciascuna iniziativa.
Oltre al gioco, le gite, il lavoro, il riposo, a Vigo ha un posto fondamentale la preghiera. La giornata - dopo sveglia, pulizia e colazione - aveva inizio con un pensiero forte rivolto al Signore. Buona abitudine era di esprimere un'intenzione, dopo aver meditato su una Parola adatta ai ragazzi.
La vita a contatto con la natura dava lo spunto per pensare a qualcosa di più profondo. Buona guida delle nostre escursioni sono stati alcuni passi del "Breviario dell'Alpinista".
La tappa fondamentale del nostro cammino di Fede veniva nel tardo pomeriggio con la Messa, profondamente in stile con la vita di comunità che ci eravamo impegnati a condurre. Dalla Messa si attingeva un grande insegnamento: rivedere il nostro impegno, riflettere sulle difficoltà e sui successi. E' servito molto far preparare la Messa ai bambini: ciascuno di loro si sentiva veramente partecipe.
La sera, l'ultimo pensiero era rivolto ancora al Signore. In cappellina ognuno ripensava alla giornata trascorsa ed andava a riposare con la speranza che il domani sarebbe stato ugualmente felice e produttivo. (Educatore Dando Luppi 1973)
La missione del prete al campeggio coi ragazzi
Lungo i sentieri delle Dolomiti si trovano spesso gruppi numerosi di ragazzi e giovani con in mezzo a loro - sempre - un prete. Una casa, delle tende, zaini, giacche a vento; passeggiate, scalate, canti, falò; ragazzini dall'aria di città, giovani e ragazze: tutto converge attorno a un prete. Questi ragazzi credono nel prete che li guida, e lo ascoltano.
Per loro al campeggio il prete è tutto: mamma che ti dice di copriti e di mangiare; papà che ti fa sentire forte e coraggioso; sacerdote che ti dà l'Eucarestia e la serenità del cuore con le Messe così diverse dal solito.
Ed anche il prete, che in realtà deve fare tutto (autista, baby-sitter, guida, economo, pacere, ecc.) si sente sacerdote pienamente. Perché a misura della sua donazione, del suo stare con loro, si sente felice: fa vivere ai ragazzi momenti forti di cristianesimo, li fa misurare in tante qualità umane e cristiane. A lui rimane la convinzione di aver insegnato ai giovani a passare le vacanze nel servizio ai più piccoli; di aver fatto vivere a tutti momenti stupendi di amicizia, allegria, disponibilità, attenzione agli altri; d'aver fatto cogliere la bellezza del creato, il valore dello sforzo e del sacrificio.
Dunque vale ancora la pena di spendere tempo, denaro ed energie con i ragazzi; stare tra loro come sacerdote che annuncia il Vangelo e ne fa fare l'esperienza. Un prete che vuol fare come Gesù, attirare a sé i ragazzi, non può che essere contento di questo suo lavoro. Certo, il campeggio è un momento non molto lungo di tutto un anno di vita, ma le basi poste lì possono far sorgere la volontà di impegno cristiano nelle varie situazioni della vita quotidiana. A Vigo crediamo che questo si realizzi per noi preti come per i ragazzi e i giovani. (don Renzo Salvi)
Le famiglie: vacanze che migliorano la vita
Arriviamo a Vigo, c'è una dura salita, una salita che ha anche il pregio di regalare alla nostra baita una pace veramente gustosa lasciando al paese sottostante il traffico e i rumori cittadini. In quest'angolo della Val di Fassa arriviamo a fare qualche giorno di ferie che già al primo contatto si preannunciano diverse.
Le persone cercano una intesa per superare le prime difficoltà, si trovano conoscenti ed amici e subito si ha l'impressione di vivere in modo diverso. Non è la solita pensione di sconosciuti dove un freddo buonanotte chiude la porta ai problemi altrui; sarà stato il vivere in comunità, il lavarsi insieme, il familiarizzare con i ragazzi e il giocare, che quasi ci è sembrato di ritornare giovani e disponibili e ci ha fatto scoprire di essere diversi e migliori.
In questo ambiente e con questa atmosfera, abbiamo organizzato belle camminate lungo le rampe del Ciampedie e le pinete circostanti. Le tranquille serate venivano riempite con tornei di briscola, spumeggianti partite a tombola e semplici sedute per parlare tra noi e di noi, per conoscerci meglio.
La cucina faceva fuoriuscire pizze succulenti, zucchini meravigliosi e altre golosità. Uno scivolo naturale era la gioia dei bambini e permetteva loro le più ampie sperimentazioni, come quella di scivolare sulla pancia, o quella di far capriole, il tutto in perfetta letizia e assoluta tranquillità. Le gite nei meravigliosi luoghi vicini e il gitone a Cortina hanno completato le nostre giornate. Questa stupenda vacanza si è mostrata vacanza anche nello spirito perché a Vigo noi abbiamo portato sola la parte migliore.
