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Giovedì 13 Agosto 2009 - Libertà

«In Africa per essere medici nuovi»

Parte domani per in Camerun, il dottor Ferri, con altri sette volontari tra cui una studentessa di Castelsangiovanni: «Restituiamo identità al paziente»

Il paziente messo al centro, la medicina vissuta non solo come professione ma come vocazione. Il rapporto tra medico e paziente come una relazione, un legame: non distacco professionale, ma amore, ascolto e attenzione reciproca. La professionalità di medici di casa nostra ritrova il suo senso in un ospedale nel cuore del Camerun, a Fontem, dove dagli anni ‘60 operano medici e infermieri della comunità di Focolari, movimento fondato da Chiara Lubich, che promuove un approccio alla vita evangelica a partire dal comandamento nuovo di Gesù, l'amore reciproco. A Fontem è stato costruito un ospedale come risposta alla richiesta di aiuto delle popolazioni locali a rischio di estinzione.
Della comunità dei Focolari fa parte da anni il dottor Eugenio Ferri, originario di Carpaneto, oggi medico chirurgo nell'unità operativa dell'ospedale di Fiorenzuola. Ferri, insieme ad altri sette volontari, partirà alla volta di Fontem domani. Starà laggiù tre settimane, per operare nell'ospedale nel cuore della foresta equatoriale. Il medico mette a disposizione tutte le sue ferie per questa esperienza. «La possibilità - dice - mi è fornita dal direttore della chirurgia aziendale, il dottor Marco Pisani, che ha sempre appoggiato l'iniziativa. Il viaggio (che serve per portare professionalità ma anche attrezzature mediche) ha ricevuto anche l'appoggio prezioso della Fondazione di Piacenza e Vigevano».
A novembre il medico metterà ancora a disposizione le sue ferie per raggiungere l'Africa. E sarà il suo decimo viaggio. Nelle esperienze più recenti, il medico ha portato con sé studenti di medicina delle Università di Pavia, Ancona e Parma. L'esperienza è stata vissuta anche da colleghi di Piacenza: la dottoressa Daniela Padrini, del laboratorio analisi, Maurizio Zaghis della Chirurgia, l'infermiera Damiana Muroni, i fisioterapisti Guglielmo Gobbi e Vita Maria De Tommasi.
Ora Ferri partirà nuovamente, con una studentessa di medicina all'università di Pavia: Giulia Bassani, di Castelsangiovanni che dice: «Penso sia possibile trovare un modo di essere medico differente: un modo in cui al paziente viene ridata identità, al di là della cartella clinica, dei dati, dei numeri. E' possibile anche ritrovare il senso di collaborazione fra coloro che lavorano per un medesimo scopo, per cui non esistano arrivismi o gerarchie tra i medici, ma ognuno può imparare qualcosa dall'altro».
«Essere in un contesto diverso da quello solito - fa osservare Ferri - ti permette di aprirti ad un'esperienza nuova, riscoprire aspetti della professione che forse rischiavi di trascurare». Ferri ci fa capire come gli studenti che partecipano a questi viaggi, non siano certo alla ricerca di un'esperienza esotica. «La vivono come un bisogno formativo. Sentono che l'Università questo aspetto non glielo insegna. E invece è il senso, il cuore della loro professione. Vengono perché desiderano condividere, stare vicino al prossimo».

Donata Meneghelli

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