Lunedì 24 Agosto 2009 - Libertà
S. Colombano, basilica dello Spirito
Nel nuovo numero dell'Archivum Bobiense studi di grande interesse
Un appello affinché la storia di Bobbio venga ricostruita scientificamente in tutti i suoi aspetti, senza limitarsi al pur fondamentale contributo del monastero fondato da San Colombano, e un monito perché durante i cantieri non si trascuri di segnalare e salvaguardare le vestigia archeologiche, che tante informazioni possono fornire sull'antico popolamento della Valtrebbia, arrivano dalle pagine dell'ultimo numero della trentennale rivista Archivum bobiense, dove lo storico Pierre Racine ribadisce come sia diventato ormai improrogabile giungere a una più completa conoscenza del passato della città.
Troppo poco si sa delle origini di quello che probabilmente si presentava come «un castrum in mezzo alla montagna e alla foresta», poiché Bobbio «non era propriamente un deserto quando vi giunse San Colombano», spiega Racine, portando all'attenzione, nei secoli successivi, il ruolo da approfondire del Comune bobbiense alleato della Lega lombarda contro l'imperatore Federico Barbarossa.
Intanto, il numero 30 del periodico diretto da Flavio G. Nuvolone e pubblicato dall'Associazione culturale Amici di "Archivum bobiense", con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, prosegue nell'affrontare alcuni capitoli della storia di Bobbio o di importanti personaggi legati a questa località. Come l'abate Gerberto d'Aurillac, futuro papa Silvestro II, di cui Nuvolone analizza gli epitaffi funebri redatti per il vescovo Adalberone di Reims e per il pontefice Gregorio V, prendendo in esame anche i riferimenti numerologici, espressione di una ben determinata concezione cosmologica.
Giovanni Ferrero riporta invece la documentazione con cui il cardinale Giorgio Fieschi, vescovo di Genova, quindi di Noli, Palestrina, Ostia e Velletri, ottenne nel 1452 il priorato di San Martino a Bobbio, insediamento monastico oggi in parte trasformato in azienda agrituristica. Valentina Alberici, sulla scorta delle iscrizioni bibliche lungo la navata maggiore della basilica di San Colombano, spiega i motivi per i quali questa chiesa può essere definita "Basilica dello Spirito".
Dall'età della Riforma si passa all'Ottocento con Gian Luigi Bruzzone che torna a parlare di San Colombano, ma utilizzando i discorsi che Sant'Antonio Maria Gianelli, alla guida della Diocesi di Bobbio dal 1838 al 1846, pronunciò alle feste patronali del 23 novembre 1838 e 1844, nonché in occasione della ricognizione delle reliquie il 3 settembre 1844.
Il testo di Giorgio Fiori sulla tragica fine di Francesco Daveri e Luigi Rigolli si basa su relazioni inedite rintracciate nel fondo della Guardia nazionale repubblicana all'Archivio di Stato di Piacenza per sostenere tesi sulle quali prende successivamente posizione anche Nuvolone, il quale tratta poi dell'attività di destabilizzazione degli alleati dai cieli dell'Appennino piacentino tra il 1944 e il ‘45. A sollecitarlo, i ricordi di Lucio Ceva sui bombardamenti di un fantomatico aereo ribattezzato Pippo, ritenuto tedesco, quando invece apparteneva alle forze alleate. In inglese i contributi di Mante Lenkaityte, sugli albori del monachesimo nelle Gallie confrontando il diverso rapporto con i cenobi orientali attraverso gli scritti di Sulpizio Severo e Giovanni Cassiano, e di Marco Zuccato, che prende spunto da due lettere di Gerberto d'Aurillac, datate rispettivamente 986 e 988, per accennare alla difficile temperie politica della Catalogna assediata dall'esercito del califfo di Cordoba agli ordini del leggendario Almanzor.
Infine, Maria Luisa Bressani dà conto dell'attività del Cdf, Centro di documentazione fotografica, attivo dal 1992 e ora - segnala Bressani - a rischio chiusura.
di ANNA ANSELMI