Giovedì 23 Luglio 2009 - Libertà
L'Angil dal Dom a suor Chiarina Grazio
La religiosa di monsignor Torta, in Etiopia dal 1971, ha fondato numerose missioni ed opere sociali
Nel 1984 era stata rapita per 55 giorni dai ribelli che combattevano per l'indipendenza dell'Eritrea
L'Angil dal Dom 2009 è stato assegnato a madre Chiarina Grazio, missionaria delle suore della Provvidenza per l'Infanzia, congregazione fondata da monsignor Francesco Torta.
Il prestigioso premio della Fondazione di Piacenza e Vigevano ancora una volta è andato ad una piacentina che da molti anni, dal 1971, opera fra i diseredati dell'Africa, in particolare dell'Etiopia, dove la religiosa ha contribuito alla realizzazione di strutture dedicate all'infanzia, alla salute ed alla formazione professionale.
Minuta, riservata ma con la fortezza degli umili, suor Chiarina ha fatto crescere come stelle le missioni, ora sono sette, e le opere sociali. La congregazione fondata per occuparsi dell'infanzia nel nostro paese, in Etiopia ha ampliato le sue attività occupandosi dell'istruzione attraverso l'apertura di numerose scuole materne e primarie (al momento frequentate da oltre 2500 giovanissimi); della sanità, sono tre attualmente le cliniche, dove vengono praticate sistematicamente le vaccinazioni, costruite in sperduti villaggi del nord e del sud del Paese; e della formazione professionale femminile. Inoltre l'istituto piacentino ha avviate iniziative di assistenza rivolte ad anziani, ciechi, malnutriti e lebbrosi.
Chiarina Grazio (al secolo Dina), è nata a Piacenza il 13 febbraio 1935; prima di quattro figli, è entrata nella congregazione a 21 anni ed è diventata suora perpetua il 26 aprile 1964. E' stata una vocazione adulta dopo un percorso di riflessione durante il quale aveva lavorato al maglificio Malerba. «Esperienza preziosa - ci aveva confidato lei stessa tempo fa - che mi sarebbe servita negli anni di missione».
A Debré Beheran (Monte della Luce), 120 chilometri a nord di Addis Abeba la capitale dell'Etiopia, la suora ha creato infatti un laboratorio di maglieria frequentato da molte ragazze che hanno così potuto apprendere una professione.
Nei primi anni di professione è stata insegnante di scuola materna nelle varie sedi italiane della congregazione, oltre a Piacenza anche a Casteggio e Cremona, nel 1971, quando il capitolo generale delle suore aveva deciso, nello spirito del fondatore, di aprire la missionarietà in Etiopia, era stata tra le prime consorelle ad essere inviata, l'11 dicembre 1971, in quel paese dove è rimasta ininterrottamente per 23 anni. E' rientrata a Piacenza nel 1994 in occasione dell'elezione, il 13 luglio, a superiora generale della congregazione, carica che ha rivestito fino a giugno 2006, nel settembre dello stesso anno è tornata nella sua amata Etiopia.
A lungo superiora in terra missionaria, il lavoro della religiosa si è espresso soprattutto a Debré Beheran, importante città lungo la strada internazionale che porta a Massaua, in Eritrea, e costruita dagli italiani negli anni della breve colonizzazione fra il 1935-40, è stata un punto di riferimento per gli imprenditori italiani che vivono in quel paese. In quella che ha sempre chiamato "la mia città", accanto al convento per la formazione religiosa, ha costruito la scuola materna frequentata da oltre 200 bambini e la primaria, fino alle sesta classe, che conta 500 alunni, inoltre il sindaco le ha affidato una scuola materna costruita da un'associazione tedesca, un segno di grande apprezzamento per il lavoro delle suore.
A lei si deve l'adozione di tanti bambini orfani da parte di famiglie italiane e piacentine, e centinaia di adozioni a distanza, questa è un'importante formula per contribuire allo studio dei bambini poveri.
Suor Grazio era salita alla ribalta della cronaca nell'aprile del 1984, perché vittima di un rapimento. Per 55 giorni era rimasta prigioniera dei guerriglieri tigrini che si battevano per l'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia: un'azione dimostrativa per presentarsi sulla sfera politica internazionale. «I miei 50 giorni di foresta», definisce il drammatico episodio, così racconta quei lunghi giorni: «Era la primavera della grande carestia causata dalla siccità, su richiesta delle autorità locali ero al campo per l'assistenza ai profughi sfollati dal nord, la zona più colpita dalla siccità, con me c'era una mia giovane suora, Hillina Linos, religiosi di altre nazionalità e volontari di organismi internazionali, improvvisamente una sera ci fu un attacco e alcuni di noi furono fatti prigionieri. Per settimane ci fecero marciare a piedi, o ci facevano viaggiare su uno sgangherato camion, per non essere individuati dall'esercito del presidente Menghistu, l'unica zona che riconobbi fu la valle dell'incenso e capii che andavamo verso il Sudan, dove poi ci liberarono. Il momento più terribile fu quando mi separarono da Suor Hillina, temetti che, essendo lei etiopica, l'avrebbero uccisa, fortunatamente fu liberata ma dopo di me».
Madre Chiarina è rientrata a Piacenza nell'aprile scorso per celebrare il 60esimo di professione, cerimonia alla quale non ha potuto partecipare a causa della malattia che la tiene ancora inchiodata a letto. Il premio sarà consegnato a settembre in occasione della festa patronale della Cattedrale.
Maria Vittoria Gazzola
mariavittoria.gazzola@liberta.it