L'esperienza fatta è stata estremamente positiva e sarà ancor più valida se i contatti e un po' del modo di vivere di Vigo, ci accompagneranno nella vita di tutti i giorni. (Coniugi Bottioni)
1971: battuto il record di presenze
Il "Campeggio San Domenico Savio" (questo il nome della nostra comunità a Vigo) - svolto nell'estate 1971 dal 16 giugno al 1° settembre - in 5 turni ha ospitato 322 ragazzi e giovani, compresi dirigenti e personale.
I primi due turni sono stati dedicati ai ragazzi dai 9 ai 13 anni; il terzo ai giovani dai 14 ai 18 e oltre; nel quarto turno si è svolto un campo-scuola per giovani di Rapallo coi loro sacerdoti ed educatori; nel quinto ed ultimo si è tenuto il campo-scuola dell'Azione Cattolica Ragazzi (A. C. R.) della nostra Diocesi, durante il quale abbiamo avuto l'onore di ospitare per due volte il nostro Vescovo Mons. Enrico Manfredini. (don Giancarlo Conte)
Vigo attraverso 12 foto
A Vigo si fanno tantissime fotografie. Eccone alcune descritte per raccontare il turno dei giovani adulti.
Foto 1: Dolomiti. Montagne tra la roccia e distese verdi sotto un cielo blu quasi dimenticato.
Foto 2: Più di trenta giovani alla stessa "tavola" per brindare con l'acqua della fontana, ai giorni che seguiranno.
Foto 3: Tre chitarre e tante voci, qualcuno balla, sotto la luna e di fronte al'indimenticabile profilo del Cima Dodici.
Foto 4: Una corda piantata nella roccia, mani che vi si aggrappano per poter salire e mani che aiutano. In un angolo una marmotta osserva la scena.
Foto 5: Come nello studio televisivo di Telemike, trenta cervelli si spremono per trovare la risposta giusta a una domanda di Storia. Fuori piove.
Foto 6: Un rifugio da lontano. (Qualcuno pensa: "Finalmente! Non ce la faccio più a camminare… speriamo di fermarci! "). Se si guarda bene la foto si sente ancora il rumore della cascatella appena traversata.
Foto 7: Giovani che si abbracciano gioiosi in mezzo ad un campo di calcio in pendenza. Vicino la porta, la rete con il pallone in goal.
Foto 8: Una tenda in mezzo ad un prato verde. Un cartello vicino, con una scritta già scolorita dal sole e dalla pioggia, dice che è un luogo per incontrare il Signore. Sembra un luogo sicuro. (Lo sarà!)
Foto 9: Don Paolo con in mano un breviario e, in cerchio con lui, altri trenta giovani che ascoltano. Tutti in piedi sul prato, il sole è ancora basso e sullo sfondo una baita dal tetto rosso. Cieli così blu non si scordano.
Foto 10: Ragazzi accatastati come legna nella cosiddetta "pila" o "piramide" che cercano di smaltire salsicce, braciole, costine, würstel, peperoni…della grigliata appena consumata.
Foto 11: foto di gruppo. Volti un po' stanchi ma contenti, cotti dal sole e dal vento. Sullo sfondo la "casa bianca" dalle ante verdi.
Foto 12: Un paio si scarponi sul terrazzo di casa a prendere aria; rovinati parecchio rispetto alla partenza, la dicono lunga sulla strada percorsa e i paesaggi ammirati. Hanno portato a casa un cuore un po' più grande: un po' per la fatica, un po' per l'esperienza.
Peccato aver portato un rullino solo da dodici. Ma sappiamo bene che dentro di noi le foto sono più numerose e più vive! (Ivano Belforti)
Gli "educatori"
Le vacanze a Vigo sono caratterizzate dall'opera educativa che una decina di noi giovani (il "governo") svolgono nei confronti dei bambini e dei ragazzi. Molto importante è il fatto che noi "educatori"siamo già legati da profonda e antica amicizia; perciò il nostro compito è più facile.
Per preparare Vigo ci siamo spesso riuniti - da Pasqua in poi - per fissare le basi del lavoro alla luce della fede e della pedagogia cristiana di oggi. Innanzitutto abbiamo cercato di chiarire la nostra posizione rispetto ai ragazzi, proponendoci di essere estremamente leali verso di loro; cioè di considerarli "persone" - sia pure in via di maturazione - al centro della nostra attenzione. Siamo convinti che ogni proposta rivolta ai ragazzi deve mirare a liberarli dai loro difetti. Il clima di vacanza non deve far scadere la tensione educativa del nostro lavoro evitando di affidarci troppo allo spontaneismo. Abbiamo operato la scelta educativa dell'ACR (Azione Cattolica Ragazzi): quella dei piccoli gruppi.
