Domenica 7 Giugno 2009 - Libertà
Integrazione: un problema che gli Inca
avevano già risolto sei secoli fa
Conferenza di juan nunez del prado
piacenza - Integrazione? Un problema di oggi che gli Inca avevano risolto già sei secoli fa. A sostenerlo è l'antropologo Juan Nunez Del Prado, protagonista di una conferenza all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. "La civiltà precolombiana e il sistema inclusivo Ica: un approccio spirituale per un nuovo modello culturale": questo il titolo dell'incontro, presentato da Lucia Tagliaferri e Roberto Sarti, presidenti rispettivamente delle associazioni culturali "Pallium" e Tawantin che hanno promosso l'evento.
Una civiltà vecchia di millenni che si sviluppa su città che sono santuari; non conosce la scrittura o la matematica astratta, eppure la comunicazione è perfetta; «è quel bacino culturale che occupa l'area andina 1500 anni prima di Cristo - spiega Del Prado - mentre il periodo Inca coincide sommariamente con lo sviluppo della civiltà romana». Dura poco l'impero, dal 1438 al 1532: eppure in meno di un secolo nasce una struttura efficiente, più grande di quella romana e con un sistema viario più ampio e costruito in qualche decina d'anni. Va avanti l'antropologo: «I cronisti spagnoli ed indigeni scrivono degli Inca e testimoniano dei dati sorprendenti. Un impero in cui non c'è fame, né povertà, ma è presente un avviato sistema di sicurezza sociale garantito da meccanismi statali»; uno stato che accumula cibi e vestiti ma non crea denaro, un sistema aristocratico e redistributivo in cui i beni non diventano tesori da conservare in eterno.
«Le civiltà andine non si sviluppano sull'idea di città-stato, ma su quella di uno stato-santuario - continua Del Prado - ad esercitare il potere sono dei re sacri, considerati essi stessi delle autentiche divinità». Cade allora la teoria così diffusa secondo cui i "conquistadores" dell'Europa del Cinquecento avessero esportato nel Nuovo Mondo la concezione di un dio metafisico. Nelle parole di Del Prado gli Inca sono «una civiltà austera in cui un sistema di famiglie integrate e strutturate costituisce le province e le regioni, unite in gruppi di quattro chiamati Tawantin Suiu; il lavoro non è concepito come una punizione, ma anzi è la stessa nobiltà incaica a partecipare alle mansioni agricole». C'è davvero tanto da imparare da queste antiche popolazioni sconvolte dalle conquiste europee: anche nel campo dell'integrazione. «Sulle Ande la diplomazia era il migliore strumento per incorporare le altre civiltà e la guerra l'ultima risorsa a cui attingere», conclude l'antropologo.
Betty Paraboschi