Martedì 23 Novembre 2004 - Libertà
Bobbio capitale del monachesimo
Alla città della Valtrebbia è dedicato un servizio sul mensile di Avvenire "Luoghi dell'infinito". Sulle orme di S. Colombano: l'abbazia, i rilievi, i mosaici
E' Bobbio, la città di San Colombano, la meta scelta dai "Luoghi dell'infinito" di novembre - il mensile di itinerari, arte e società del quotidiano cattolico Avvenire - per arrivare a conoscere uno dei frutti più straordinari del monachesimo. Prima dell'arrivo dell'abate irlandese in Valtrebbia, quell'angolo di territorio era infatti una "landa selvaggia", trasformata dall'operosità dei seguaci di San Colombano in un borgo murato, polo di vita civile e culturale, circondato da territorio coltivato. Nelle pagine della rivista, Bobbio rivela scorci di paesaggio, ma soprattutto particolari della sua ricchezza artistica: dall'architettura della chiesa abbaziale (IX secolo) a quella della cattedrale (XI secolo); dai rilievi del sarcofago di San Colombano ai mosaici della cripta della basilica dedicata al santo fondatore; dalle pagine miniate dei codici agli affreschi. Un invito alla visita, corredato da utili note di viaggio, all'interno di un numero monografico sull'Europa monastica, dove Bobbio è presentato come prima tappa concreta e reale, dopo gli articoli generali sul tema "Monasteri d'Europa Sorgenti di civiltà". Il viaggio di San Colombano dall'Irlanda all'Inghilterra, poi in Bretagna, a Luxeuil, a Bregenz sul lago di Costanza e infine a Bobbio può ben assumersi come esempio delle relazioni e degli influssi continui tra le diverse aree del Vecchio Continente. Il cardinale gesuita Tomás Spidlík interviene sulla figura del capostipite del monachesimo, sant'Antonio abate, la cui vita è stata definita "manuale del vero umanesimo cristiano". Lo storico Franco Cardini si sofferma sul ruolo dei monasteri nella rinascita del continente europeo, tra il VI e il XII secolo, ma prima ancora ripercorre i primi passi del monachesimo cristiano, nell'Egitto del III secolo. Nato come pratica anacoretica, verso il 320 si trasforma da esperienza eremitica in comunitara, nella laura fondata da Pacomio della Tebaide. Il cenobitismo migrerà poi in Asia minore, in Siria, in Palestina fino a giungere in Occidente. Sull'accezione di quest'ultimo termine, Cardini precisa di far riferimento alla divisione amministrativa dell'Impero romano in pars Orientis e pars Occidentis. "Nessun riferimento, quindi, né all'Occidente come dimensione socio-culturale, che non prende forma nel mondo europeo prima del XVIII secolo, né all'oggi ormai - ohimè - abusato fantasma massmediale della cosiddetta "civiltà occidentale", espressione a torto ritenuta antichissima, mentre risale solo al titolo di un corso universitario inaugurato nel 1919 alla Columbia University di New York". Ciò premesso, l'arrivo a Roma di Atanasio nel IV secolo darà l'impulso iniziale al monachesimo occidentale, anche se le prime esperienze monastiche si svilupperanno poi soprattutto in Gallia e in Spagna. La dicotomia tra vita anacoretica e cenobitica trova successivamente un'efficace sintesi nel monachesimo irlandese tra VI e VII secolo, con il recupero inoltre "dell'antica dimensione orientale dell'erranza, per applicarla alla navigazione oceanica, alla ricerca di isole sperdute e di popoli lontani da convertire". In questo contesto si situa il decisivo rinnovamento del monachesimo franco, ad opera di San Colombano, morto a Bobbio il 23 novembre 615 e festeggiato oggi in tutta la diocesi piacentina, della quale è compatrono. Nella presentazione al recente volume "Bobbio nell'alto cuore del Medioevo", promosso dalla Fondazione di Piacenza e pubblicato da Edizioni Diabasis, lo storico fiorentino ribadiva l'importanza dell'apostolato itinerante di Colombano: "Era così che, di monastero in monastero, si andava estendendo - conclude Cardini - la rete connettiva di quel che sarebbe stata l'Europa".