Ogni sera noi educatori ci riuniamo per esaminare la giornata e programmare quella successiva. Oltre all'esame dell'attività pratica (gite, giochi, campi, ecc.) ci scambiamo impressioni ed esperienze vissute coi nostri ragazzi. Per la buona riuscita di Vigo determinante è l'estrema sincerità tra di noi e coi due preti che ci assistono: don Renzo, curato di S. Teresa, e don Giancarlo Su queste esperienze di Vigo si baserà successivamente il lavoro in parrocchia con il don. (Enrico Corti e Claudio Strozzi)
Per non perdere Vigo: il "miracolo Fondazione"
C'è un periodo (fine anni 80 e primi anni 90) in cui sembra proprio che Vigo dobbiamo lasciarlo. Primo: perché la Regione Trentino-Alto Adige col suo nuovo regolamento impone una serie di lavori per adattare la nostra casa come "casa per ferie" (lavori che non elenco per brevità ma che comportano la spesa di oltre 400 milioni di lire).
Secondo: muore il proprietario della casa e gli eredi decidono di venderla ad un prezzo per noi impossibile: più di mezzo miliardo delle vecchie lire.
I vecchi campeggisti - ma anche le famiglie dei nuovi - si danno subito da fare perché Vigo non vada perduto, con varie iniziative: serate di cori di montagna in cripta, cene benefiche, sottoscrizione su "Camminiamo Insieme" e un sondaggio tra i nostri parrocchiani che con oltre 400 risposte, per l'86% ci esortano a tener duro.
Non ce l'avremmo fatta da soli però (la sottoscrizione dei nostri amici per l'acquisto della casa fu di fatto impegnata per le spese dei grossi lavori di trasformazione della casa e la somma fu quasi sufficiente) se non fosse intervenuto l'amico e benefattore dott. Mazzocchi, allora presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Andato da lui per l'ennesima volta, in un giorno felice mi disse: "Vigo lo compriamo noi! ". Fu la salvezza! Ancor oggi ringraziamo la Provvidenza e la Fondazione che ci concede in uso gratuito la casa. In quei giorni sentiamo davvero la solidarietà e l'affetto di tanti: l'opinione pubblica piacentina, la Parrocchia, i campeggisti di altre città, gli "ex", esponenti della chiesa diocesana e vari altri.
I campeggisti non si sono dati pace; per mesi ed anni - prima della felice conclusione - è un susseguirsi di scritti incitanti "a non cedere", a conservare Vigo, perché l'esperienza dolomitica è stata determinante per la vita di fede di molti fra noi. "Salviamolo dunque questo Vigo! ". Di seguito qualche espressione in tal senso. (dgc)
"La casa di Vigo è soprattutto un patrimonio morale e spirituale, avendo ospitato migliaia di giovani piacentini di varie generazioni".
"Guarda don, che per noi Vigo è importante, ci ha fatto crescere, ci ha permesso di condividerci nella gioia per gli altri, di osservare con occhi diversi le montagne, gli alberi, di arrabbiarci e poi ritornare a sorridere; insomma un po' del nostro modo di fare e di essere si deve proprio alle vacanze passate sulle Dolomiti. Quindi, perché lasciare che finisca un'iniziativa così bella e utile? "
"Di bene Vigo ne ha fatto tanto: molti anni fa l'hai voluto per questo, e quel bene lo hai fatto anche tu; in fondo se hai fatto dei sacrifici, perché la casa diventasse più accogliente è proprio perché ciò ti sembrava importante come importante per te era viaggiare di notte in auto, incurante della neve o della nebbia, pur di svolgere a Piacenza le tue incombenze parrocchiali più urgenti e poi tornare subito da noi a Vigo, per non lasciare soli i tuoi ragazzi".
"Vigo non è solo una casa, un semplice campeggio! Vorrei parlare di dieci anni che rappresentano la metà dell'esperienza che ho vissuto (ho vent'anni). Momenti indimenticabili come le scalate fatte con qualche grande. Sembrava che sopra quelle rocce ci fosso custodito un segreto che soltanto noi potevamo svelare. Come dimenticare i falò, i canti nei rifugi, le serate con i nostri spettacoli, i nostri giochi, senza la televisione (ma a chi mancava?). Ricordo una gita genitori, quando una mamma non credente mi dice: "Solo voi, gente di Chiesa, sapete creare un clima come questo! ". (Gianluca Ziliani 1990)
La montagna è maestra
La montagna: cos'è la montagna? Perché attira tanto? E' bellezza, incanto, sogno, immagine della bellezza di Dio. E' maestosità, grandezza, potenza, che ci fa capire meglio l'infinità e l'onnipotenza del Creatore. Forse tutti lodano la montagna, ma non tutti sanno capire e - più ancora - accettare il linguaggio e l'insegnamento della montagna, linguaggio duro come la roccia di cui essa è fatta.
Il silenzio della montagna! Lontani da ogni chiasso artificiale, dal rumore monotono della vita in città, in montagna si gode un silenzio che ci porta davvero più vicini a Dio. Dal silenzio nasce il canto…dal silenzio sgorga facile la preghiera…dal silenzio viene l'incontro con Dio.
Sulle cime, accanto all'albero e alla sorgente, è facile, nella gioia della fraternità e nella piena libertà dello spirito, imparare la scienza del silenzio. Se la montagna e il campeggio ci avessero anche soltanto aiutato ad amare apprezzare e cercare il silenzio, avremmo già fatto un lungo passo verso il Signore.

di don GIANCARLO CONTE

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